SI PUO' DIRE ''MENTRE INVECE''?
Data: Mercoledì, 18 marzo 2009 ore 00:05:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Molti utenti tra cui Gianluca Arrigoni da Assemini, Cristina Esposito da Rozzano, Claudio Reale da Palermo, Giuseppe Discalzo da Reano ci chiedono se sia corretto usare mentre invece e Maria Lenigno di Cagliari ci scrive: “Invito sempre i miei alunni a non usare insieme mentre e invece, che hanno uguale funzione avversativa e ritengo scorretta al pari di ma però, ma loro rimangono perplessi, perché è un'espressione assai usata e sentita.”


Sull'uso di mentre invece

L’interesse suscitato dall’uso della sequenza mentre invece e testimoniato dalle molte richieste giunte al nostro sito (e ad altri destinatari come il giornalista Giorgio De Rienzo, curatore della rubrica Scioglilingua del “Corriere della sera”), appare giustificato dalla diffusione, almeno nell’uso informale e “quasi parlato” tipico della comunicazione in rete:  367.000 occorrenze registrate da Google. Il dato quantitativo è reso ancor più rilevante da esempi di impiego della locuzione da parte di siti istituzionali: per esempio in un comunicato della provincia di Trieste, o anche, per superare l’ambito geografico ristretto, in una sezione del sito della Marina  in un comunicato rivolto agli utenti che intendano Diventare Piloti e Operatori di volo; o ancora in un testo della Gazzetta Ufficiale dell’Europa, gestita dal sito multilingue dell’ Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europea. Molto produttiva risulta anche la ricerca se effettuata in ambito giornalistico, per esempio, nell’archivio on line del "Corriere della Sera", che dal 1992 ad oggi registra 949 occorrenze, o di “Repubblica”.  Se è vero che nella comunicazione istituzionale si possono a volte rintracciare usi limitati al linguaggio specifico e in quella giornalistica si riscontrano accoglimenti di mode linguistiche anche effimere, è altrettanto vero che l’impiego di mentre invece è testimoniato anche in testi pubblicati su siti di università, come quello del Centro DIEA Documentazione di Ingegneria ed Etica Ambientale della facoltà di ingegneria dell’Università di Bologna, o in testi di alto impegno argomentativo come i Percorsi Ipertestuali di Filosofia proposti dalla Loescher, dove è riportata una traduzione dell’ Etica Nicomachea di Aristotele (libro VII, 12, 1152b-1153a, in Opere, Roma-Bari, Laterza, 1973, vol. VII, pp. 186-88) dove la forma è attestata più volte.
La sequenza del resto trova riscontri anche in letteratura, dal XIX secolo in poi: la consultazione della LIZ offre testimonianze in Massimo D’Azeglio (I miei ricordi), Ippolito Nievo (Confessioni di un italiano), Giuseppe Rovani (Cento anni), Antonio Fogazzaro (Piccolo mondo moderno), Federigo de Roberto (I viceré), Vittorio Imbriani (Merope IV), Remigio Zena (La bocca del lupo), Giuseppe Giacosa (Una partita a scacchi e Come le foglie), Alfredo Oriani, che la usa frequentemente in tutta la sua produzione, Federigo Tozzi (Con gli occhi chiusi), Italo Svevo (Senilità, La coscienza di Zeno e Una vita), Luigi Pirandello (L’Umorismo).
 
La ricerca all’interno del corpus della Biblioteca Italiana, consultabile in rete, conferma le attestazioni per la narrativa nei testi di Nievo, Svevo, Tozzi, Fogazzaro e aggiunge testimonianze nella trattatistica ottocentesca (Stefano Jacini, I conservatori e l'evoluzione naturale dei partiti politici in Italia, Milano, 1879; Marco Minghetti, Stato e Chiesa, Milano, 1878; Roberto Ardigò, La morale dei positivisti, Padova, 1892), del primo novecento (Scipio Sighele, Eva moderna, Milano, 1910) e del secondo (Desiderio Chilovi et al., Cerco un libro..., Firenze, 1989); inoltre aggiunge una attestazione dall’Epistolario del Manzoni: “Ma l’espressione sincera di questa [persuasione] può, nel mio caso, indurre un’idea pur troppo falsa, l’idea d’una fede custodita sempre con amore, e in cui l’aumento sia un premio di continua riconoscenza; mentre invece questa fede io l’ho altre volte ripudiata, e contraddetta col pensiero, coi discorsi, con la condotta” (Lettera a Diodata Saluzzo di Roero 11 gennaio 1828).
 
Riguardo alla diffusa percezione di erroneità espressa dai nostri lettori e all’analogia da molti avvertita tra l’uso di mentre invece e del controverso ma però, si osservi che nella scheda sull’argomento curata da Mara Marzullo e pubblicata su questo stesso sito si legge tra l’altro: “L’obiezione all’uso di ma però si fonda proprio sull’idea che ci sia una ripetizione dello stesso concetto”. Questa è probabilmente la ragione che fa respingere anche mentre invece; occorre però precisare che se in quel caso si affiancano due congiunzioni avversative, per quanto non pienamente sovrapponibili, nel caso di mentre invece la disparità tra i due elementi, almeno a livello grammaticale, è più sensibile dal momento che mentre è a pieno titolo una congiunzione e  invece è un avverbio (che può essere usato anche in funzione di congiunzione). Di fatto la sequenza non pare sottoposta a biasimo quanto ma però, forse anche per la sua diffusione più tarda che l’ha sottratta ad un atteggiamento censorio ormai estraneo alla cultura della scuola.
 
Per ciò che riguarda l’accoglimento da parte degli studiosi di lingua, ne La nuova grammatica della lingua italiana di Maurizio Dardano e Pietro Trifone (p. 420 § 12.14), a proposito delle proposizioni avversative, ovvero le proposizioni che “indicano una situazione o una condizione opposta a quella espressa dalla principale”, si legge che esse sono introdotte “da quando,  mentre (e quando invece e mentre invece), laddove”; gli autori citano come esempi le proposizioni lo aspettavamo oggi, mentre invece arriverà domani e ha voluto restare in casa, mentre io avrei preferito uscire, senza operare alcuna distinzione tra di esse. Tra i dizionari solo alcuni registrano la sequenza: il GRADIT e il Palazzi Folena la glossano come colloquiale; in  tutte le edizioni del DISC si legge che mentre  “nel linguaggio familiare è talora seguita e rafforzata da invece”; lo ZINGARELLI (ed. 2004) non attribuisce l’espressione ad un particolare registro linguistico sotto la voce mentre, ma sotto invece la glossa come “colloquiale”.
Nel GDLI la locuzione non è registrata, ma alla voce laddove si legge la definizione “Mentre invece, mentre al contrario (per lo più con valore avversativo)”; e del resto uno dei valori semantici di mentre è “Quando invece, quando al contrario, laddove (con valore avversativo)”, nonostante alla voce quando non sia registrato quando invece.
 
Il  rafforzamento di mentre, probabilmente a causa del valore temporale della congiunzione, sempre interpretabile anche come ‘nello stesso momento, nel contempo’, è in realtà piuttosto frequente e può essere realizzato sia con al contrario che con invece. La consultazione della LIZ ci consente di trovare molti contesti che testimoniano l’attuazione della co-occorenza di mentre e invece con modalità diverse: in questa frase di Massimo D’Azeglio, “nel ciclo napoleonico la tirannia era l’eccezione; mentre nel ciclo delle restaurazioni era invece la regola” (I miei ricordi, Parte I, cap. 15 p. 39), la distanza tra mentre e invece, tra cui si inserisce un complemento complesso, fa sì che non sia avvertita alcuna sensazione di “erroneità” o di ridondanza. La casistica è piuttosto varia:
    •     mentre + predicato + invece: citiamo solo un esempio da Pirandello: “ne parla così senza darci alcun peso, mentre insiste molto invece su le ricerche scrupolose da fare” (Nel dubbio, in Dal naso al cielo, p. 76); altre testimonianze in D’Azeglio, Nievo, Oriani, e Tozzi;
    •     mentre + soggetto espresso da nome + invece:  “mescolò al suo dire le più tenere carezze mentre sua moglie, invece, non gli rispondeva più” (Antonio Fogazzaro, Piccolo mondo antico, parte II cap. 6 p. 73); ma anche in Nievo, Oriani e Pirandello;
    •     mentre + soggetto espresso da pronome + invece: “Egli si era fatto timido, mentre ella invece pareva dominarlo con una nuova importanza” (Alfredo Oriani, La disfatta 9.26); ed anche in Nievo, De Roberto, e frequentemente in Pirandello a introdurre battute di dialogo;
    •     mentre + virgola + invece (+ virgola): “non solo a figurarne per seduttore e rapitore, (mentre, invece, sedotto e rapito era lui!)” (Vittorio Imbriani, Dio ne scampi dagli Orsenigo, cap. 14, p. 5); e ancora in Tozzi.
Appare evidente che l’inserimento di invece, a dare forza al valore avversativo di mentre, può avere collocazione diversa all’interno della frase e “regredire” avvicinandosi sempre più alla congiunzione, anche se a volte si sente il bisogno di frapporre almeno la virgola come separatore; probabilmente soprattutto nell’uso parlato e informale questa regressione ha portato ad una fusione dei due elementi in una unità inscindibile.
 
Possiamo concludere che l’uso consolidato e le testimonianze letterarie consentono di considerare l’impiego di mentre invece del tutto legittimo, almeno in contesti caratterizzati da un grado medio di formalità; laddove si voglia mantenere un livello formale più elevato, ma si avverta comunque la necessità del rafforzamento di mentre, sarà preferibile inserire almeno la virgola prima di invece.
 
Per approfondimenti:
    •     Biblioteca Italiana, Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
    •     M. Dardano – P. Trifone, La nuova grammatica della lingua italiana, Bologna, Zanichelli 1997
    •     DISC F. Sabatini – V. Coletti, Dizionario italiano Sabatini-Coletti, Firenze, Giunti 1997
    •     GDLI Grande dizionario della lingua italiana, diretto da S. Battaglia, UTET 1961-2002
    •     GRADIT Grande dizionario italiano dell’uso, diretto da T. De Mauro, UTET 2000
    •     LIZ Letteratura Italiana Zanichelli, LIZ 4.0. CD-ROM della letteratura italiana, a cura di P. Stoppelli e E. Picchi, Bologna, Zanichelli, 2001
    •     F. Palazzi, G. Folena, Dizionario della lingua italiana, Torino, Loescher 1992
    •     N. Zingarelli, Vocabolario della lingua Italiana, Bologna, Zanichelli 2004
 
A cura di Matilde Paoli
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca






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