I “primi cento anni” di Rita Levi Montalcini
Data: Mercoledì, 22 aprile 2009 ore 19:22:18 CEST
Argomento: Associazioni


E’ un “meraviglioso” tuttofare, la molecola scoperta dal Nobel Rita Levi Montalcini, ed entra in gioco anche nel controllare fenomeni finora sfuggiti a ogni formula biochimica, come l’innamoramento. Il fattore di crescita delle cellule nervose (Ngf) si sta dimostrando “una molecola vitale”, che Rita Levi Montalcini considera importante tanto nello sviluppo dell’individuo quanto in quello della specie umana. Alla vigilia del centesimo compleanno del Nobel, i suoi collaboratori più vicini hanno dedicato ieri, al Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) un convegno alla “sua” molecola. “Per la professoressa la ricerca è la vita”, ha detto uno dei suoi più stretti collaboratori, Luigi Aloe. Quando l’Ngf venne scoperto, oltre 50 anni fa, la sua importanza sembrava legata unicamente al sistema nervoso. Oggi le cose sono molto diverse: in alcuni campi, come nella cura dell’Alzheimer e delle ulcere di cornea e pelle, si è già alla sperimentazione sull’uomo, mentre è sempre più evidente il legame tra l’Ngf e depressione. E uno studio italiano dimostra che il livello di questa proteina si impenna negli innamorati. I test sull’uomo sono in corso negli Stati Uniti sui malati di Alzheimer: l’Ngf viene “impacchettato” in un virus innocuo e iniettato nel cervello, per stimolare la formazione dei neuroni nelle aree lesionate. Ngf sotto forma di collirio è stato utilizzato su oltre cento pazienti in Italia, ha detto Aloe, per curare le ulcere della cornea. “Non c’è un’autorizzazione ministeriale per questi test, finora eseguiti solo per uso compassionevole, in pazienti che non rispondevano più ad alcuna cura”, ha spiegato. Si sta anche studiando la possibilità di sperimentare l’Ngf contro la sclerosi multipla.

Per un altro dei collaboratori di Rita Levi Montalcini, Enrico Alleva, “ci sono nuove prospettive per utilizzare fattori di crescita come l’Ngf per combattere forme di depressione particolarmente difficili da trattare con i farmaci tradizionali”. Un progetto nazionale sulla depressione é in corso, con le università di Roma La Sapienza e di Torino, e l’obiettivo è scoprire le forme di depressione in cui il livello di Ngf è più alto. E’ forte anche il legame fra Ngf e stress. Nel 2005 è stato sperimentato a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, sull’astronauta europeo Roberto Vittori: “é risultato che ha un altissimo controllo dello stress”, ha osservato Alleva. Ci sono poi le moltissime “molecole degli innamorati” che sono tante e l’Ngf è stata la prima ad essere scoperta, in uno studio dell’università di Pavia. “Abbiamo dimostrato che il livello di questa proteina è più alto all’inizio dell’innamoramento e molto più presente che in coppie consolidate o nei single”, ha detto il coordinatore della ricerca, Enzo Emanuele. Sono tante le vie che si stanno esplorando: dalle arvicole, minuscoli roditori sia monogami che poligami usati come “modello dell’innamorato” da utilizzare in laboratorio, fino agli studi che cercano le basi genetiche dei diversi stili amorosi (da chi si lascia travolgere dalla passione a chi vive l’innamoramento come una profonda amicizia, a chi lo vive solo come sessualità).

Valerio Carli

da www.l'opinine.it







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