Scuole in cerca di quattrini. Mancano i soldi
per le supplenze,
scarseggiano quelli per le visite
fiscali e i dirigenti scolastici denunciano il rischio di "dissesto
finanziario". Le prime proteste di presidi lombardi e
emiliani risalgono allo scorso mese di gennaio. Oggi si aggiungono
quelle provenienti da Marche, Sardegna e Sicilia.
Ma per il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, chiamato in
causa da una recente interrogazione parlamentare, non c'è stata "una
diminuzione delle risorse, al contrario queste sono state accresciute".
Ma di
cosa si lamentano, allora, segretari e capi d'istituto?
Repubblica - di SALVO INTRAVAIA
In una lettera indirizzata una settimana fa al ministero, 70 tra capi
d'istituto e direttori dei servizi amministrativi (gli ex segretari)
della provincia di Ancona "segnalano la gravissima situazione di
disagio di tutti gli istituti del territorio". Le scuole vantano un
credito enorme da viale Trastevere e sono state costrette a
confezionare bilanci su somme virtuali. L'Associazione delle scuole
autonome della Sicilia (Asas) stima in 1,6 miliardi di euro il
corrispettivo che il ministero deve ancora alle scuole.
Mentre pochi giorni fa il direttore dell'Ufficio scolastico regionale
della Sardegna, Armando Pietrella, ha scritto al ministero di continue
"segnalazioni provenienti dalle istituzioni scolastiche che evidenziano
la grave situazione per la mancanza di fondi destinati alle supplenze".
Ma di non poterci fare nulla, invitando i capi d'istituto sardi a
nominare lo stesso i supplenti.
Il ministero quest'anno assegnerà agli istituti un budget fisso in
relazione alle unità del personale in servizio incrementato al massimo
del 50 per cento. Ma le scuole hanno ricevuto soltanto anticipi. Per
dare un'idea del taglio operato negli ultimi 5 anni basta guardare
alcune cifre. Per le sole supplenze nel 2004 vennero stanziati 899
milioni, nel 2008 siamo attorno a 323. Maria Rita insegna in una scuola
elementare della provincia di Roma. "Nella mia scuola - spiega - non si
nominano più supplenti da 15 giorni e siamo nel caos più totale: le
classi vengono divise e a farne le spese sono i piccoli scolari,
traslocati da una classe all'altra come pacchi postali". Oltre ai tagli
le scuole devono fronteggiare gli effetti del decreto-Brunetta contro i
fannulloni, che prevede visite fiscali anche per un solo giorno di
malattia. Chi le paga? Il servizio sanitario nazionale presenta il
conto alle scuole che, però, non ce la fanno più. "Aiutateci a gestire
la scuola nella legalità" scrivono 17 dirigenti scolastici di Bergamo.
I capi d'istituto sono di fronte ad un bivio: "destinare pressoché
tutti i fondi disponibili al pagamento delle visite fiscali e
paralizzare la vita degli istituti, oppure infrangere la legge e
disporre solo in minima parte le visite o non pagare le Asl". Lo scorso
dicembre l'onorevole di centro destra Daniela Melchiorre chiese al
ministro Brunetta chi dovesse pagare le visite fiscali. "La questione è
in via di approfondimento", ha risposto il fustigatore di fannulloni.