''PAPA', COSA SIGNIFICA PRECARIO?''
Data: Martedì, 31 marzo 2009 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


PAPA' COSA SIGNIFICA "PRECARIO" ?
Una volta le più insidiose domande rivolte ai genitori, riguardavano
in prevalenza il sesso o il significato d’insolite parolacce, oggi è
cambiato tutto. I media contribuiscono a favorire la diffusione di
terminologie di uso frequente, tipiche del mondo dell’adulto. Alcuni
giorni fa i miei figli mi hanno chiesto il significato della parola
“precario”. Si erano costruiti un’impropria immagine di “contestatore
violento”, dovuta ai frequenti passaggi riguardanti scioperi e
manifestazioni, trasmessi ultimamente in tv. Ho avvertito il bisogno
di far comprendere loro il reale significato, partendo dal mondo della
scuola, esemplificando la situazione della loro mamma, insegnante
precaria, da sempre.
“Il lavoro in Italia - ho premesso - è un diritto di tutti, come
stabilito dalla nostra costituzione. Quando si sceglie cosa voler fare
da grandi, bisogna adoperarsi con sacrificio e impegno per raggiungere
i propri obiettivi, anche se non è detto che tutti riescano a
realizzare i propri sogni, poiché oggi non è così semplice ottenere un
impiego, per di più stabile. La mamma, ad esempio, ha studiato per
fare l’insegnante, frequentando anche particolari corsi d’informatica,
di lingua e di specializzazione, persino per riuscire a sostenere
meglio bambini che, meno fortunati di voi, vengono al mondo con
qualche problema in più, per garantirsi insomma un buon livello di
preparazione e diventare una brava maestra. Ha superato tanti
concorsi, senza però riuscire mai a inserirsi stabilmente nella
scuola. Per mantenersi, ha svolto diversi lavori, anche socialmente
utili, ma in brevissimo tempo si è resa conto che non era soddisfatta
né gratificata, dunque ha deciso di rinunciare, per iniziare a
lavorare nella scuola privata, guadagnando molto meno, inizialmente
solo per poche ore pomeridiane, ma facendo ciò che sognava, la
maestra. Dopo alcuni anni, visto che nemmeno quel lavoro era stabile,
l’ha lasciato per fare la supplente nella scuola statale, raccogliendo
punti, un po’ come si fa al supermercato con le carte fedeltà, con la
speranza di raggiungere un punteggio tale che le consentisse di
ottenere il suo premio, l’impiego fisso come insegnante. Questo è il
lavoro che ancora oggi svolge la mamma, la supplente, senza stabilità,
senza continuità e sempre in giro per diverse scuole, dunque da
precaria.”.
Mio figlio, il più grande, esordisce allora “Ma la mamma è una vera
maestra, fa questo lavoro da vent’anni ed è anche brava, diventa
sempre amica di tutte le sue colleghe. Perché non le permettono di
fermarsi in una scuola, lavorerebbero tutti meglio e i suoi alunni
sarebbero più contenti di rivederla ogni anno !”. Mia figlia a quel
punto, con i soli nove anni che compirà l’8 Marzo ribatte “Non è per
niente giusto, perché ci chiedete cosa vogliamo fare da grandi, se poi
non è possibile farlo ?”.
La semplicità di quelle affermazioni era sconvolgente, temendo di
confondere loro le idee, con cenni su politica, sindacati e riforma,
mi sono avventurato alla ricerca di più digeribili giustificazioni che
spiegassero con il gioco dei numeri le ragioni per le quali tra
esigenze di organico e pensioni, non fosse al momento facile un
inserimento in ruolo, lasciandomi sfuggire di bocca il pericolo di
mobilità per il personale in forza. A quel punto mia figlia, che adora
i propri maestri e non sospetta di correre il rischio di poterli
perdere già dall’anno venturo, mi rivolge un’altra domanda “Papà, ma
cosa è la mobilità ?”.
Ho preferito lasciare questo interrogativo aperto, piuttosto che
rischiare di far percepire che la loro mamma, dopo un’intera vita
dedicata con orgoglio alla propria professione, non riceverà il suo
premio, ma rischia di non poter lavorare più, come la maggior parte
delle sue colleghe, le tante “zie” dei miei figli, un esercito di
competenze, passione e dignità, da sempre senza certezze, che tra
pochi mesi potrebbero rassegnarsi a rimanere anche senza speranze. Non
dimentichiamolo questo esercito di precari della scuola, vestito negli
ultimi giorni da fantasmi, che qualcuno vorrebbe trasformare in
operatori turistici.

Massimo Bello







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