IL DDL BRUNETTA E' LEGGE
Data: Giovedì, 26 febbraio 2009 ore 00:05:00 CET
Argomento: Comunicati


Il DdL Brunetta è legge
di R.P.
Lo ha deciso il Senato nella mattinata del 25 febbraio. Nessuna modifica rispetto al testo già approvato alla Camera. Il Governo ha 9 mesi di tempo per adottare i decreti attuativi.
Nella seduta antimeridiana del 25 febbraio il Senato ha approvato il disegno di legge Brunetta che delega il Governo ad adottare provvedimenti per ottimizzare la produttività del lavoro pubblico, l'efficienza e la trasparenza delle pubbliche amministrazioni.
Ai lavori è intervenuto anche lo stesso ministro per la Funzione Pubblica Renato Brunetta che ha assicurato i senatori che il Parlamento sarà adeguatamente coinvolto nella elaborazione dei decreti delegati.
Il Ministro ha sottolineato che con questo disegno di legge si apre una stagione importante per la riforma della pubblica amministrazione ch dovrà garantire ai cittadini efficienza, trasparenza e responsabilizzazione.
Rispetto al testo approvato alla Camera non sono state introdotte modifiche, dal momento che tutti gli emendamenti presentati sono stati respinti o ritirati, anche se il Governo ha accolto alcuni ordini del giorno.
Scontate le dichiarazioni di voto: Pdl e Lega Nord si sono espressi a favore si sono espressi; i tre gruppi dell'opposizione (PD, Udc e IdV), pur concordando sulle finalità di modernizzazione della pubblica amministrazione e sull'introduzione di meccanismi capaci di garantirne l'efficienza, la trasparenza, la promozione del merito e della produttività e la sanzione del mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati, hanno annunciato il proprio voto contrario.
Fra i motivi addotti dall’opposizione ci sono la mancata soluzione dei problemi della dirigenza, la possibilità di derogare per legge a contratti o accordi collettivi e l'esclusione del risarcimento del danno nella cosiddetta class action, l'azione collettiva promossa da cittadini danneggiati da atti della pubblica amministrazione.
A partire dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale decorreranno i tempi (9 mesi) per l'adozione da parte del Governo dei decreti leglislativi di attuazione. Tenuto conto che di mezzo c'è anche la pausa estiva, i tempi sono davvero ristretti.
25/02/2009
 
ECCOVI IL COMMENTO DELLA CGIL
 
 
 Approvato definitivamente il disegno di legge delega di riforma della pubblica amministrazione e della contrattazione


Ribadiamo il giudizio negativo già espresso sul disegno di legge delega che nel suo iter è, se possibile, ulteriormente peggiorato. La legge deriva direttamente dal piano industriale presentato dal ministro nel maggio 2008 su cui Cgil Cisl e uil avevano espresso un giudizio pesantemente negativo.

Secondo il Ministro è la rivoluzione copernicana che renderà efficienti e competitive le pubbliche amministrazioni, ma la filosofia di fondo è quella che ha contraddistinto il suo operato fino ad oggi: i pubblici dipendenti sono tutti fannulloni, costano troppo e il sindacato, è un intralcio. E quindi la legge con l’unico scopo di evitare la contrattazione integrativa e limitare il ruolo del sindacato, bloccare le carriere, ridurre ulteriormente il potere d’acquisto dei pubblici dipendenti, umiliarli con il continuo richiamo a valutazioni, provvedimenti disciplinari, punizioni anche economiche.

 Il Ministro introduce un sistema autoritario, incentrato su una dirigenza sottoposta ad un pesante controllo politico.
Il Governo ha la delega per introdurre strumenti di valorizzazione del merito e di incentivazione della produttività anche mediante “il principio di selettività e di concorsualità nelle progressioni di carriera e nel riconoscimento degli incentivi” e quindi: risorse solo ai singoli che verranno giudicati meritevoli; valutazione positiva che diventerà titolo per la carriera, anche per le progressioni economiche; parte delle economie conseguite con i risparmi sui costi di funzionamento erogate solo al personale direttamente coinvolto. Il Governo toglie la possibilità di contrattare l’ordinamento del personale: infatti si prevede che le progressioni di carriera avvengano solo per concorso pubblico con riserva di posti per gli interni non superiore al 50%. Inoltre è prevista la riserva di accesso dall’esterno nelle posizioni economiche apicali.

Questa legge ci riporta al periodo delle qualifiche funzionali il cui effetto è stato che le carriere sono state il blocco per 15-20 anni. La contrattazione integrativa e la riforma degli ordinamenti, le hanno accelerate. Inoltre sono introdotte pesanti limitazioni e controlli sui costi della contrattazione integrativa

Alla base della legge c’è un criterio molto vecchio: il pubblico impiego è unico, composto da amministrazioni uguali con uguali fini istituzionali. Oggi esistono realtà diverse con compiti diversi e alcune come l’università, la scuola, la ricerca, gli enti locali hanno una forte autonomia. Queste norme non permetteranno alle Amministrazioni di adeguare l’organizzazione del lavoro alle proprie esigenze, tanto più che le norme potranno essere derogate dalla contrattazione o dai regolamenti solo se espressamente previsto dalla legge. Ma se l’applicazione risulterà incompatibile con le autonomie si potrà applicare solo alle amministrazioni centrali dello Stato; quindi le amministrazioni autonome eserciteranno la loro potestà legislativa o regolamentare con la conseguente frammentazione delle regole e dei diritti. E’ la tomba dei contratti nazionali come cornice di solidarietà.

Le norme previste nel disegno di legge non portano allo snellimento delle procedure e ad una vera efficienza né pongono un freno alle dinamiche clientelari che hanno dilatato a dismisura la spesa pubblica. La legificazione del rapporto di pubblico impiego riporta a situazioni già viste: un intervento improprio della politica nell’organizzazione del lavoro e nelle relazioni sindacali.

Se l’azione del ministro non fosse dettata da pregiudizio e facili slogan si accorgerebbe che i contratti già consentono di valutare i dipendenti, di distribuire in modo equo le risorse del salario accessorio, di formarli, di sottoporli a sanzioni in caso di inadempienze rispondendo meglio alle esigenze e alle finalità di una moderna pubblica amministrazione

Riportiamo il commento della FLC Cgil ed in grassetto le modifiche apportate alla Camera.

Roma, 25 febbraio 2009

Eccovi il COMMENTO DELLA CGIL







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