''RICREAZIONE'' : GLI INSEGNANTI UNIVERSITARI RISPETTANO GLI ALUNNI?
Data: Giovedì, 26 febbraio 2009 ore 11:35:49 CET
Argomento: Opinioni


GLI INSEGNANTI UNIVERSITARI RISPETTANO GLI ALUNNI?
 
Cosa fanno i nostri alunni dopo i cinque anni di scuola superiore? Se continuano a studiare, verso quale università vanno? Che cosa li attende dopo di noi, dopo i professorini piccoli piccoli che li hanno ampiamente coccolati e capiti e sempre, colpevolmente, non c’è dubbio, compresi?
Ebbene, come ogni anno, giungono dal pianeta università le prime testimonianze dei nostri ragazzi degli anni precedenti. E non sono affatto rose e fiori. E’ difficile l’università, anche quella un po’ annacquata dei mediocri tempi odierni. E’ diverso lo studio universitario rispetto a quello scolastico: necessita di impegno costante, precisione,  metodo, costanza ferrea. E a questo, oggi, quanto li ha abituati la “rilassante” scuola italiana, sempre livellata verso il basso, sempre attenta alla coda e mai alle vette? Poco, diciamoci la verità. Poco e male. E son problemi, problemi amari. Delusioni, sconfitte, pentimenti, ritirate fulminee. Nemmeno un briciolo di grinta si ritrovano i nostri giovani, sempre sostenuti e aiutati, da famiglia, insegnanti e adulti più in generale. Ma all’università è cominciata la vita, quella vera, fuori dalla fiaba della scuola dove c’era Biancaneve e alla fine arrivava il principe azzurro.
All’università si è soli. Un numero, non persone con nome e cognome, come si era a scuola. E in certe facoltà ogni esame può diventare un incubo. E il problema non è solo la preparazione perché ben venga il rigore, chi non merita non deve andare avanti, ci mancherebbe (sperando che il rigore riguardi indistintamente tutti i candidati). Il problema è anche l’atteggiamento di certi docenti, diciamo un po’ cattedratici e solenni, molto diversi dai modesti docenti di scuola. Che non solo vogliono, come devono, verificare la preparazione dei giovani, ma giudicano tutto di loro: come sono vestiti, con quale tono di voce parlano, se hanno il loro libro in originale poggiato sul banco.
E allora ci viene da pensare che  tante cose gliele abbiamo insegnate. Tante altre probabilmente no. Ma una su tutte abbiamo sempre cercato di tenere ben salda: il rispetto dell’altro, al di là degli ovvi ruoli. E in questo forse qualche insegnante universitario ha ancora tanto da imparare.

SILVANA LA PORTA








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