LA LIBRERIA DI AKIS: "Celeste Aida" di Marinella Fiume
Data: Venerdì, 10 aprile 2009 ore 02:00:00 CEST
Argomento: Recensioni


Quanto mi piaceva il formaggino di cioccolata, mezzo nero e mezzo bianco! In

realtà non era un formaggino, era un cioccolatino, anzi un piccolo spicchio di surrogato

di cioccolato. Mia madre diceva che faceva male perché non era cioccolato

vero ma surrogato. "Il cioccolato fa male ai bambini. Poi, questo che è surrogato,

non ne parliamo! Tutti i bambini che li mangiano si ammalano!". Ma io e mio fratello

riuscivamo comunque a farcelo comprare, almeno qualche volta, questo squisito

formaggino-cioccolattino. Lo vendeva il tabaccaio all’angolo tra Corso Savoia e

Viale Principe Amedeo, ad Acireale, di fronte alla

chiesa del Salvatore La povera Iduzza, di cinque

anni, si rasserena per un attimo quando la nonna

le promette: "Se fai la brava ti compro il formaggino

di cioccolato, mezzo nero e mezzo bianco, e

non te lo devi dividere con i tuoi fratelli, è tutto

tuo".Chi lo dice che le madri del passato amavano

le figlie? Non è vero! Giuseppina, la madre di Iduzza, non amava il marito (emigrato

in America), non amava Pinuccia (la figlia sposata con Giovannino), non

amava la madre Lucia (rimasta a vivere con lei e con i figli) cui rinfacciava, a

distanza di anni, di averle buttato nel fuoco la pupa di pezza, ma soprattutto non

amava Aida, detta Iduzza, la figlia di cinque anni. Alla madre Lucia, Giuseppina

rinfaccia: "…quella pupa che mi feci di nascosto con i ritagli di stoffa rimasta, me

la scopriste e la gettaste nel forno ad ardere con la legna per il pane". Giuseppina

non ama la figlia Iduzza: "… dopo un attimo di silenzio, guardandolo con un’espressione

appena implorante ma risoluta, invoca: Giovannino, a questa bambina

la dobbiamo levare di qua attorno". Aida, la bambina uccisa, dà il titolo al libro

di Marinella Fiume. Ma i "disamorati" protagonisti della "storia siciliana" sono due:

Giovannino, l’amante che non ama, una specie di Giufà (ma banale come il male)

e Giuseppina, travolta facilmente dai sensi perché, anche lei, non sapeva cosa

fosse amare qualcuno. La sentenza della Corte d’Assise di Catania escluse la

complicità di Giuseppina nell’assassinio della piccola Aida, sepolta viva in una

buca ricoperta di terra. Ma le parole che Giuseppina diceva erano quelle di una

madre assassina. A lei giovarono il clima di enfasi per la "madre rurale" e la bravura del suo avvocato difensore,

perché la Corte d’Assise di Catania non la ritenesse colpevole. Fino al 1951 non c’era per i condannati in Corte

d’Assise, la possibilità di presentare l’appello. Così la condanna, anche alla pena capitale, era definitiva, perchè

solo raramente si poteva presentare il ricorso per Cassazione. Il libro di Marinella è un trattato di antropologia.

Ripercorre, con la leggerezza della migliore vena narrativa, la vita e la parlata di un paese siciliano nella prima metà

del ‘900. Don Alfio, il marito tradito e lontano, perché emigrante in America, viene indicato da parenti ed amici "Don

Alfiu u’ mericanu", perché è "alla Merica a spaccarsi il culo di lavoro per noi!!" Frasi indimenticabili dalla parlata dialettale

sono state tradotte in maniera magistrale: "Modestamente me la sento" dice Giovannino, l’amante che non

ama, ma fa soltanto sesso vietato. Marinella Fiume dedica ad Ambra, sua figlia, il libro: non tutte le madri, non tutte

le donne sono uguali.

Anna Ruggieri da AKIS







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