''MA A CHI IMPORTA DEI PRECARI DELLA SCUOLA?''
Data: Marted́, 19 maggio 2009 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


CRONACA DI UN DISASTRO ANNUNCIATO


Siamo due precarie della scuola della provincia regionale di Ragusa e scriviamo per lanciare l’ennesimo grido di disperazione.

La nostra Crisi è iniziata i primi di Settembre 2008 quando eravamo già disoccupate, poiché molti incarichi non sono stati riconfermati.

Lo sgomento è aumentato con l’approvazione, dei decreti 133 e 137 oggi Leggi, la cosiddetta "riforma" Gelmini. Che detta "riforma" sia stata solo una manovra finanziaria il cui scopo è il recupero di 8 miliardi di euro che occorrono per le più svariate “necessità” (dalla cordata Alitalia al ponte sullo stretto) è ormai palese a tutti.

Ciò che è poco chiaro è lo scenario che si prospetta a partire dal prossimo anno scolastico. Punti nevralgici della riforma–manovra, sono, nella scuola primaria, la diminuzione del tempo scuola e il ritorno del maestro unico che sostituirà la pluralità docente (3 insegnanti che operano su 2 classi). In pratica, il maestro tuttologo dovrà avere competenze linguistiche, logico-matematiche, antropologiche e di lingua inglese, ma non quelle di religione cattolica, perché, per chi non lo sapesse, alle elementari si spiegano le encicliche! Il maestro unico verrà infatti affiancato da un solo specialista, il docente di religione cattolica (intoccabile, peraltro insegnante di una materia facoltativa …. altra casta, altra contraddizione dello Stato Italiano).

Scatta la mobilitazione di genitori e insegnanti del centro-nord, con l’occupazione persino delle scuole per difendere il modulo e il tempo pieno, mentre al sud si sonnecchia e si osanna al risparmio. Si va allo sciopero del 30 Ottobre 2008: l’80% delle scuole rimangono chiuse, in massa i docenti aderiscono, un milione di persone, arrivato da nord a sud, sfila in corteo a Roma.

La Lega subito recepisce e prima dell’approvazione del decreto Gelmini, pone i suoi paletti: via libera al Maestro unico, ma riconfermato il tempo pieno (2 insegnanti che agiscono nella stessa classe per un tempo scuola di 40 ore settimanali) laddove è avviato, in pratica nel 90% delle scuole della Lombardia, del Veneto e del Piemonte. Nelle altre regioni sarà incrementato solo dell’11%, organico permettendo. In tal modo la Lega riconferma il suo legame con il territorio che reclama una qualità formativa superiore, garantita dal tempo pieno e dalla pluralità docente e nel contempo salva posti di lavoro.

Che sciocchi i padani! Non hanno capito ”l’evoluzione” che avverrà al Sud con il ritorno del nostalgico maestro unico.

Appare evidente che il risparmio così ottenuto, sarà pagato dal SUD, sempre e ancora il SUD.

Eppure al Parlamento nazionale molti deputati della maggioranza sono siciliani che da sempre si sono distinti per l’alto senso etico che hanno della politica (la Sicilia infatti sfiora le più alte vette delle classifiche nazionali in tutti i settori, in negativo si intende). Non possiamo dunque credere che abbiano dimenticato il bacino elettorale a cui hanno attinto, né che non vogliano difendere il loro territorio, né che non abbiano a cuore la formazione delle nuove generazioni, diciamo che forse hanno poca voce in capitolo e che sono stati male informati.

Ricordiamo che a Ottobre, in una intervista su TFN, una rete nissena, un noto parlamentare nazionale locale, l'on. Pagano, esponente del PDL, ha dichiarato che il maestro prevalente (non unico, che è tutt’altra cosa) avrebbe agito solo nel primo biennio della scuola primaria, perché è importante dare ”un punto di riferimento“ ai piccoli. A distanza di sette mesi, siamo ancora alla ricerca del pedagogista che ha ispirato questo ritornello, cantato su tutte le reti nazionali e in tutte le salse, dai parlamentari della maggioranza, compreso il ministro Gelmini. Ma appunto il nostro deputato era stato mal informato … al contrario dei colleghi leghisti!

Risultato? 5.000 esuberi nella sola Sicilia, per il solo comparto scuola primaria, cifre simili per altri gradi di scuola e per il personale ATA. Gli insegnanti di ruolo perdenti posto saranno messi in mobilità, nessuno scampo per i precari.

Ad ogni modo, siamo certi che i nostri deputati nazionali siciliani si attiveranno per difendere la formazione delle nuove generazioni della loro regione affinchè il divario economico tra nord e sud non diventi anche socio-culturale, a costo di rinunciare alla propria poltrona che ormai non si capisce più di che colore sia diventata (forse verde–padano?).

Attualmente, però, la situazione per noi precari ragusani, nisseni, siciliani e in generale meridionali, con le nostre tante abilitazioni conseguite dopo altrettanti concorsi, con il nostro migrare da una scuola all’altra, è gravissima: disoccupati con nessun ammortizzatore sociale, nonostante il nostro decennio e oltre di servizio reso allo Stato ed è utopistico cercare un altro lavoro in una delle province con uno dei più alti tassi di disoccupazione.

Flebile speranza era l’aggiornamento delle graduatorie, si sperava nel trasferimento in altra provincia, magari in quelle del Nord. Il decreto, ormai chiamato antimeridionale, è stato pubblicato il 10 aprile 2009 e prevede sì il trasferimento nelle altre province ma ”in coda”, saremo cioè trasferiti, malgrado i punteggi altissimi maturati con titoli culturali e servizio, in coda alla graduatoria della provincia in cui si chiede il trasferimento, dopo l’ultimo pivellino arrivato. Evviva la tanto declamata meritocrazia! Cito testualmente il decreto: ”… ciò è motivato dalla necessità di tutelare coloro che sono già inseriti nella graduatoria provinciale al fine di esaurirla in tempi brevi, in vista del nuovo sistema di reclutamento previsto dopo il 2011”. La tutela è rivolta agli insegnanti del Nord poiché le graduatorie al Sud non si esauriranno in un biennio, dato l’esubero dei docenti di ruolo! Altra beffa.

Siamo alla vigilia di un altro federalismo, quello del reclutamento del personale pubblico.

Le nostre speranze si sono volatilizzate, così come i nostri anni di servizio e di sacrifici .I precari del Sud verranno ancora una volta penalizzati, nonostante vi sia stata la sentenza del 6 Novembre 2008 del TAR del Lazio e il parere del Consiglio di Stato che dichiarano incostituzionale la non mobilità dei lavoratori su tutto il territorio nazionale.

Ma a chi importa dei precari della scuola? A chi importa di una parte di generazione (abbiamo un’età che varia dai 40 ai 50 anni) che è voluta rimanere nella propria terra, che ha studiato, faticato, che si è illusa che così facendo avrebbe ottenuto un lavoro, a chi importa … ? Qui basta anche una semplice terza media e con “un po’ di fortuna“ ti ritrovi dietro la scrivania di qualche ente locale, rinnovo di contratto con cadenza puntuale, a pseudo tempo determinato, senza mai aver superato un concorso, una selezione, in barba alla legge Brunetta che prevede l’assunzione dei precari negli enti locali tramite concorso. Così i giovani laureati vanno via e qui si ingrassa Beata Ignoranza, il tutto avvolto in una spirale di indifferenza e rassegnazione. Ma siamo in Sicilia …

E’ il silenzio che ci ferisce, il silenzio di una intera provincia, di una intera regione … siamo appunto l’esercito degli invisibili.






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