''RICREAZIONE'': QUANDO PROFESSORI E ALUNNE SI SCRIVEVANO LETTERE "D'AMORE"
Data: Giovedì, 02 aprile 2009 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


Qualche giorno fa è stato ospite del mio liceo Alfonso Sciacca, già preside del Liceo classico "Gulli e Pennisi" di Acireale e apprezzato studioso e letterato, dando vita a un incontro emozionante e sentito, e soprattutto caratterizzato, oltre che dalla presentazione della sua ultima fatica, un interessante libro sulle chiese di Acireale, da un toccante ricordo dei tempi andati.
Era presente, infatti, la professoressa Pina Andò, docente nella mia scuola, nonché ex alunna del professore Sciacca nei lontani anni Sessanta al liceo classico M. Amari di Giarre, che ha voluto offrire un semplice omaggio al suo amato maestro. Così sono state proiettate sullo schermo immagini desuete, con quella patina nostalgica che solo il bianco e nero sa offrire: il professore Sciacca, giovanissimo, in mezzo ad alunni seriosamente vestiti, con un’aria compita e quasi professorale anch’essi, occhialuti e già futuri professionisti di un promettente domani.
Poi i ricordi si sono fatti più precisi, minuziosi, commoventi. E sono comparse lunghe file di paradigmi greci, corretti dalla paziente penna del preside, con discreti segni in rosso; e versioni tradotte e anch’esse corrette, pagine e pagine, custodite dall’alunna di un tempo con affetto e gelosa cura. Nel frattempo i distratti alunni di oggi assistevano incuriositi a questa narrazione, osservando la mole del lavoro e la maniacale opera di studio dei ragazzi di un tempo.
Professore – ha soggiunto poi d’improvviso l’antica alunna – si ricorda delle nostre lettere in estate? E come no. Il preside ricordava, eccome. Ma non erano lettere vere e proprie. No. Dentro la busta che la giovane inviava al docente durante le vacanze c’erano versioni di latino e greco tradotte. Un po’ di esercizio durante l’estate non guastava. Se no come si faceva a riprendere in ottobre? E il professore correggeva, correggeva nei lunghi pomeriggi d’estate, quando il sole sembrava non volere mai tramontare. E poi, finita l’opera, prendeva una busta, comprava un francobollo e inviava all’alunna i testi riveduti, con minuziose note a margine e consigli per una migliore resa.
Così era la scuola un tempo. Lenta e preziosa. E tutti erano coscienti che la cultura è una costruzione graduale, sofferta e laboriosa. Perciò nostalgia e commozione hanno inevitabilmente suggellato l’incontro. Chissà dove sono oggi quei maestri e quegli alunni d’antan…

SILVANA LA PORTA






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