Altro appuntamento alla "Zelantea", in una sala al solito affollata e attenta, con la
presentazione dell’ultima fatica di Piero Isgrò "Il vulcano spento" (ed. SBC). La serata
è stata aperta dal Presidente dell’Accademia Dott. Giuseppe Contarino, compito
e misurato padrone di casa, che ha presentato l’autore, sottolineandone la ricca storia
intellettuale e le indubbie doti di uomo e di artista. P. Isgrò vive e lavora tra
Catania, Roma e Milano, si è laureato alla facoltà di legge di catania con una tesi
sul Processo di Norimberga e dal 1990 al 2000 ha collaborato con la redazione cultura
del TG1. Ha pubblicato, poi, tra l’altro, una piece "sulla vita di Bellini" rappresentata
dal Teatro Stabile e dei saggi e tre romanzi apparsi a puntate su "La Sicilia",
giornale di cui è stato per anni il responsabile della terza pagina e della sezione
spettacolo e cultura (è anche firma autorevole dei più importanti giornali italiani).
Nella sua presentazione dell’opera di P. Isgrò, G. Contarino ha sostenuto che quest’ultimo
romanzo è un invito alla buona lettura, la sola capace di apprezzare la fatica
della sua scrittura, una scrittura fatta di parallelismi e di ambiguità, di immediatezza
ma anche senso del recondito, di realismo e di simbolismo. Dopo la presentazione
del Presidente, la serata prosegue con dei brani degli anni ’60, suonati da
Vera Pulvirenti al pianoforte e Salvatore Greco (Turi sax) al sassofono che danno un
ulteriore tocco di classe all’evento e con la lettura di passi dal romanzo dell’attrice
Gabriella Saitta. Prende, quindi, la parola l’Avv. Enzo Trantino che svolge una
sapiente relazione del romanzo. E. Trantino (al quale il romanzo è dedicato) restando
fedele alla causticità e alla sua "vis-critica" che, in genere lo accompagna, dà un
taglio particolare alla sua conferenza. Non invade il tempo e lo spazio del romanzo,
lo analizza per spaccati, lo intravede negli anfratti, lo segue con sue scorciatoie
e percorsi, senza nessun cedimento alla leziosità e con una continua ricerca dei fondamenti
e dell’essenziale. Seguendo il libro con un proprio feeling, parla di "catanesità",
di una Catania, che non c’è più (e forse) mai ci sarà, di caduta e di assenza di
valori, di itinerari di memorie e di memoria e della necessità di trovare nuovi punti di
approdo e di riferimento. Il romanzo, lo voglio ricordare, parla dell’amore tra Patrizia
Scolaro e Paolo Cormons nella Catania del dopoguerra e parla della difficile relazione
di due giovani di diversi ceti culturali. Paolo e Patrizia provengono da due
famiglie di differente origine e di idee politiche opposte. Lui è un piccolo borghese,
politicamente di sinistra, figlio di un integerrimo insegnante; lei invece, è l’erede di una spregiudicata famiglia di
imprenditori che si è arricchita con il regime
fascista. Nonostante questi presupposti, i due
giovani si conoscono e iniziano una loro vicenda
sentimentale tutta vissuta all’interno di una città,
Catania, intrisa di formalismi, ipocrisia e contraddizioni.
L’avv. Trantino pur dimostrando, implicitamente,
una conoscenza del romanzo anche
nelle minuzie e nei dettagli, prosegue nella propria
esposizione, cercando di far capire agli uditori
lo spessore e la profondità del "Vulcano
Spento" che secondo lui è da inserire nel solco
della più accreditata tradizione letteraria siciliana.
Finisce augurando, la migliore fortuna al libro
e al suo autore, che prende la parola, e che data
l’ora dà vita ad un intervento breve ma intenso e
coinvolgente che chiude ricordando al pubblico
che il romanzo "Il vulcano spento" ha lasciato
inalterata la sua curiosità e che continuerà con lo
stesso entusiasmo ad esercitare la sua penna di
scrittore.
Filippo Laganà da AKIS