ARISTOTELE NEL NOVECENTO
Data: Mercoledì, 04 marzo 2009 ore 00:05:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Enrico Berti

Aristotele nel Novecento

Editore Laterza, Roma-Bari, 2008

In Aristotele nel Novecento, apparso per la prima volta nel 1992 e riedito con il complemento di una nuova Prefazione, il filosofo Enrico Berti mostra come il pensiero aristotelico, che ha pervaso la cultura occidentale per circa due millenni, suscitando entusiastiche adesioni e strenue opposizioni, abbia notevolmente influenzato anche la riflessione filosofica del XX secolo, dimostrando così una vitalità capace di resistere al tempo.

Berti, che si colloca tra i più insigni studiosi di Aristotele e del suo pensiero, si interroga proprio riguardo a tale straordinaria longevità. Il percorso che egli traccia ha l’obiettivo di indagare e motivare la fortuna di un sistema, quello aristotelico, che sarebbe corretto definire “aperto”, in quanto organico, unitario ma, nello stesso tempo, versatile e suscettibile di integrazioni continue: una caratteristica, quest’ultima, che lo rende estremamente duttile pur non inficiandone l’intrinseca coerenza. L’indagine di Berti ha come premessa essenziale una conoscenza approfondita e solida del pensiero aristotelico, a partire dalla quale diviene possibile rintracciarne alcuni elementi caratterizzanti – concetti, dottrine, distinzioni, categorie… – negli autori e nella storia della filosofia del Novecento, non rimanendo confinati al solo ambito logico –metafisico, ma rivolgendosi anche all’etica e alla politica, con un’incursione finale nell’epistemologia contemporanea.

In tal modo, di pagina in pagina, l’autore svela i ‘debiti’ che alcuni pensatori-chiave del XX secolo hanno nei confronti dello Stagirita, costruendo un percorso estremamente affascinante e ricco di spunti, particolarmente adatto agli appassionati di filosofia. A titolo di esempio: soffermandosi sul pensiero di Martin Heidegger, Berti mostra come, nelle diverse fasi della sua vita e dell’evoluzione della sua riflessione, il filosofo tedesco abbia tentato di reinterpretare alcuni concetti fondanti del sistema aristotelico, quali quelli di ousìa (“sostanza”), dỳnamis (“potenza”) ed enèrgeia (“atto”); analizzando poi l’opera di uno dei massimi esponenti del pensiero analitico, l’oxoniense Gilbert Ryle, il nostro autore nota come quest’ultimo si sia in un certo senso ‘appropriato’ della dottrina aristotelica delle categorie.

E ancora: se si presta la dovuta attenzione ai testi, continua Berti, l’ermeneutica di Hans-Georg Gadamer rivela importanti riferimenti alla phrònesis (“saggezza pratica”) aristotelica, mentre l’epistemologo austriaco Paul Feyerabend ha difeso apertamente l’assunto aristotelico per il quale l’interpretazione della natura si fonda sul cosiddetto “senso comune” o esperienza percettiva.

Il percorso tracciato da Berti ha il merito di raggiungere due obiettivi: da un lato, offre un’interessante e dettagliato spaccato della filosofia del Novecento e di alcuni dei suoi autori e dei suoi dibattiti; dall’altro, restituisce al lettore tutta la versatilità, la compiutezza e la lucidità del sistema aristotelico che, nella duplice veste di fonte inesauribile di ispirazione e riflessione e di oggetto di critiche e opposizione, rappresenta una delle pietre miliari della cultura occidentale.

Lisa Vagnozzi







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