Il prof in prestito affonda i conti della scuola
Data: Venerdì, 01 maggio 2009 ore 00:00:00 CEST
Argomento: Comunicati


Docenti e bidelli trasferiti negli uffici pubblici. Gli istituti costretti ad assumere i supplenti
FLAVIA AMABILE
ROMA
Che cosa accade in un ufficio scolastico regionale o provinciale quando manca qualcuno? Si chiedono in prestito professori, dirigenti e bidelli alle scuole. I prestiti durano un anno, due, tre anni. E nelle scuole vanno i supplenti. Non si assume da tempo nella pubblica amministrazione, non si vuole aggravare la già compromessa situazione delle finanze pubbliche ma nella pratica si finisce per spendere anche di più. La questione è all’esame della Corte dei Conti, la denuncia è dello scorso agosto, a ottobre è stata affidata al giudice Pasquale Principato che deve verificare se ci sia «danno all’erario visto che sottrarre personale dalle istituzioni scolastiche comporta la necessità di predisporre da parte dei Dirigenti scolastici le opportune sostituzioni», come è scritto nell’esposto arrivato alla Corte dei Conti. Forse lo Stato potrà rispondere che, tutto sommato, si tratta di un risparmio perché pagare un supplente in più costa di meno che pagare un dipendente pubblico di ministero in più, ma chissà in quale voce contabile va inserito allora l’impoverimento qualitativo delle scuole costrette a rinunciare al personale di ruolo e andare avanti con i supplenti.

La denuncia si riferisce a un caso in particolare: un distacco di «75 unità di personale Ata» chiesto lo scorso 22 luglio dall’Ufficio regionale dell’Emilia Romagna. A far riferimento all’ufficio emiliano sono in totale circa 400 dipendenti: così, se oltre al personale Ata consideriamo anche dirigenti scolastici e docenti già dati in prestito, ci si rende conto che il tributo delle scuole emiliane ai loro uffici regionali e provinciali è abbastanza alto. Nella richiesta dei 75 distacchi però Luigi Catalano, il dirigente dell’ufficio dell’Emilia Romagna, si giustificava spiegando che esistevano «gravi carenze di organico», che soltanto nell’anno scolastico 2007/2008 erano andate in pensione altre 19 persone e quindi «per scongiurare possibili situazioni di interruzione di pubblico servizio» era costretto a chiedere un prestito alle scuole. E alle scuole veniva inviata un’autorizzazione a sostituire bidelli, segretari e professori distaccati con supplenti «fino al termine delle attività didattiche». Accade lo stesso in tutt’Italia. I dati del ministero dell’Istruzione sono aggiornati solo al 2006 e indicano che più o meno su dieci dipendenti degli uffici regionali e provinciali 2 sono in prestito dalle scuole. «Dati che si aggravano di anno in anno, perché il personale va in pensione e non viene sostituito se non con chi lavora nelle scuole», spiega Mimma Ripani, coordinatrice nazionale della Uil pubblica amministrazione al Miur e autrice della denuncia alla Corte dei Conti.

Sono soprattutto le regioni del centro Nord a approfittarne. In Lombardia, Emilia, Toscana, Marche alcuni uffici arrivano anche ad aver sottratto alle scuole metà del loro personale. Alcuni uffici fanno anche altro: chiedono in prestito non solo docenti e bidelli di ruolo ma anche i supplenti, come ha fatto lo scorso ottobre l’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia. Quanto costa questo scherzetto? Se i collaboratori amministrativi supplenti guadagnano circa 12 mila euro l’anno e i professori un po’ di più, ci si rende conto che ogni anno si spendono almeno una quindicina di milioni di euro per le supplenze in più richieste. Il ministro per la Funzione Pubblica Renato Brunetta ha ricordato che il calo delle assenze nel mese di marzo ha portato «a un risparmio nelle spese per le supplenze nella scuola di circa 250 milioni».

Il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini ha spiegato che «il problema esiste. Il ministero sta studiando una razionalizzazione del sistema scolastico e farà in modo da rendere più efficiente l’apparato». Nel frattempo le cifre parlano chiaro. Nel 2006 le regioni dove i prestiti di professori, dirigenti e bidelli sono più diffusi sono la Toscana (29,24%), il Friuli (29,04%), l’Emilia (28,70%), le Marche (28,64%), la Lombardia (26,67%), il Veneto (26,20%), l’Umbria (26,08%). Il record spetta all’ufficio di Pistoia con il 51,61% dei dipendenti prestati dalle scuole. Questa è la situazione a giudicare dai dati ufficiali del ministero; ma se si va a sentire i dirigenti degli uffici si scopre che a Modena a due anni di distanza i prestiti sono arrivati a coprire la metà del personale, e che ogni ufficio scolastico ha in dotazione un professore di educazione fisica che viene distaccato per organizzare le gare e le attività sportive. Mentre a scuola viene mandato un supplente
da www,lastampa.it






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