TU HAI UCCISO ME O IO HO UCCISO TE? NON RICORDO PIU', STIAMO QUI INSIEME COME PRIMA...
Data: Giovedì, 29 gennaio 2004 ore 15:46:43 CET
Argomento: Rassegna stampa


“TU HAI UCCISO ME O IO HO UCCISO TE? NON RICORDO PIU’:STIAMO QUI INSIEME COME PRIMA.”   UN PENSIERO IN MEMORIA DELL’OLOCAUSTO

 

 

Per non diventare gli oppressori di domani…

 

 

Scrivere dell’Olocausto ebraico appare cosa talmente ovvia che sembra quasi che, su questo tema, non ci sia più nulla da argomentare.Tutto è stato detto, con maggiore o minore obiettività, di un capitolo nero della storia europea, e purtroppo non l’unico.

La Germania, alla vigilia della persecuzione antiebraica, era la nazione più colta e civile d’Europa, eppure questo non le ha impedito di commettere orrori che l’hanno fatta sprofondare nel buio della ragione.

Vorrei allora proporre una riflessione di carattere generale sul male e sul bene, sulla responsabilità individuale e sulla complessità della natura umana.

Mi torna in mente una bellissima, adamantina prosa di Jorge Luis Borges, intitolata “Leggenda” che, credo, possa commentare, da sola, l’idea della colpa e del perdono, motivi cardine di quella grande rivoluzione culturale, prima che religiosa, rappresentata dal cristianesimo.

Borges non è uno scrittore cristiano, ma di sapore cristiano. Ascoltiamolo.

 

LEGGENDA

 

Abele e Caino s’incontrarono dopo la morte di Abele.

Camminavano nel deserto e si riconobbero da lontano, perché erano ambedue molto alti.I fratelli sedettero in terra, accesero un fuoco e mangiarono.

Tacevano, come fa la gente stanca quando declina il giorno.Nel cielo spuntava qualche stella, che non aveva ancora ricevuto il suo nome.

Alla luce delle fiamme, Caino notò sulla fronte di Abele il segno della pietra e lasciando cadere il pane che stava per portare alla bocca chiese che gli fosse perdonato il suo delitto.

Abele rispose:

-Tu hai ucciso me, o io ho ucciso te? Non ricordo più: stiamo qui insieme come prima.

-Ora so che mi hai perdonato davvero, -disse Caino, -perché dimenticare è perdonare.Anch’io cercherò di scordare.

Abele disse lentamente:

-E’ così.Finchè dura il rimorso dura la colpa.

 

 

 

E’ così: il senso di colpa  pesa come un macigno sulla storia tedesca.

Ma credo che nello scritto di Borges, oltre al grande valore del perdono, è nascosto un significato inquietante, ma valido.

Abele non ricorda più di essere stato ucciso, addirittura presuppone di essere stato lui l’uccisore.Non mi sembra solo una forma di dimenticanza, di oblio del torto subito; potrebbe essere anche triste consapevolezza della debolezza dell’uomo, autore di azioni spesso riprovevoli.

Che rimanga, dunque, la memoria di quelle azioni vili dei tedeschi, alla luce della generale debolezza dell’essere umano.Quell’episodio ci insegni che tutti domani potremmo essere gli oppressi, ma tutti potremmo agire come  gli oppressori.

 

                                           Silvana La Porta







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