APPROVATO IL DDL BRUNETTA: RIDOTTO IL RUOLO DELLA CONTRATTAZIONE E DEL SINDACATO
Data: Venerd́, 27 febbraio 2009 ore 00:05:00 CET
Argomento: Opinioni


Approvato il DDL Brunetta sul lavoro pubblico.

Ridotto il ruolo della contrattazione e del sindacato
 

Con votazione nominale a scrutinio simultaneo:  favorevoli 154, contrari 1, astenuti 0, votanti 155, presenti 156 è stato approvato definitivamente in Senato  “il Disegno di Legge delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni nonché disposizioni integrative delle funzioni attribuite al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e alla Corte dei conti”.

 Siamo di fronte ad una legge delega ad ampio mandato, che il ministro Brunetta dovrà articolare concretamente con più Decreti delegati. La legge definisce gli ambiti e i principi generali che il governo dovrà perseguire attraverso la decretazione.

 Uno dei punti che segna una svolta radicale e che imporrà alla contrattazione un ruolo mutilato è sicuramente la modifica del  secondo periodo del comma 2 dell’articolo 2 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.

In pratica non si consente più ai contratti di derogare da leggi statuti e regolamenti relativi ai rapporti di lavoro nel pubblico, a meno che ciò non sia espressamente previsto dalla legge.

Si tratta, in tutta evidenza, di un ritorno alla preminenza legislativa, anche in materia di lavoro e di una riduzione netta degli spazi lasciati alla normativa pattizia.

Il significato chiarissimo è l’intento di lasciare al sindacato un ruolo marginale e più contenuto. Dopo gli anni della privatizzazione dei rapporti di lavoro c’è una chiara inversione di tendenza. E’ evidente, come sia neanche tanto nascosta l’esigenza di mettere sotto controllo politico il sindacato e le sue scelte.

La legge delega inoltre pone fra gli obiettivi l’ omogeneizzazione degli assetti del lavoro pubblico con quelli del lavoro privato, soprattutto per quanto riguarda il sistema delle relazioni sindacali; auspichiamo che venga colta l’occasione per rendere certi e trasparenti i sistemi di misurazione della rappresentatività sindacale nel privato.

Particolare rilievo viene dato alla valutazione sia delle strutture amministrative in ordine ai risultati, sia di tutti i pubblici dipendenti per i quali è disposta, senza alcuna distinzione tra le categorie professionali,  la valutazione del merito connesso alla carriera.

Le campagne di denigrazione dei dipendenti pubblici accusati di essere fannulloni erano, con tutta probabilità, finalizzate proprio a raggiungere, senza ostacoli, questo obiettivo.

 Affrontare il nodo della valutazione e risolverlo positivamente presuppone che, in alcuni ambiti professionali, devono essere superati alti livelli di complessità e che scelte fatte con superficialità finiranno per produrre  gravi danni al sistema pubblico piuttosto che migliorarne efficienza e qualità.

Altre norme di indirizzo lasciano grande sconcerto come quelle sulla riduzione dei comparti contrattazione, la composizione dei quali poi viene lasciata alla contrattazione quadro: un regalo a CGIL, CISL e Uil ed una condanna a morte per le Organizzazioni autonome.

Il giudizio su questa legge con le ambiguità che contiene e per le scelte che propone non può non essere particolarmente negativo.   

 Stupisce non poco l’atteggiamento collaborativo dell’opposizione che ci rafforza nella convinzione profonda che  il sindacato debba prendere sempre più le distanze dai partiti e dalle ideologie che rappresentano.  (riproduzione vietata anche parziale)

 

Roma, 25 febbraio 2009
Prof. Alessandro Ameli
Segretario Generale
 






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