Un augurio di libertà per i 20 anni del web dal suo fondatore
Data: Venerdì, 13 marzo 2009 ore 17:15:55 CET
Argomento: Rassegna stampa


Tim Berners Lee  20 anni fa creava il World Wide Web e, nel giorno dell’anniversario dell’evento, torna a difenderne i caratteri di libertà e socialità, schierandosi apertamente contro il controllo socio-pubblicitario della rete.


Secondo Lee, a nessuna terza parte (sia questa una compagnia commerciale o meno) dovrebbe essere permesso di spiare e studiare le attività virtuali degli utenti durante la navigazione. “Usiamo internet senza pensare che qualcuno possa sapere che siti visitiamo - spiega Lee - Già i soli Url rivelano un’enorme quantità di dati riguardo le vite delle persone, le loro passioni, le paure e i gusti. Sono informazioni estremamente sensibili”.


In particolar modo, lo scienziato informatico vuole preservare l’aspetto sociale del web, la spontaneità derivante dall’interazione immediata, e il suo utilizzo didattico: i forum a sfondo politico e sessuale sono terreno fertile di confronto, secondo Lee, mentre le pagine informative riservate alla medicina e alle necessità più pratiche assolvono a bisogni che sarebbe opportuno non venissero sfruttati commercialmente.


Gli utenti, se conoscessero la capillarità del controllo sulla rete e se fossero consapevoli delle elaborazioni commerciali delle operazioni di monitoraggio, userebbero internet in una maniera diversa, meno ingenua ma anche meno propositiva e partecipe.

La questione dell’archiviazione, dell’utilizzo dei dati e dei profili digitali torna a essere d’importanza vitale per il futuro del web, oggi che si cerca di immaginarne lo sviluppo e che il suo sfruttamento commerciale comincia a essere davvero massiccio. Google presenta un sistema di pubblicità mirata, British Telecom e Phorm monitorano 30 mila internauti britannici per spedire poi  ad centrati sui loro interessi, Amazon colleziona dati su dati stilando così identità digitali dei consumatori più dettagliate di qualunque indagine di mercato.


Ci sarà una forte pressione commerciale per il rilascio di queste informazioni personali - continua Lee - Il principio, in prima battuta, dovrebbe essere quello di non registrarli né archiviarli”.


I problemi riguardanti la privacy sopraggiungono quando la registrazione delle attività viene condivisa o venduta ad altri siti per scopi commerciali.

In questo senso, la legislazione, in Italia come nel resto d’Europa, non tutela a sufficienza i navigatori, e non è al passo con le rapide evoluzioni del mezzo internet.

Serve un adeguamento anche istituzionale: “Il potere di queste informazioni ricavate dal web è talmente grande che l’incentivo commerciale è troppo allettante per le compagnie - spiega Tim Berners Lee - E’ essenziale chiarire che un simile trattamento dei dati è illegale”.


Il dibattito sulle identità digitali, sulla loro formazione e sul loro sfruttamento commerciale, è aperto e non si può ignorare. Navigando in internet lasciamo tracce e immagini di noi che poi divengono proiezioni per gli esperti di marketing di ogni risma. Riguarda il nostro essere, i nostri interessi e ciò che riteniamo (in maniera più o meno letterale) privato.







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