Linux, aggiornamenti critici? Con Ksplice niente reboot
Data: Luned́, 25 maggio 2009 ore 12:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


“È necessario riavviare il computer”. Parole che stimolano piagnucoliied esclamazioni a volte irripetibili, non solo nel mondo Windows ma, daqualche tempo a questa parte, anche nel mondo Linux, come ben sanno gliutilizzatori. Qualcuno ha raccolto queste rimostranze, progettando unsistema che di tale necessità ha deciso di farne polpette.

Il suo nome è Ksplice e Jeff Arnold, il personaggio che l’ha concepito, è il cofondatore dell’omonima azienda.Lo ha partorito mentre era laureando al Massachusetts Institute ofTechnology (MIT). Anche l’autore lo odiava tanto, proprio perché fasomigliare maledettamente Linux a Windows e questo, ai pinguini, proprio non va a genio. C’è riuscito così bene da vincere 100mila dollari di gran premio messi in palio per la gara di imprenditoria indetta periodicamente dall’Ateneo.

Dal faceto al serio, oltre al proprio laptop personale occorre pensare anche alle pressanti necessità di un ambiente di produzione: i server email di un provider sono l’esempio più calzante. Hanno bisogno di essere aggiornati all’ultimo minuto per difendersi al meglio dalle ondate di spam, pur avendo la contemporanea necessità - se possibile - di non dover eseguire un riavvio, al fine di restare raggiungibili per i relativi client.

Ma per installare un aggiornamento durante il funzionamento del sistema operativo, spiega Technology Review, una patch deve essere progettata per non interferire in alcun modo con le operazioni in corso. Un obbiettivo difficoltoso e delicato, che Ksplice affronta lavorando ad un diverso livello dell’architettura. La maggior parte delle tecniche di aggiornamento, racconta la rivista, impiegano lo stesso linguaggio di programmazione usato per il sistema operativo, che vengono poi traslate nel corrispondente linguaggio assembly, comprensibile dalla CPU. Ksplice agisce analizzando tali cambiamenti in una sorta di ambiente virtuale: prende nota di tutti i cambiamenti che verrebbero fatti, quindi passa ad implementarli direttamente nel linguaggio di basso livello.

I test condotti dal MIT dal 2005 al 2008 su alcuni dei propri stessi server hanno dimostrato che, nell’88 per cento dei casi, l’impiego di Ksplice ha avuto successo nell’installare aggiornamenti di sicurezza senza richiedere alcun reboot.

Gli autori, per una novità così di rilievo, al momento non pensano di rilasciarla al mondo Open Source. Hanno piuttosto in programma di offrire in licenza la tecnologia direttamente ai produttori di software. Waseem Daher, cofondatore e chief operating officer (COO) dell’azienda, spiega che Ksplice verrà offerto come servizio in abbonamento, per convertire le patch per i propri clienti in modo che queste non richiedano l’odiato riavvio.

La rivista del MIT ha indagato presso alcuni esperti: i pareri sono tutti abbastanza entusiasti. Michael Hicks, professore associato di informatica presso l’Università del Maryland, sostiene che un sistema in grado di aggiornare senza riavviare avrebbe un impatto di grande rilievo, ma aggiunge che la sfida sta proprio nel farlo bene: “Il vero punto focale del live updating è fare in modo che il sistema operativo continui a girare correttamente”, spiega. “Se l’applicazione di una patch dovesse farlo andare in crash o renderlo instabile, non solo non staremmo meglio ma, anzi, staremmo potenzialmente peggio di prima”.

Dunque, una promessa notevole che non mancherà di suscitare interesse proprio in quelle realtà dove un reboot può significare perdita di presenza online, con conseguenze economiche spesso superiori al costo di una licenza.







Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-15697.html