Settimana di studio sulla lingua e cultura italiana e russa (di Giuseppe Iannello)
Data: Venerdì, 12 marzo 2004 ore 00:04:39 CET
Argomento: Opinioni


La settimana della cultura russa nelle scuole italiane


Sorprende piacevolmente. Una settimana di studio della cultura russa nelle scuole italiane, proposta direttamente dal Ministero dell’Istruzione. Non c’è niente di simile per le altre lingue (inglese, francese, tedesco, spagnolo), che hanno comunque moltissimi altri spazi e opportunità. L’attenzione alla Russia sembra un primo passo verso una sorte di riequilibrio delle conoscenze e della formazione del giovane europeo.

La settimana avrà luogo tra il 15 e il 21 di marzo 2004 in tutte le scuole che avranno aderito all’appello trasmesso ad inizio anno scolastico. Contemporaneamente nelle scuole russe dovrebbe svolgersi la settimana della lingua e della cultura italiana. L’obiettivo dichiarato: quello della reciproca conoscenza. Obiettivo semplice, ma tutt’altro che scontato, soprattutto da parte italiana.
Se in Russia non è raro imbattersi in una vera e propria ammirazione, che si trasforma spesso in conoscenze precise, della storia culturale e artistica italiana, nel nostro Paese ben poco, al di fuori della cerchia ristretta di intellettuali e di amatori, si sa della storia culturale della Russia.

Ma c’è qualcosa di più radicato e radicale che rende questa settimana quanto mai significativa. E riguarda l’uomo occidentale nel suo complesso. La sua educazione e formazione avviene secondo una prospettiva euro/usa centrica, tutto il resto e cioè i quattro quinti del pianeta, fanno da contorno. La Russia, se pur in molta sua parte europea, è stata sempre considerata ai margini, ai confini dell’Europa e comunque troppo estesa per poter essere considerata co-protagonista della costruzione della civiltà moderna.

Questo non significa che alla Russia non si sia guardato e si guardi con interesse, ma il rischio è che lo si faccia in maniera del tutto funzionale. Non si disconoscono i prodotti della sua letteratura, della sua arte, del suo pensiero, ma vengono accolti a prescindere dalla terra, dalla storia che li ha generati. Con essi arricchiamo le nostre anime e rendiamo più sensibili le nostre menti, ma il più delle volte tutto finisce qua. Non ci mettiamo in discussione. Invece l’enorme patrimonio culturale della Russia (come quello di tutte le civiltà al di là dei confini “occidentali”) ci è indispensabile per sviluppare modelli di vita sociale e di civiltà che non siano autoreferenziali, ma sappiano confrontarsi e avvalersi di altre “storie” di civilizzazione.

Proporre nelle scuole queste altre “storie” può essere l’inizio della fine di una monocultura che di fatto non suscita altra cultura, se non la copia di se stessa e disaffeziona alla ricerca e alla partecipazione attiva. Una vera e propria terapia contro la noia incombente della globalizzazione a senso unico.

Giuseppe Iannello
igiuseppe@tin.it







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