PERCHE' I TAGLI COLPISCONO PIU' IL SUD DEL NORD?
Data: Luned́, 30 marzo 2009 ore 08:56:44 CEST
Argomento: Comunicati


1. Perché i tagli colpiscono più il sud del Nord?


Sud e Isole messi insieme subiscono più del 55% della riduzione di organici, secondo le tabelle ufficiose approntate dal Miur e circolate in questi giorni dopo l'incontro con i sindacati di categoria che hanno partecipato, come da disposizione contrattuale, alla fase di informazione preventiva per la definizione degli organici. C'è chi ha subito parlato di discriminazione, di taglio a senso unico, di eccessiva protezione del nord e così via.

La ragione di questa riduzione territoriale ha ben altro fondamento ed è la conseguenza di un fenomeno che viene da lontano, da quando, circa dieci anni fa, è cominciato, continuo e inesorabile, il calo demografico della popolazione scolastica meridionale, mentre, al contrario e grazie soprattutto al fenomeno migratorio, si registrava un aumento di alunni al Nord e al Centro.

Il Miur, nell'approntare le tabelle per ciascun ordine di scuola si è limitato a riportare in valori assoluti e percentuali solamente la variazione del numero di alunni di questo anno 2008-2009 con quello prossimo ottenuto dai dati delle iscrizioni e delle stime per le classi del 2009-2010. E non ha effettuato compensazioni con il passato, altrimenti sarebbe stato un disastro.

Nelle scuole primarie tutte le regioni del Sud e delle Isole registrano una diminuzione, mentre in tutto il resto d'Italia, con la sola eccezione della Liguria, si registra un aumento. Il Molise ha perso il 2,3% di alunni, mentre l'Emilia-Romagna ha avuto un aumento dell'1,4%.

Nella secondaria di I grado tutto il Sud e le Isole sono andati sotto (la Sardegna ha perso l'1,7%), mentre il resto d'Italia ha avuto un incremento di alunni (la solita Emilia + 3%).

Per le superiori la situazione è stata più equilibrata, perché oltre a tutte le regioni del Sud e delle Isole (Sardegna -3,6%), altre cinque regioni del Nord e del Centro hanno registrato un calo di alunni rispetto a quelli che frequentano oggi. 

Emilia e Toscana hanno avuto un aumento di quasi mezzo punto percentuale che ha consentito di contenere la riduzione di cattedre (rispettivamente del 3% e del 3,3%) che, comunque, ha toccato tutte le regioni.







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