:ADESSO PICCHIANO I PROF!
Un grave episodio è recentemente avvenuto in una scuola media di Comiso.Un alunno “difficile”, il quattordicenne L.D., ha schiaffeggiato l’insegnante cinquantatreenne, colpevole solo di averlo rimproverato. Il ragazzo si sarebbe allontanato dalla sua classe col pretesto di recarsi ai servizi igienici; in realtà avrebbe girovagato per i corridoi e le classi, inquietando docenti e studenti. A un certo punto è entrato insieme a un altro studente nell’aula della I D, iniziando a disturbare pesantemente la lezione.Quando la professoressa lo ha invitato a uscire, il ragazzo ha risposto colpendola con un violento schiaffo. Risultato: intervento della polizia, ospedale per la docente, giudicata guaribile in tre giorni.
Dinanzi a questo episodio sorge inevitabile una seria riflessione.Il vero problema non è lo schiaffo.Pur essendo, infatti, un fatto gravissimo, esso è solo la punta di un iceberg, di un problema che ha radici profonde.
La scuola italiana odierna è, a mio parere, caduta in una gravissima contraddizione: da una parte ha voluto essere scuola democratica che accoglie tutti indistintamente, dall’altra è assolutamente incapace di gestire situazioni prevedibili e inevitabili, vista l’eterogeneità dei discenti.
Gli alunni sfortunati, o difficili che dir si voglia, sono lì… insieme a coloro che hanno interesse per lo studio, e tutti aspettano che il povero docente, riesca a trovare la panacea.
E spesso inizia la schizofrenia:l’alunno caratteriale grida e insulta tutti gli altri, buona parte della classe si diverte, il più fragile ti dice (quante volte è successo!):”Professoressa, iu non fazzu nenti, picchì non sacciu fari nenti.”
I più volenterosi si stancano e, se anche avevano voglia di imparare, seguono l’andazzo (e non è vero che i più bravi vanno avanti da soli, la guida dell’insegnante è sempre fondamentale!);per i ragazzi più svogliati la scuola è una tortura, non risponde ai loro reali interessi, vorrebbero fare attività alternative, ma non esistono né le strutture, né i mezzi.
Gli insegnanti così oggi si sentono tristemente falliti e, riflettendo, capiscono tre cose: che la loro dignità è tramontata, che uno o due ragazzi difficili hanno, involontariamente certo, tolto il diritto allo studio ad altri venti, che la scuola per tutti si è tramutata nella scuola per nessuno.
Conclusione triste, ma inevitabile: non bisogna solo creare le leggi, ma è doveroso garantire poi le condizioni per la loro possibile attuazione.
Silvana La Porta