UNA GOCCIA DI SPLENDORE. RIFLESSIONI SULLA SCUOLA, NONOSTANTE TUTTO
Data: Domenica, 22 marzo 2009 ore 00:05:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Fabio Pusterla

Una goccia di splendore. Riflessioni sulla scuola, nonostante tutto.

I libri di insegnanti che affrontano, vuoi da un punto di vista narrativo vuoi con un approccio saggistico, il mondo della scuola oscillano, in genere, tra due filoni, all’uno o all’altro dei quali per lo più appartengono: il macchiettismo delle situazioni scolastiche o il lamento sul presente negativo dell’istituzione. Potremmo fare due nomi, che emblematizzano rispettivamente queste due diverse tendenze: Domenico Starnone e Paola Mastrocola.

Il merito del libro di Fabio Pusterla, Una goccia di splendore. Riflessioni sulla scuola, nonostante tutto, è quello di evitare l’uno e l’altro estremo, e al contrario di offrire una trattazione pacata dell’argomento. L’autore insegna Lettere in un liceo del Canton Ticino, e dunque la situazione sarà leggermente diversa rispetto a quella delle scuole italiane. Tuttavia, molti sono senz’altro gli elementi in comune che rendono estensibili al contesto nostrano le valutazioni espresse. Pusterla sostiene che l’unico modo per difendere la scuola dagli attacchi che periodicamente le provengono da più parti sia quello di accendere un dibattito “serio, critico ma non prevenuto” su di essa. Egli attribuisce alla scuola un’importanza determinante, in termini culturali ed educativi: la capacità di difendere i ragazzi dagli attacchi a cui la nostra società continuamente li sottopone, da quelle “forze terribili che minacciano di squassare le loro vite e di chiudere i loro orizzonti”. Anche perché – afferma – “la scuola, la nostra scuola imperfetta e zoppicante, è per molti di loro l’unica, o una delle poche, possibilità di crescita e di salvezza”.

Certo, questo presuppone un’idea di scuola diversa da quella di ‘agenzia formativa’, semplice dispensatrice di diplomi e di certificati, e, al limite, di un sapere arido e tecnocratico. La scuola per Pusterla, evidentemente, è concepita come luogo di formazione, nell’accezione più alta e complessa della parola. Al di là dello “spirito del nostro tempo”, utilitaristico e superficiale, il compito della scuola è un altro: formare quello “spirito critico che dia a ciascun individuo la possibilità di capire il mondo, e di provare a modificarlo”. Scriveva Oscar Wilde: “Una scuola dovrebbe essere il luogo più bello di ogni città e di ogni villaggio, così bello che la punizione, per i ragazzi indisciplinati, sarebbe di essere privati della scuola l’indomani”. Afferma invece Robert Walser in un suo romanzo (Jakob von Gunten): “Quello che facciamo noialtri alunni, lo facciamo perché dobbiamo farlo; ma perché lo si debba fare, nessuno di noi lo sa con precisione”.

Queste due citazioni riportate da Pusterla parlano, evidentemente, di due concetti diametralmente opposti della scuola. Ma un buon insegnante deve credere soprattutto alla prima visione e sforzarsi di far sì, nel suo quotidiano vissuto professionale, che essa si realizzi concretamente. Il libro di Fabio Pusterla raccoglie una serie di pezzi giornalistici pubblicati dall’autore come rubrica fissa su “Azione”, un settimanale molto popolare nella Svizzera italiana. Tuttavia i diversi capitoli, ‘cuciti’ insieme nel volume, hanno una loro continuità nel senso che contribuiscono, nella loro successione, ad affrontare le varie problematiche della scuola di oggi: la disaffezione dei giovani all’istituzione; il problema della lettura; la concorrenza con altri modelli culturali e formativi; la perdita di prestigio sociale della figura dell’insegnante; i modi con cui il docente può suscitare interesse e curiosità nei suoi allievi rispetto alle materie che insegna. Pusterla è convincente perché appare come un insegnante davvero innamorato del suo lavoro. “C’è”, scrive, “un’intensità, nel rapporto d’affetto che talvolta lega l’insegnante ai suoi studenti, difficile da manifestare, e persino da descrivere.

Quando ci penso e quando la provo, a me viene in mente un’immagine che dalle poesie di Alvaro Mutis rimbalza in una delle ultime canzoni di Fabrizio De André: una goccia di splendore. Ecco cos’è quella cosa che splende ogni tanto nelle aule, il segreto che nei momenti migliori unisce studenti e insegnanti, la piccola luce di cui è impossibile parlare agli altri, che forse non capirebbero: una goccia di splendore”.

Roberto Carnero







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