PRIMA PROVA ALLA MATURITA': COME SCEGLIERE LA TRACCIA
Data: Giovedì, 11 giugno 2009 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Lo studente di fronte alla prima prova: come scegliere la traccia

di Giuseppe Iannaccone*

La prima prova scritta dell'Esame di Stato presenta per il candidato già in partenza una difficoltà: quale delle diverse tipologie scegliere? Una opzione che, a prescindere dagli argomenti proposti, non può essere improvvisata e che presuppone precise competenze tecniche. L'autore ne offre qui una campionatura, evidenziando come la scelta iniziale costituisca il momento più delicato della prova.

L'analisi del testo: l'esercizio e la tecnica

Le tracce proposte all'esame di Stato sovvertono sempre previsioni e aspettative, vanificando approfondimenti e ripassi dell'ultim'ora. Tuttavia le differenze profonde che caratterizzano le diverse tipologie della prima prova richiedono un addestramento specifico: conoscerne le modalità e le tecniche vuol dire scansare il pericolo dell'inadeguatezza espressiva e dell'improvvisazione.

Anche se gli argomenti sono imprevedibili, lo studente allenato non si troverà impreparato. Certo, per ciò che concerne l'analisi del testo, la conoscenza dell'autore proposto è condizione essenziale: se essa non è sviluppata, inutile addentrarsi negli insidiosi meandri dell'interpretazione. In caso contrario, il corredo della griglia di analisi può rivelarsi utile per contestualizzare lo scritto in relazione all'autore, al panorama culturale, al genere. Perciò si legga il brano con attenzione nella sua interezza, si sottolineino i passaggi più rilevanti, ma soprattutto non si perdano mai di vista le richieste, che vanno considerate come un aiuto, non come una minaccia.

A ben vedere, esse possono offrire una sorta di guida alla composizione, una pista guidata grazie alla quale lo studente può allestire una scaletta preziosa per poi strutturare l'elaborato definitivo. Beninteso, analizzare un testo non equivale a rispondere a un questionario: ciò significa che le domande che lo avvieranno nella sua redazione dovranno avere soluzioni coerenti tra loro, al fine di garantire un'interpretazione globale e soprattutto un discorso unitario.

L'analisi, certo, non potrà prescindere dal contenuto, dall'osservazione minuziosa delle sue caratteristiche linguistiche e retoriche, ma guai a isolare la lettura testuale in un autoreferenziale esercizio di critica stilistica. La componente formale è essenziale: specie se lo studente si trova dinanzi a un brano poetico, non potrà non soffermarsi sui vari livelli (da quello lessicale a quello sintattico, da quello retorico a quello fonetico fino a quello metrico-ritmico), ma il significato letterale dell'opera deve andare a braccetto con la messa a fuoco delle sue tematiche che sarà bene ampliare con adeguata padronanza. Idem per un testo narrativo o teatrale: nel primo caso, non andranno tralasciati gli aspetti narratologici (distinzione tra fabula a intreccio, tra narratore interno o esterno, riconoscimento del punto di vista, descrizione dello spazio e del tempo della narrazione, esame dei personaggi, forma del discorso ecc.); nel secondo, quelli che riguardano la costruzione vera e propria del testo (classificazione delle battute in dialoghi, monologhi, soliloqui; verifica delle unità aristoteliche, esame delle didascalie ecc.), senza tuttavia trascurare l'approfondimento interpretativo. Anche se non specificamente suggerito, in tutti i casi un'indagine intertestuale è assai consigliabile: mettere in relazione il testo in esame con altri (dello stesso autore, di autori a lui contemporanei o con altri, di diverse epoche, che appartengano allo stesso genere letterario e che presentino congruenze di qualsiasi natura) significa mostrare capacità di orientamento critico e uno sguardo analitico non settario. Prima, però, occorre evitare sciatterie e approssimazioni davanti allo scoglio iniziale, spesso sottovalutato dagli studenti e causa di inopinate scivolate. Mi riferisco alla parafrasi, la quale dovrà ispirare non uno stravolgimento del testo, né una semplice rivisitazione operata magari con la sostituzione di qualche parola o verbo "difficile" con un suo più comune sinonimo (operazione che, di solito e a ragione, irrita gli esaminatori), ma una ri-scrittura che sappia, rimanendo aderente al significato del testo di partenza, stabilire l'ordine logico del discorso, che la poesia spesso complica o sovverte.

Per il resto dell'esposizione, meglio evitare eccessi di fantasia o esuberanze, per così dire, stravaganti: l'oggettività, in questi casi, viene apprezzata più della creatività, la componente informativa è assai importante, le valutazioni personali siano formulate con sobria impersonalità e il registro complessivo non risenta di concessioni alle semplificazioni del linguaggio giornalistico, ma tenda a essere sostenuto, preciso, perfino tecnico.

La scrittura documentata: il rigore del saggio breve

Anche la scrittura del saggio breve conosce vincoli precisi. Anzi, i documenti che il candidato trova raccolti lo costringeranno a un lavoro di montaggio ancora più razionale, in cui siano fusi i contenuti proposti e le conoscenze specifiche. Una raccomandazione tra tutte: il saggio non è un riassunto. Certo, i materiali forniti vanno utilizzati con attenzione e talvolta citati (tra virgolette, e con la precisa indicazione bibliografica), ma al fine di presentare, argomentandola, una propria tesi, supportata dalla trattazione adeguata della questione in esame. A seconda dell'approccio che il candidato vuole avere, suggerisca una destinazione editoriale coerente: sarebbe autolesionistico (e farebbe sorgere dubbi sulla capacità autocritica dello studente) prevedere la pubblicazione su una rivista specialistica di uno scritto che abbia per lo più un carattere compilativo. Perciò, si tenga conto delle proprie forze e (cosa importante) si adegui la modalità espressiva alla sede editoriale prescelta: un giornale scolastico o una pagina di un sito Internet (tanto per fare un esempio) sarebbero destinazioni certamente meno impegnative e dal pubblico meno selezionato di una pubblicazione di atti di un convegno. Inoltre, per favorire la stesura e articolarla in modo organico, consiglio, prima, di elaborare una scaletta tematica e, poi, di dividere il saggio in paragrafi e solo alla fine formulare un titolo adatto a riassumere o presentare il contenuto: servendosi magari di una citazione o di una frase nominale e rendendolo accattivante con una domanda o un'esclamazione.

Non ci si improvvisa giornalisti

L'altra modalità della tipologia B della prima prova, quella dell'articolo di giornale, richiede invece caratteristiche e attitudini particolari: che si propenda per una scrittura informativa o per una di commento, il candidato deve comunque avere la consapevolezza di scrivere di un evento recente, connesso a una situazione culturale (una mostra, un convegno, un anniversario), a un'intervista immaginaria o a una recensione. In questo caso, il primo obiettivo è la chiarezza: quindi costruzioni paratattiche, frasi lineari, lessico senza ricercatezze, aggettivazione non ridondante, uso di metafore. Una modalità, attenzione però, che a fronte della sua apparente semplicità, prevede proprio la conoscenza appropriata di un registro specifico: improvvisare è fuori luogo. Si cimenti cioè con questa modalità chi si è allenato, e non poco, e ne conosce le insidie e le possibilità.

L'ancora di salvezza della tradizione: il tema

Infine, il tema tradizionale. Spesso lo si considera come una specie di ultima spiaggia e, al tempo stesso, un porto di cui si conoscono gli anfratti: la sua natura scolastica lo fa estraneo a formule canoniche prestabilite. È vero: le tracce consistono molto spesso in affermazioni generiche, domande o constatazioni che possono essere esaminate e affrontate con libertà e senza il recinto di una struttura. Tuttavia non basta avere qualcosa da dire. Né è sufficiente evitare lo spauracchio di generazioni di studenti (andare "fuori tema", appunto). Sia per il tema di argomento storico che per quello di ordine generale, occorre competenza unita alla correttezza e alla creatività dell'esposizione. La capacità di scrittura, insomma, assume quella centralità che le ha sempre assegnato la nostra tradizione scolastica.

Infine, un consiglio che, se trascurato, può compromettere la valutazione del testo, quale che sia la modalità scelta: occhio all'ortografia (l'uso del vocabolario, se si è incerti sull'esatta trascrizione di una parola, può far perdere qualche secondo, ma immunizza da incidenti spesso penalizzati con dura – ma opportuna – severità) e alla correttezza della forma. E, anche se può apparire anacronistico, sia messa la massima cura alla presentazione: per quanto susciti imbarazzo ammetterlo, un candidato può aver svolto un lavoro esemplare, ma se lo confeziona male (con calligrafia poco chiara, con un disordine grafico che denuncia trascuratezza), non ha offerto ai commissari un buon biglietto da visita.

*Docente di letteratura italiana contemporanea presso l'Università degli Studi "Roma Tre"; docente di italiano e latino presso il liceo "F. Enriques" di Roma.







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