Acireale: CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN TEATRO SOCIALE
Data: Venerdì, 13 marzo 2009 ore 00:00:00 CET
Argomento: Istituzioni Scolastiche


È partito alla grande ad Acireale il Corso di alta formazione in Teatro sociale organizzato dal Centro di cultura per lo sviluppo e dall’associazione Nemoprofeta di Ragusa. La sala della Biblioteca Zelantea era stracolma. Il presidente del Centro di cultura, dott. Paolo Nicolosi non ha mancato di ricordare i grandi meriti vantati dalla dottoressa Maria Barbagallo, già ondatrice

della Scuola superiore di servizio sociale, la professionalità della direttrice del Centro di cultura, dottoressa. Graziella Brex, e lo zelo del personale tutto, ringraziando poi Nemoprofeta per la sua disponibilità e la Fondazione del Credito siciliano, rappresentata dal dott. Filippo Licata, per il contributo dato alla cerimonia inaugurale del Corso. I lavori sono stati introdotti dal dott. Giuseppe Contarino, che ha sottolineato come nel Teatro sociale

tutti sono contemporaneamente primi attori e servi di scena e perciò possono esprimere liberamente ciò che sentono; invadere lo spazio comune, esigere rispetto e rispettare, acquisendo quella sicurezza, quella consapevolezza dei propri mezzi che poi risulta indispensabile anche nel gioco della vita. Un teatro del genere, di norma ma non esclusivamente, è fatto dagli ultimi e per gli ultimi, ai quali viene fornita l’opportunità di abbandonare ogni posizione angosciante di retroguardia e di trasformare il loro “problema” in risorsa collettiva. Va detto che col teatro sociale non viene insegnato a recitare, ma a vivere; a pensare pensando, a muoversi agendo, a confrontarsi con gli altri, a prendere pieno possesso del proprio corpo a valorizzare i bagliori di speranza che vengono dal contesto. Lo “spettacolo”, dunque, non è finalizzato all’applauso o alla recensione, ma all’autostima degli “interpreti”, i quali rappresentando se stessi in maniera autentica, naturale e irripetibile, apprendono a conoscersi meglio, ad accettarsi, a esorcizzare il proprio disagio, qualunque esso sia. La vita, insomma, si fa teatro; il teatro, anticipatore del futuro. Da questa premessa – ha proseguito il dott. Contarino – scaturiscono tre conseguenze. Non c’è bisogno di competenze specifiche, di attrezzature, scene e costumi particolari. Ciascuno si confronta con le proprie difficoltà di movimento, di parola, di udito, di relazionarsi con gli altri e, così facendo, progredisce e approda a situazioni migliori. Non c’è bisogno neanche di un pubblico da sorprendere, da stupire, da provocare o da divertire, dal momento che attori e spettatori

coincidono. E non c’è , infine, bisogno di una trama inventata perché gli attori, sulla base delle provocazioni del terapeuta, dicono, senza astuzie o ammiccamenti, di sé, rivisitano automaticamente il proprio disagio, si proiettano nel domani. L’handicap fisico o psichico, la droga, l’esperienza della guerra, il carcere, la povertà, il pregiudizio, la discriminazione politica, economica, sociale, lo status di minoranza o di immigrato, il disagio familiare sono una camicia di forza dalla quale ci si può liberare. Temi del T. S. possono essere non solo le storie individuali, ma anche quelle di gruppo, dove il dialogo ha ceduto il posto al monologo della politica, al comando degli arroganti, alla costrizione imposta dai vincitori, alla filosofia consumistica, tutte situazioni queste che, talvolta, appaiono irreversibili e senza

ritorno. Avviandosi alla conclusione, il presidente dell’Accademia ha precisato che “il metodo seguito è quello maieutico che non offre soluzioni e risposte preconfezionate,

ma pone domande, crea provocazioni ed emozioni, mette l’interlocutore in condizione di cambiare, passo dopo passo, la propria storia. La maieutica può essere positivamente sperimentata anche in situazioni di normalità per stimolare potenzialità nascoste, favorire la socializzazione, abbattere gli steccati del pregiudizio e delle sovrastrutture e aprire orizzonti nuovi. Il T. S. trova così applicazione anche nelle scuole, nei centri di aggregazione

e di cura, nelle carceri, nelle istituzioni, in progetti di animazione di promozione e di sviluppo del territorio perché, trasformandosi in lente di ingrandimento, aiuta a crescere, individualmente e socialmente”. L’oratore ha quindi proceduto a presentare i due relatori della serata, il dott. Guglielmo Schininà, presidente di “Nemoprofeta”, e il prof. Claudio Bernardi. Si tratta di due esperti in campo internazione di Teatro sociale: il primo collabora con l’Organizzazione internazionale per la Migrazione , l’Unicef, le Nazioni Unite, il Consorzio italiano di solidarietà e ha guidato la sperimentazione in oltre venti Stati (attualmente è impegnato nella striscia di Gaza); il secondo, è direttore scientifico dei corsi di alta formazione in Teatro sociale presso l’Università Cattolica di Milano e viene ordinariamente

chiamato anche all’estero per la preparazione di docenti e di operatori teatrali. Entrambi vantano numerose pubblicazioni ritenute fondamentali per un approccio consapevole al Teatro sociale. I due relatori hanno pienamente confermato la stima

che li circonda; si sono avvalsi di filmati molto eloquenti e hanno raccontato alcune delle loro esperienze, che sono approdate a risultati entusiasmanti. Alla fine del loro dire, sono stati salutati da calorosi applausi.. Il Corso vero e proprio ha avuto inizio sabato 31 gennaio e si protrarrà per un biennio. È, dunque, ancora possibile parteciparvi.

A.Z. da AKIS







Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-14718.html