SINDACATI DELLA SCUOLA, NON FATE I CERCHIOBOTTISTI…
Data: Martedì, 02 dicembre 2003 ore 13:15:53 CET
Argomento: Opinioni


SINDACATI DELLA SCUOLA, NON FATE I CERCHIOBOTTISTI…

 

Che cosa fanno realmente i sindacati per noi lavoratori della scuola?Non sarà che tentano di dare un colpo al cerchio…e uno alla botte?!State un po’ a sentire cosa ne pensa la CGIL delle previste immissioni in ruolo…prof.ssa Silvana La Porta

 

 

Non ho mai amato i sindacati. Non so perché, ma l’idea di mediazioni tra me e qualcun altro, sia questo il datore di lavoro o chiunque capiti, mi è indigesta.

I sindacati, infatti, assomigliano a coloro che son sospesi di dantesca memoria; vivono  in una sorta di limbo dove interessi dei lavoratori e dello Stato entrano in inevitabile conflitto, mandando così a benedire l’ apoliticità delle organizzazioni sindacali.

Altro che apoliticità! Pensiamoci bene: essi collaborano attivamente al sistema politico, erano addirittura considerati un vero e proprio partito nella maggioranza di centrosinistra, molti provenienti dai sindacati sono attivi in politica e propugnano gli inefficaci raduni di piazza cui siamo ormai abituati.

D’altronde il governo sembra volere fare a meno della loro presenza, mentre i lavoratori si mostrano sempre più delusi per le loro posizioni a favore del garantismo, dello status quo e di chi è protetto dalla legge.

Insomma la più grande organizzazione collettiva del nostro paese, con ben 11 milioni di iscritti, fa acqua da tutte le parti. Rappresenta ormai più pensionati che lavoratori, più anziani che disoccupati e precari; e non a caso i sindacati si sono battuti per collocare più di due milioni di titolari di collaborazioni continuative nell’ambito del rapporto di lavoro subordinato. E ancora: nei sindacati convivono due anime, quella di grandi organizzazioni sociali… finanziate però direttamente dallo Stato attraverso i patronati, i CAF, le aspettative e i permessi del settore pubblico!

Un’istituzione camaleontica, dunque, che ha portato formalmente il pubblico impiego alla contrattazione, mantenendo in realtà inalterati privilegi e differenze nell’ambito dello stesso.Un’istituzione che sfugge spesso a ogni controllo e rifiuta la misurazione della rappresentatività, prevista nel 1993.Tutto ciò ci spiega il notevole calo di aderenti in quasi tutti i paesi industrializzati.

E che anche i lavoratori della scuola sono davvero stanchi di essere presi in giro ce lo dimostra la seguente lettera, scritta da una docente precaria, all’indirizzo della CGIL, colpevole a quanto sostiene l’insegnante, di cerchiobottismo…state a sentire…

 

Egregio Prof. Panini,


ho avuto modo di constatare che la CGIL Scuola ha finalmente pubblicato un comunicato nel quale illustra la posizione del sindacato rispetto al problema del precariato.   Molti precari, come la sottoscritta, erano da tempo in attesa di una dichiarazione ufficiale della CGIL che attestasse l'elaborazione di una soluzione al problema del precariato, visto l'atteggiamento tentennante e ambiguo più volte espresso sia in dichiarazioni pubbliche, sia in incontri con diverse categorie di precari.   Per quanto non ancora definita nei particolari, la proposta, però, mi lascia a dir poco perplessa.

Tutto il documento è incentrato sul problema delle immissioni in ruolo sui posti disponibili, come unico rimedio ai mali che affliggono i precari.   Bene, come si fa a non essere d'accordo?   La questione, però, vista l'annosa querelle dei punteggi in terza fascia delle graduatorie permanenti, si presenta complessa.   Questo lo sa bene la CGIL, che infatti elabora una soluzione "geniale", tale che possa essere accettata da tutti i precari: immissioni in ruolo dei vincitori del concorso ordinario e dei precari delle fasce alte, congelamento dei posti destinati al "rimanente personale" e contestuale varo di un decreto-legge finalizzato al riequilibrio dei punteggi, per procedere quindi alle immissioni in ruolo anche dei precari della terza fascia.

La proposta diventa assai singolare quando la CGIL individua i principi a cui questo riequilibrio dovrebbe ispirarsi.   Prendendo atto che l'attuale sistema di reclutamento è «ormai profondamente inquinato» (ma non aveva contribuito essa stessa a definirlo?), essa propone di modificarlo sulla base dei seguenti principi:

  1. «valorizzazione della professionalità acquisita con un percorso specifico di formazione alla docenza» (leggasi "abilitazione SSIS", naturalmente!);
  2. «valorizzazione del servizio (tutti i servizi, non solo quelli specifici) come opportunità per far crescere la propria professionalità» (abbiamo finalmente scoperto che si impara a insegnare insegnando?);
  3. ripristinare «una diversa valutazione fra servizio pubblico e privato» (ma non era stato il "governo amico" di centrosinistra a integrare nel sistema pubblico dell'istruzione anche le scuole private?).

Che dire!   Pare proprio che la proposta CGIL abbia come fine quello di accontentare un po' tutti e di non scontentare nessuno.   Se poi aggiungiamo che nel passaggio dalla prima bozza del DdL, pensato dal governo attuale come "soluzione" al riequilibrio delle G.P., alla versione definitiva sono scomparsi, grazie alle pressioni confederali, i rigidi limiti fissati alla quota di mobilità assegnata tramite le graduatorie permanenti, affidata ora alla contrattazione regionale − dove è facile prevedere che le maglie si faranno più larghe − ecco allora che anche i docenti a tempo indeterminato vengono inclusi in questo "abbraccio ecumenico" della CGIL.

Ma c'è un "ma".   Un "ma" bello grosso.   Eh sì, perché l'ecumenismo della CGIL in realtà fa figli e figliastri: infatti, da un lato esclude dal suo abbraccio ecumenico migliaia di precari storici di terza fascia (vincitori di concorso del 2000 o addirittura del '90 e abilitati col riservato), scavalcati dai sissini, dall'altro strizza non uno ma tutti e due gli occhi ai sissini stessi, offrendo loro su un piatto d'argento la carota dell'immissione in ruolo, sia pure sul "rimanente personale".   Come si spiegherebbe, altrimenti, l'esclusione dei precari in terza fascia dalla richiesta di immissioni in ruolo, fino alla emanazione di un DdL che modifichi le procedure di reclutamento?   E come si spiegherebbe l'enfasi posta sulla «valorizzazione della professionalità acquisita con un percorso specifico di formazione alla docenza» come principio su cui basare queste modifiche?   Il sospetto è che la CGIL stia tentando di far rientrare dalla finestra quanto ha fatto uscire dalla porta (perché decisamente impopolare, oltre che giuridicamente insostenibile), ossia la proposta di Gianfranco Dell'Agnese della CGIL di Pordenone di assegnare ai sissini il 25% dei posti in ruolo.

E allora il salomonico ecumenismo della CGIL si svela per quello che è: sostanziale demagogia che, nel nome di una discutibile "realpolitik", sconsiglia di prendere posizione per non perdere tessere e consensi e cogliere opportunisticamente vantaggi dal dritto e dal rovescio della medaglia.

Un ecumenismo, insomma, che fa rima con cerchiobottismo.

Una proposta astuta, non c'è che dire.   Non sia mai che, in campagna elettorale (per le elezioni RSU di dicembre), la CGIL cada nella trappola di inimicarsi qualcuno!   Tanto, se poi le immissioni in ruolo non ci saranno, la colpa sarà di qualcun altro.   Di Tremonti, per esempio, o magari dei sindacati non allineati o di qualche movimento che, per la sua "cecità politica" divide la categoria e la indebolisce, mettendo i bastoni tra le ruote a chi "sa" come si fa la politica e "sa" quali sono i veri interessi dei precari.Intendiamoci: non siamo certo contrari alle immissioni in ruolo, anzi, né vogliamo "la contrapposizione di tutti contro tutti", ma dopo due anni di scavalcamenti selvaggi di neoabilitati SSIS a spese di precari con esperienze pluriennali di servizio alle spalle, stanchi di ascoltare il refrain dell'"eccellenza" delle Scuole di Specializzazione (che per altro la CGIL non ha mai contestato) per giustificare il trattamento di favore di cui stanno godendo gli abilitati di "serie A", noi storici ci saremmo aspettati una proposta che finalmente puntasse su una stabilità professionale garantita, per tutti e non solo per alcuni, da regole eque, chiare e condivise nel reclutamento del personale docente.

Quella della CGIL ci appare invece un'operazione che giova solo a chi la porta avanti, un'operazione che invece di tutelare i diritti di chi si è trovato fuori gioco perché nel frattempo le regole del gioco sono cambiate, invece di ripristinare diritti acquisiti e cancellati da una serie di provvedimenti iniqui, da un lato liquida tout court come mero "balletto dei punteggi" il DdL approvato e dall'altro, incapace di affrancarsi da vincoli e pressioni lobbistiche, avanza soluzioni che finiscono col camminare sottobraccio proprio a chi vuole la chiamata diretta in tutte le graduatorie [cfr. articolo apparso su "Il Giornale" del 22 ottobre 2003], ai creatori dell'artificioso teorema delle "alte professionalità", al partito dei presidi, sì, proprio l'Anp di Giorgio Rembado e Rosario Drago!«Diamo voce ai precari» è l'invito della CGIL, che adesso ha deciso di scendere in campo con iniziative rivolte a docenti, genitori e studenti.Eccola, intanto, una voce, la mia, che è uguale a quella di tanti altri precari storici di III fascia: sentiti ringraziamenti, ma non è questa la strada per allargare il consenso sociale intorno al sindacato

 

Beh, più chiaro di così…

 

                                                                        Silvana La Porta

 







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