IL DOVERE DI RISCOPRIRE VERGA
Data: Domenica, 01 marzo 2009 ore 15:30:03 CET
Argomento: Rassegna stampa


IL DOVERE DI RISCOPRIRE VERGA
«Oggettivamente lo studio di Verga a Catania ha segnato il passo per qualche tempo: è tempo di riprendere il cammino. Gli Annali della fondazione Verga hanno subito una eclisse: ma siamo ripartiti con una nuova serie che si apre al mondo accademico internazionale come riferimento specialistico di qualità e soprattutto alla diffusione culturale nazionale e cittadina. È uno scopo importante che stiamo perseguendo con incontri anche fuori dalla cerchia accademica. Se gli avanzamenti degli studi dovessero interessare solo gli specialisti ci potremmo raccontare le cose tra di noi, per telefono...».
Così Nicolò Mineo, che è stato preside della facoltà di Lettere della nostra università ed ora presiede la fondazione Verga (e ne ha rilanciato le pubblicazioni con un attivissimo programma editoriale) si è espresso lunedì sera nel salone della Fondazione stessa, davanti a un attento pubblico di specialisti e di giovani chiarendo che le pubblicazioni verghiane e relative a tutta l'intensa stagione del verismo siciliano saranno affidate ad una organizzazione di edizione e distribuzione di vasto respiro nazionale e con gli adeguati agganci internazionali. E si comincia da subito: agli inizi del prossimo mese sarà presentato un saggio di Rosa Maria Monastra dal titolo intrigante, «Le finestre del Verga», che promettono di essere un apporto significativo sul mondo interiore dello scrittore e su quello esteriore, con la finestra a segnare il confine tra i due.
Forse nel passato si è stati troppo sbrigativi nell'etichettare il Verismo e l'impersonalità verghiana trascurando le prospettive più raccolte di quel Giovanni Verga che pur intitolò «Drammi Intimi» una intera collana di narrazioni. La cultura italiana e la scuola che dovrebbe esserne la rifrazione si aspettino novità. Intanto il contenuto del primo numero degli Annali è stato illustrato con competenti precisazioni e con adeguato inquadramento storico da personalità di rilievo degli studi verghiani nella nostra università: Alida D'Aquino, Andrea Manganaro e Giuseppe Sorbello (i saggi sono stati firmati da Alessandra Santi, Dora Marchese, Giorgio Longo, Maria Di Venuta, Rosaria Sardo e Maria Valeria Sanfilippo). Nella relazione introduttiva, Alida D'Aquino ha delineato l'apporto del prof. Francesco Branciforti che è stato l'animatore della Fondazione ed è tragicamente scomparso l'anno scorso. Il suo saggio ha indagato sulle trasformazioni della novella verghiana «Caccia al Lupo» quando divenne opera teatrale e quando infine divenne soggetto cinematografico firmato da Dina di Sordevolo (la colta continentale di cui il Verga subì il fascino) e poi sostanzialmente rivisto e ampliato dallo stesso scrittore. La trama era sempre la stessa, ma lo stile e il taglio cambiarono di molto, come avviene nella odierna multimedialità. Un saggio purtroppo postumo che apre nuove prospettive e che sarà seguito nel prossimo numero della rivista da un altro che l'infaticabile studioso aveva già preparato assieme ad altri filoni di ricerca che la vivacissima Fondazione ha già messo in cantiere.
Ed è questa la caratteristica dei nostri studi verghiani che il prof. Mineo indica come antidoto alle difficoltà del passato: ci sono tantissimi giovani che con solerzia e dedizione si impegnano negli studi e già ne presentano i frutti maturi: nelle più varie e insospettate direzioni.
 






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