Catania: La scienza fra etica e moralità, Umberto Orsini e Giuliana Lojodice ospiti marted́ ai Benedettini
Data: Luned́, 04 maggio 2009 ore 15:05:37 CEST
Argomento: Eventi


Grandi protagonisti e grandi temi

continuano ad animare «Doppia scena

», il ciclo di approfondimenti realizzati

dal Teatro Stabile di Catania e dalla

Facoltà di Lettere e Filosofia, nell’ambito

del Protocollo d’intesa firmato

tra l’ente teatrale e l’Università

etnea.

Il prossimo appuntamento è stato

fissato per martedì 5 maggio, alle ore

11 nel Coro di notte del Monastero

dei Benedettini. Sarà il direttore dello

«Tsc» Giuseppe Dipasquale ad introdurre

gli attori Umberto Orsini e Giuliana

Lojodice, nomi di assoluto spicco

nel panorama teatrale, invitati a

parlare di Copenaghen, il dramma di

Michael Frayn di cui sono coprotagonisti

insieme a Massimo Popolizio,

per la regia di Mauro Avogadro. Tante

le sollecitazioni di un testo che ruota

intorno alla problematiche commesse

al tema della moralità della scienza.

Lo spettacolo, ospite del cartellone

dello Stabile, è in programmazione

all’Ambasciatori dal 28 aprile al 10

maggio.

L’interessante conversazione, aperta

agli studenti ma anche agli appassionati,

sarà introdotta da due rinomati

docenti dell’ateneo, Antonio Di

Grado, ordinario di Letteratura italiana,

e Renato Pucci, ordinario di Fisica

e Astronomia nella Facoltà di Scienze

matematiche, fisiche, naturali e pastpreside

della stessa. Interverrà inoltre

il docente Ezio Donato, responsabile

dei rapporti tra lo Stabile e l’ateneo,

nonché direttore della Scuola d’arte

drammatica del teatro, intitolata ad

«Umberto Spadaro».

Da sempre, ma specialmente negli

ultimi cento anni, è emerso forte il

problema relativo a libertà e limiti

nell’applicazione delle scoperte,

emergenza che implica un’analisi dei

rapporti tra potere politico e scienza.

Questa la tematica da cui prende forma

Copenaghen, capolavoro di uno

dei maggiori autori contemporanei,

qui attento in particolare all’impiego

bellico della bomba atomica nel secondo

conflitto mondiale. Evento che

ha indubbiamente segnato uno dei

massimi peccati dell’umanità contro

se stessa e la propria ragione.

La vicenda è ambientata nel settembre

1941 nella capitale nordeuropea

occupata dai nazisti. Qui avviene

l’incontro tra il tedesco Werner

Heisenberg, inventore del principio

di indeterminazione, con Niels Bohr,

danese e mezzo ebreo, suo maestro,

fondatore negli anni ’10 della fisica

atomica. Ex compagni di ricerche, sono

costretti dalla guerra a guardarsi

con sospetto, imprigionati in un labirinto

di domande che stentano a trovare

risposta. Una storia vera ricostruita

dopo la scomparsa di entrambi,

che Frayn affida ai rispettivi fantasmi:

a loro tocca offrire una serie di

successive versioni contraddittorie di

uno storico incontro, misteriosamente

velato da fatali sottintesi. Un formidabile

duello verbale tra i due fisici, un

thriller scientifico-politico, che con

l’ingresso di un altro personaggio,

moglie di Bohr, si allarga ad una disputa

etica a tre voci.

Le angoscianti riflessioni, alla vigilia

del primo devastante uso dell’atomica,

procedono con implacabilità storica,

tensione umana e congetture

scientifiche. Una sorta di arena processuale,

un incontro-scontro di cui

non conosceremo mai l’assoluta e oggettiva

verità.

 

da La sicilia







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