TAGLI E RIFORMA DELLE PENSIONI: ESODO DI PROF DALLA SCUOLA
Data: Mercoledì, 11 marzo 2009 ore 00:05:00 CET
Argomento: Comunicati


Tagli e riforma delle pensioni esodo di prof dalla scuola
10-03-2009

 Spazi aperti per i precari, e la Bastico (Pd) chiede alla Gelmini
di appoggiare il piano di salvaguardia presentato dall'opposizione

di SALVO INTRAVAIA

 E' esodo dalla scuola e per i precari si apre qualche spiraglio. In questi giorni si stanno tirando le somme, e quello che in un primo momento veniva registrato come un forte incremento rispetto a 12 mesi fa sta assumendo le dimensioni di un vero e proprio esodo. Secondo le stesse stime ministeriali alla fine si raggiungerà un numero di pensionamenti più che doppio rispetto all'anno in corso. Al 60 per cento delle richieste esaminate, la cifra di coloro che hanno deciso di lasciare la cattedra a settembre è già da capogiro: sono già 31 mila e le proiezioni dei tecnici ministeriali arrivano a 40mila richieste di pensionamento. L'anno scorso furono poco meno di 19 mila.
 Il boom di quest'anno, secondo le prime analisi, sarebbe figlio della stessa riforma Gelmini che ha messo in campo il più consistente taglio del personale scolastico degli ultimi decenni: meno 87 mila docenti e 42 mila e 500 Ata (Amministrativi, tecnici e ausiliari) in tre anni. Ma non solo: il tam tam sull'elevamento dell'età pensionabile a 65 anni per le donne ha completato il quadro di incertezza che ha indotto i più a lasciare “prima che fosse troppo tardi”.
La riforma della scuola primaria (l'ex elementare), che prevede il taglio di 34 mila cattedre nei prossimi cinque anni, non lascia nessuna certezza neppure alle maestre di ruolo da anni. Discorso analogo per la scuola secondaria di primo grado (la scuola media) dove sono in previsione tagli per 20 mila posti in tre anni. Ma uno dei fattori che probabilmente ha indotto molte insegnanti a passare la mano è stato il paventato innalzamento dell'età pensionabile per le donne. Quello che oggi è più di una ipotesi a dicembre era soltanto una voce, ma è bastata per indurre migliaia di docenti ad abbandonare la scuola. Va ricordato che in Italia circa due terzi degli insegnanti sono donne.

 Ma la fuga di quest'anno può anche essere letta positivamente. Basta essere precari e sapere che il numero delle prossime assunzioni dipenderà dai pensionamenti. Quattordici mila sembrano certe ma potrebbero anche essere di più. A meno che, il ministero non decida di utilizzare i posti lasciati liberi dai docenti in pensione per attenuare l'impatto dei tagli decisi in Finanziaria. Nei prossimi giorni, tutte le tessere del complicato puzzle andranno a posto e finalmente gli oltre 141 mila in servizio sapranno qualcosa in più del loro futuro.
 Intanto, dall'opposizione e dal sindacato arrivano richieste precise al ministro Gelmini. “Per dare spazio ai precari c'è una ricetta molto semplice: non fare tagli agli organici, o almeno farne meno”, dichiara Frencesco Scrima, leader della Cisl scuola. “Anche per le graduatorie dei precari esiste una soluzione efficace: procedere alle assunzioni in ruolo sulle disponibilità che, nonostante tutto, anche oggi ci sono".
Anche l'opposizione scende in difesa del precariato. Mariangela Bastico (Pd) propone alla Gelmini “un terreno concreto di condivisione” tra governo e opposizione: la stabilizzazione del personale precario della scuola e più equi ammortizzatori sociali per coloro per i quali fosse impossibile rinnovare l'incarico per il prossimo anno scolastico”. Il piano di assunzioni del governo Prodi prevedeva altre 60 mila immissioni in ruolo (50 mila docenti e 10 mila Ata) per quest'anno ma l'attuale esecutivo non sembra intenzionato a darvi seguito. Bastico, in una lettera indirizzata al ministro Gelmini, chiede al governo di sostenere l'emendamento presentato al decreto anticrisi dall'opposizione che prevede l'introduzione di una indennità di disoccupazione (pari al 60 per cento dell'ultima retribuzione per i primi 12 mesi e del 50 per cento per ulteriori 12 mesi) a favore dei precari della scuola che nel 2008/2009 hanno lavorato per almeno 180 giorni e non dovessero essere riconfermati dal prossimo primo settembre.






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