LA SCUOLA E IL RISPARMIO DI MARIA CAZZELLA
Data: Sabato, 18 aprile 2009 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


La scuola e il risparmio di Maria Cazzella
di Vincenzo Pascuzzi

Il “risparmio di Maria Cazzella” era un modo di dire romano per deridere bonariamente un risparmio che era tale solo in apparenza e per la signora citata, ma in realtà era una sicura perdita o “remissione” appena mascherata.
Questo aforisma, o meglio faceto ossimoro, mi è venuto in mente leggendo l’articolo di Annachiara Sacchi “Scuola, escono 42 mila docenti” sul Corriere del 16.4.2009.
L’articolista fa un discorso apparentemente oggettivo ed equilibrato fra i pro e i contro alle iniziative del Miur. In realtà l’intervento risulta sbilanciato a favore del ministero se consideriamo che le voci e le iniziative contrarie sono pari al 90-95%. Solo pochissime, e interessate, le voci a favore della “riforma”, che tale assolutamente non è, e della  “razionalizzazione” millantata e dai criteri sconosciuti.
Il governo come mandante - più che la ministra docile e semplice esecutrice - intende risparmiare 1.600 milioni di euro nel prossimo a.s. e perciò licenzia docenti, ata, supplenti in numero spaventoso (intorno ai 100.000) e ciò mentre aumentano gli alunni.
Chiunque capisce che la qualità già bassa dell’istruzione fornita dal nostro “sistema scuola” (ripeto “sistema scuola”: e per favore non tirate in ballo l’efficacia della didattica degli insegnanti, la loro preparazione, formazione, selezione, valutazione, “fannullaggine” come alibi o diversivo governativo o ministeriale) è destinata a diminuire proprio in proporzione all’affollamento delle classi e all’accorpamento delle scuole.
Nessuno nel governo e nel ministero si è posto il problema in termini di rapporto costi/benefici o di miglioramento della preparazione reale dei diplomati, di riduzione della dispersione e delle bocciature. Hanno considerato solo ed esclusivamente i costi come obiettivi a brevissimo termine. Purtroppo è la stessa filosofia, lo stesso approccio dei costruttori edili che “risparmiano” sulla sabbia e sul ferro.
E poi i costi sono stati ridotti solo e limitatamente nell’ambito del bilancio Miur come compartimento stagno. Il governo non si è posto minimamente il problema complessivo del costo sociale di 100.000 disoccupati (e famiglie) in più.
Lo scorso ottobre ci sono stati scioperi e manifestazioni partecipate come non mai. Governo e ministro hanno tirato dritto come se nulla fosse. Non hanno cambiato politica. Il ministro non si è dimesso (o è stato costretto a rimanere?). Alla lunga questi atteggiamenti sicuramente si pagano.
Roma, 17 aprile 2009







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