Con buona pace di atei e razionalisti anche la Chiesa celebra Darwin
Data: Domenica, 08 marzo 2009 ore 00:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Sono tante le aspettative destate dal convegno sull’evoluzione che inizia oggi a Roma alla Pontificia Università Gregoriana. Aspettative derivanti dal tema, «L'evoluzione biologica: fatti e teorie - Una valutazione critica 150 anni dopo L'origine delle specie»:è l’argomento scientifico dell’anno e ormai ovunque si susseguono dibattiti, convegni, manifestazioni che illustrano e approfondiscono i molteplici risvolti degli studi avviati da Charles Darwin e periodicamente alimentati da polemiche che hanno raggiunto l’opinione pubblica, travalicando l’ambito della scienza per invadere i campi dell’educazione, della filosofia, della teologia.

L’attesa per l’evento è data anche dalla sua imponenza e rilevanza internazionale: il convegno è inserito nel progetto STOQ (Science, Theology and the Ontological Quest), è posto sotto l’alto patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e per cinque giorni vedrà alternarsi i massimi esponenti dei diversi “mondi” coinvolti in questo dibattito: scienziati, filosofi e teologi faranno il punto sui dati dell’evoluzione emersi dalla paleontologia, dalla biologia molecolare e dalla classificazione delle specie; una particolare attenzione sarà rivolta all’origine dell’uomo, per poi passare alle implicazioni filosofiche e teologiche. Un totale di nove sessioni, con oltre trenta relazioni base, con lo scopo dichiarato non tanto di dare risposte definitive quanto di «incontrarsi per vedere insieme come operare in questo campo delicato e distinguere e articolare razionalmente i vari livelli: il livello scientifico dei fatti conosciuti, rispetto all’evoluzione; il livello altrettanto scientifico della o delle teorie dell’evoluzione, in quanto comportano il tentativo di spiegazione dei meccanismi della stessa; il livello dell’interrogazione filosofica su queste realtà; il livello teologico, nel confronto con il dato rivelato della Bibbia, a partire da una corretta esegesi dei testi».

Alla luce delle anticipazioni sugli interventi dei primi giorni, un elemento che balza all’occhio è la frequenza con la quale ricorrono espressioni del tipo: “restano dei problemi”, “ha sollevato seri dubbi”, “molto resta da imparare” e simili.

L’intervento che aprirà i lavori, ad esempio, tenuto dal celebre paleontologo inglese Simon Conway Morris, esaminerà la cosiddetta “esplosione cambriana”, cioè quel repentino fiorire di nuove specie circa 500 milioni di anni fa e per il quale «ancora non esiste una spiegazione generale». Conway Morris, noto per la sua tesi delle convergenze evolutive, riaffermerà il ruolo esplicativo delle testimonianze fossili contrastando l’enfasi che spesso si pone sulla totale casualità del processo evolutivo e sulla impossibilità di vedere emergere strutture in qualche modo prevedibili.

Gli farà eco, sul versante della biologia molecolare, il premio Nobel Wernere Arber, che descriverà le principali strategie naturali per generare le variazioni genetiche le quali agiscono come propulsori dell’evoluzione insieme a vari altri fattori non genetici: si tratta di un processo complesso e grandioso, col quale «la natura si prende attivamente cura dell’evoluzione di popolazioni di organismi» assicurandone una preziosa “stabilità genetica”.

Toccherà poi a Jean Gayon, dell’università di Parigi, tracciare la storia delle teorie evolutive indicando le critiche via via rivolte ai due principi base dell’evoluzionismo darwiniano, le mutazioni casuali e la selezione naturale; mentre Jeffrey Feder, zoologo dell’università dell’Indiana, presenterà gli attuali punti di vista su quello che per Darwin era un totale mistero, cioè il processo di formazione di nuove specie, del quale oggi si inizia a comprendere qualche meccanismo.

Un quadro scientifico molto ricco e variegato quello attuale; stimolante e denso di suggestioni per chi vuole mantenere una visione “ampia” della realtà naturale, senza ridurne l’esuberanza e senza isterilire la “creatività” – come la chiama il biologo Francisco Ayala – di quel mix «ingarbugliato di caso e necessità» che sospinge l’avventura evolutiva dei viventi.

Sarà interessante vedere come reagiranno i numerosi filosofi partecipanti al convegno, impegnati in una attenta riflessione che sappia evidenziare senza ambiguità il carattere di teoria scientifica del darwinismo, sempre “in evoluzione”, e per tale ragione mai da considerare come una verità definitiva né tanto meno da contrapporre ad altre verità, ad esempio di ordine religioso.

Dal canto loro teologi e biblisti, pure loro ben rappresentati nel programma romano, potranno mostrare la sterilità di tante contrapposizioni e proporre strumenti per evitare ogni opposizione frontale tra creazione ed evoluzione, nonché le polemiche suscitate dall’Intelligent Design come se fosse una teoria scientifica alternativa al neodarwinismo. Secondo i promotori del convegno, «un cristiano può credere nel disegno provvidenziale di Dio nella Creazione, senza farne una ‘teoria scientifica’ concorrente ad un’altra: stiamo decisamente su un altro piano d’interpretazione. Questo però suppone, reciprocamente, che nessuna teoria scientifica si voglia erigere a spiegazione ultima della realtà, ciò che ne farebbe o una pseudo-metafisica, o una pseudo-religione – in ogni caso, il contrario della scienza».

da www.sussidiario.net









Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-14651.html