HITLER FACEVA IL BULLO A SCUOLA
Data: Sabato, 04 aprile 2009 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


HITLER FACEVA IL BULLO A SCUOLA
 
Il settimanale tedesco “Der Spiegel” ha eletto Adolf Hitler a “mostro del XX secolo”. Ma come fu possibile che tanti tedeschi si entusiasmassero per un uomo incarnazione del male assoluto? Come agì la propaganda nazista per convincere un intero popolo a seguire il suo superuomo?
A queste stuzzicanti domande prova a rispondere nel suo ultimo saggio la scrittrice e giornalista Anna Maria Sigmund (Dittatore, demone e demagogo. Domande e risposte su Adolf Hitler, Corbaccio, pp. 246, € 18,60), analizzando con estrema cura il contesto, le premesse e il pensiero dominante di quel determinato periodo storico. Perché solo una concezione astorica può rendere un’epoca incomprensibile e indecifrabile; mentre il fenomeno Hitler si inserisce all’interno di flussi di pensiero anomali che sicuramente contribuirono a indirizzarne la personalità verso l’abiezione.
In realtà, ci racconta la Sigmund, poco prima del suo ingresso in politica, Hitler condusse una vita tranquilla, poco brillante: scadente a scuola, recalcitrante, studente d’arte negato, in seguito pittore autodidatta, soldato coraggioso ma scarsamente portato a emergere, non andò al di là del grado di caporale.
Poi iniziarono la metamorfosi e l’ascesa. Hitler si manifesta come un politicus ex machina, un’improvvisa forza risolutiva: così l’austriaco anonimo, che non dava nell’occhio, che non era sostenuto da un apparato di potere, modificò la carta geografica dell’Europa e il corso della storia mondiale.
La saggista ci conduce così dentro la storia del grande dittatore, demagogo e demone, grazie a un’attenta analisi di nuove fonti e documenti, incuriosendo il lettore con le testimonianze degli ex insegnanti del fuhrer, che lo descrivono come un ragazzo che pretendeva la sottomissione totale dei compagni e recitava spesso il ruolo del capo indiscusso. E a tratti sembra di leggere un romanzo d’appendice. Inquietante risulta, infatti,  anche lo scavo sulla famiglia del protagonista, dominata da immoralità e incesti, che l’autrice si preoccupa di confutare, relegando tali storie al rango di teorie fantasiose.
Infine, tra le tante risposte trovate, rimane un interrogativo insoluto: come è stato possibile che nessuno sia mai riuscito a uccidere Hitler? La storia ci dice solo che il 30 aprile 1945 Adolf Hitler si sparò, ponendo fine alla più folle delle vite e a una delle più grande tragedie della vicenda umana.

SILVANA LA PORTA








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