La scuola in mano alla sinistra e ai sindacati?
Data: Domenica, 29 marzo 2009 ore 13:38:36 CEST
Argomento: Opinioni


”La scuola non appartiene alla sinistra e al sindacato ma appartiene agli italiani”, parole della ministra Gelmini al congresso del Pdl, svoltosi nei giorni scorsi, ma che lasciano perplessi perché oggettivamente sono frasi spiacevoli tanto che, per essere accettate, bisogna fare lo sforzo di ritenerle solo propaganda. Ci chiediamo infatti che significa: la scuola non appartiene alla sinistra? E quando mai vi è appartenuta? Non sono stati forse tutti i ministri della P.I. sempre democristiani fino alle soglie del 2000? Come ministri di sinistra ricordiamo solo Luigi Berlinguer, mentre Fioroni è un ex Dc e De Mauro uno studioso senza tessera politica. E che significa ancora dire che la scuola non appartiene al sindacato? Ma il sindacato non è espressione della libera adesione dei lavoratori che addirittura pagano una quota associativa? E non è il sindacato riconosciuto dalla Costituzione? E non sono i rappresentanti sindacali eletti, come i politici, democraticamente dai lavoratori? Con ogni probabilità una lettura coerente delle sue parole farebbe intendere che la Gelmini non ama gli intralci per i suoi obiettivi e quindi neanche la normale, libera, democratica, costituzionale rappresentanza sindacale a garanzia dei diritti dei docenti. Ma la ministra ha continuato dicendo che “la scuola appartiene agli italiani.” E a chi è appartenuta finora la scuola pubblica? Solo quella privata non è sicuramente degli italiani, perché è espressione di una ideologia di parte, sia essa religiosa e sia essa di gruppi associati a vario titolo, ma che è invece proprio la scuola verso cui tende il partito politico di Gelmini. E’ noto infatti che depotenziare la scuola pubblica a favore della privata è nel programma, legittimo, del Pdl. Ancora una volta dunque l’affermazione di Gelmini non è affatto corretta, anzi appare fuori dalla stessa logica del suo partito. Aggiungiamo fra l’altro che nella nostra scuola statale a un insegnante di qualunque ideologia politica e di qualunque formazione culturale non è stata mai tolta la parola. Chi ha voluto scegliere la professione docente ha fatto regolare concorso o opportuna abilitazione, seguendo un iter uguale per tutti, iter che ora l’on Valentina Aprea, del Pdl, vuole abolire per cercare la strada della chiamata diretta dalle scuole dove la tessera politica o l’appartenenza possono invece incidere e profondamente, discriminando il valore professionale e oggettivo dei nuovi docenti.
Ma lasciano perplessi pure, sempre nello stesso intervento alla convention, le successive parole: “E’ finita un’epoca, é finita l’epoca dell’indottrinamento ideologico. Nella scuola è cominciata la rivoluzione della responsabilità e del merito, unica vera leva di mobilità e progresso sociale”. Che pensare se non che il riferimento, e quindi la precisa e insidiosa accusa, sia rivolta alla gestione ministeriale della sua collega di partito, Letizia Moratti? Non fu lei infatti a togliere, sia la commissione esterna agli esami di stato (con cui le promozioni raggiunsero vette altissime), e sia la possibilità di non ammettere anche con una media bassissima e pure in presenza debiti formativi, umiliando il merito degli studenti preparati? Ma ricordiamo di contro che fu il suo successore e predecessore di Gelmini, l’ex Dc Fioroni, a riportare il concetto di merito e a ripristinare pure i vecchi esami di riparazione a settembre per saldare i debiti. Se dunque la ministra Gelmini vuole scagliarsi contro qualcuno, questo è il suo partito politico e l’amministrazione che il suo governo ha espresso. Per quanto riguarda l’indottrinamento ideologico, a questo punto, ci pare che sia proprio la ministra a volerlo propinare, politicizzando la scuola e additando nei nemici di sempre, i comunisti, l’Armageddon contro cui armare una crociata. Il messaggio che cogliamo dal suo intervento è proprio l’esatto contrario da ciò che si voglia far credere: l’indottrinamento ideologico con la frase a effetto, ma priva di qualunque supporto culturale e storico, svolazza dai suoi altoparlanti anche perché tutte le accuse che rivolge agli altri, dalla sinistra ai sindacati, sono invece travi portanti della dottrina cui la Gelmini si ispira e con cui continua pure a riesumare il “68, morto e sepolto, come lo spettro di Banquo, mentre è ormai un innocuo re Lear privato persino del ricordo.
PASQUALE ALMIRANTE
p.almirante@alice.it






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