LA PROF, CARLO MAGNO…E VAFFAN...!
Signori miei, ormai è certo. Da mille e mille notizie che ci giungono ogni giorno dagli istituti di tutta Italia, è assiomatico: la scuola è una guerra. Una guerra continua, incessante, a volte anche subdola, fredda, ma logora, logora. Corrode, corrode. Intacca pian piano i centri nervosi, ti sconvolge la mente, ti porta dinanzi agli eventi più imprevisti, più inusitati di questo mondo.
Anche quando stai lì, ignara, a spiegare, ti può succedere di tutto. Non puoi rilassarti , non puoi goderti un argomento che ti piace, dico a te, magari non agli alunni; perché, zac, eccoti la sorpresina, eccoti il fulmine a ciel sereno che ti coglie impreparato.
Dunque una bella mattina in classe stai spiegando Carlo Magno. Sì proprio lui, l’imperatore itinerante, quello peripatetico, che faceva una vita errabonda e disagiata, viaggiava come un pellegrino povero, su un semplice carro tirato da buoi e non sapeva leggere e scrivere. Già, un genio della politica e della guerra che non riuscì mai a conquistare l’alfabeto. Personaggio affascinante, no? Per non parlare del fatto che aveva un grande amore, ma proprio amore amore: un elefante di nome Abdùl Abbàs, mandatogli in dono dal califfo di Bagdad. Insomma vi state scialando con questa spiegazione, i ragazzi sembrano seguirvi, quando qualcuno bussa alla porta.
Fissate l’uscio, mentre soggiungete un bell’”Avanti!” e vi vedete davanti un alunno che non conoscete, di un’altra classe, che non ha mai avuto nulla a che vedere con voi. Si staglia netto sulla soglia e vi fissa. Che vorrà? Porterà un messaggio di un collega, vorrà parlare con qualche alunno, ma perché mi fissa così? Boh, certo che è una situazione ben strana, non guarda la classe, è concentrato su di voi. Poi esclama: “Vaffanculo!”. Chiude la porta di botto, quasi di schianto, e scappa via.
Fine della lezione su Carlo Magno. Mi hanno detto un bel vaffanculo senza motivo, pensate. Siete annichilita. Vorreste correre per raggiungerlo, ma le membra non obbediscono alla mente. Vaffanculo. Anche questo. In questa bella guerra chiamata con l’antico nome di scuola…
SILVANA LA PORTA
