Il governo taglia la scuola: 37mila cattedre in meno solo al sud
Data: Domenica, 05 aprile 2009 ore 00:00:00 CEST
Argomento: Comunicati


A casa presidi e docenti: 37mila cattedre in meno, solo per cominciare, soprattutto al Sud. Risultato? Classi più grandi, studenti meno seguiti e tempo pieno in forse

di Redazione

A settembre chi tornerà a scuola troverà qualcosa di molto diverso da quello che ha lasciato a giugno. 37mila cattedre e 245 presidi in meno, tanto per cominciare, così distribuiti: 10mila alle elementari, quasi 16mila alle medie inferiori e 11mila alle medie superiori, a cui si aggiungeranno altre 5mila cattedre a luglio. I tagli sono concentrati soprattutto al Sud: Campania (15,2%), Sicilia (12,5%), Lombardia (10,8%) e Puglia (9,8%).

Cosa comporterà, a parte l'esercito di tutti coloro che si troveranno senza lavoro? Che alcune ore di insegnamento saranno tagliate - lettere e le materie tecnologiche - mentre le classi diventeranno più grandi, fino quasi a raddoppiare. Alla scuola materna si andrà da un minimo di 18 a un massimo di 26, con la possibilità di arrivare fino a 29. Alle elementari da 15 a 27, alle medie inferiori da 18 a 28 mentre alle superiori da 27 a 30.

Ma la vita non cambierà solo per gli studenti e gli insegnanti. A fare i conti con i tagli del governo saranno ancora una volta le famiglie. Il governo ha assicurato che il tempo pieno alle elementari non sarà toccato, ma per tutti gli altri le speranze sono appese a un lumicino, sia per quelle che hanno chiesto le 40 ore sia per le 30. Il decreto infatti promette che sarà possibile solo nei casi in cui l'organico lo permette. Dal ministero hanno fatto sapere che ci penseranno insegnanti di religione e inglese, ma pure questi ultimi sono stati tagliati. Come dire: arrangiatevi.

Che il tono sia più o meno questo era già stato anticipato dalle dichiarazioni della Gelmini ieri, quando a proposito del calo delle iscrizioni nella scuola pubblica a vantaggio di quella privata ha commentato: non è certo una bocciatura delle novità introdotte dal governo, semplicemente «dimostra la volontà delle famiglie di libertà di scelta educativa». Per molte famiglie non è una scelta di cuore, ma di borsellino. C'è chi sceglie di mettere subito tutti i soldi nella scuola privata, c'è chi sceglie di metterli un po' alla volta nelle lezioni di ripetizione per i figli che frequentano la scuola pubblica. C'è chi non può scegliere. Eppure per la Gelmini «forse la politica dovrebbe fare meno polemiche e meno distinzioni e piuttosto preoccuparsi di garantire su tutto il territorio nazionale buoni standard qualitativi». I sindacati, e l'opposizione saranno anche già sul piede di guerra, ma sono le famiglie a stare in trincea.

da liberonews







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