Il collasso e gli ignari colpevoli
Data: Domenica, 31 maggio 2009 ore 19:59:52 CEST
Argomento: Opinioni


Quando si è al collasso, la colpa è sempre di qualcun altro: dei docenti che sono troppi e fannulloni, dei precari che devono cambiare lavoro a 40/50 anni, dei bidelli che sono più dei carabinieri, ora dei dirigenti scolastici che sono politicizzati;  insomma quando il potere è alle strette, si inventa nemici, ostacoli da rimuovere, capri espiatori, il classico “rematore contro”. La verità è che oggi, ma dal prossimo settembre sarà più evidente,  tutte le scuole sono/saranno strutture sempre più povere, fragili e ingestibili. E’  in atto una vergognosa caccia al colpevole, una caccia alle streghe; mentre il colpevole è  solo il Governo, una struttura che si sottrae al dialogo e che  legifera, sostituendosi al Parlamento,  con l’unico scopo di tagliare, dismettere, ridurre, chiudere . E’ vero, tutto è cominciato da tempo, da lontano,  ma l’atto iniziale recente  di questa dismissione della scuola statale è stata  la decisone della scorsa estate del governo del centrodestra di tagliare  l’istruzione per una cifra di 8 miliardi. E’ in questi casi una categoria, chi nella scuola lavora, dovrebbe trovare per la  prima volta la sua unità, contro la dismissione di un bene pubblico, di una gloriosa istituzione del Paese che dal 1861 ad oggi, nel bene e nel male, ha unificato il paese. E’ in questa opposizione che non è solo salvaguardia di posti di lavoro, i lavoratori della scuola  si dovrebbero sentire uniti non solo come lavoratori ma anche come cittadini, genitori, chiamando a raccolta la società civile. Oggi c’è bisogno di una grande forza organizzativa di una “ categoria allargata” che non può ridursi ai soli insegnanti, ne sentiamo più che mai il bisogno e le varie componenti della scuola in questo momento devono necessariamente trovare la loro unità e se non bastano gli scioperi,  e con questo governo non bastano, bisogna trovare altro. Forse in questo momento sentiamo la limitazione di certe logiche verticistiche con cui si sono organizzate le scuole in questi anni, dividendo i dirigenti dai docenti, i docenti tra loro, frazionando il personale, creando ad arte conflittualità nelle scuole intorno alla spartizione dei fondi d’Istituto. Quella neofeudalizzazione che è oggi diventata l’autonomia scolastica  rende più difficile la pur necessaria costruzione di un dissenso condiviso, critico, tangibile, permanente. Libero Tassella

 







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