“LA FESTA DELLE DONNE” di Aristofane
Data: Mercoledì, 25 febbraio 2009 ore 09:43:36 CET
Argomento: Rassegna stampa


Aristofane, in greco ARISTOPHÁNES, poeta comico greco (Atene, 445 c.ca - id., 386 c.ca a.C.)

Non si conosce quasi nulla della sua vita, fuorché la notizia che ottenne molte volte il primo posto nei certami di poesia e che gli attacchi che condusse, in particolare nella sua commedia I cavalieri (424 a. C.) contro il demagogo Cleone gli procurarono un processo con il capo di accusa di avere attentato ai diritti dei cittadini, venendone scagionato. Sembra essere appartenuto alla democrazia rurale, ostile della demagogia urbana al momento della guerra del Peloponneso.Le opere
Aristofane fu un commediografo molto fecondo. Scrisse commedie che affrontavano vari argomenti (politica, educazione, cultura). Nella biblioteca di Alessandria erano conservate 44 sue commedie (di cui quattro ritenute spurie ed attribuite ad Archippo); di queste ne sono state conservate 11 intere: Gli Acarnesi, Cavalieri, Le Nuvole, Le Vespe, La Pace, Gli Uccelli, Lisistrata, La Festa delle donne (Tesmoforiazuse), Le Rane, Le Donne a Parlamento (Ecclesiazuse) e Pluto, mentre delle altre, oltre i titoli, abbiamo solo qualche migliaio di frammenti.
Aristofane esordisce giovanissimo alle gare Lenee del 427 con i “Banchettanti” ed ottiene il secondo premio. In questa commedia, presentata sotto il nome del maestro del coro Callistrato e andata perduta, l’autore affronta i problemi dell’educazione. Con i “Babilonesi”, presentata l’anno successivo ed anch’essa perduta, il poeta prende posizione contro la politica del potente demagogo Cleone, attirandosi l’ostilità di quello e forse anche un’azione giudiziaria, dalla quale probabilmente fu assolto. Con “Gli Acarnesi”, la prima delle commedie pervenuteci, Aristofane inizia anche la sua battaglia culturale contro il partito della guerra e del militarismo attraverso la vicenda di Diceapoli, un contadino attico che conclude da solo una pace separata con l’eterna nemica Sparta. Con questa commedia ottiene anche il primo posto nelle feste Lenee del 425, superando i due maggiori commediografi del tempo: il famoso Cratino ed il contemporaneo Eupoli. L’anno successivo (424 a.C.), con i Cavalieri (ancora primo premio alle Lenee), il poeta sferra un rovente attacco contro Cleone, sostenitore della guerra, affrontando direttamente la questione del potere politico. Le Nuvole, del 423, è una satira della nuova filosofia e dei nuovi metodi di educazione; Aristofane attacca i sofisti e Socrate, confuso per uno di loro. La commedia, rappresentata alle Feste Dionisie, non ebbe il successo sperato e il poeta la rimaneggiò in vista di una replica che non avvenne mai. A noi, però, è giunta proprio questa seconda stesura e non la versione originale andata in scena. Il Proagone (primo premio alle Lenee), andata perduta, forse era di argomento letterario e fu presentata nel 422, nello stesso anno delle Vespe, che invece era una critica al sistema giudiziario vigente ed una parodia della passione tipicamente ateniese per le liti giudiziarie.
Con La Pace, rappresentata nel 421, Aristofane esorta le città del Peloponneso a deporre gli antichi odi e le vecchie inimicizie ed a scegliere la concordia. Si narra del viaggio di un contadino, Trigeo, che libera la Pace imprigionata in una grotta.
Dopo questa commedia c’è un lungo silenzio, fino al 414 quando Aristofane rappresenta due commedie: l’Anfiariao, andata perduta, e gli Uccelli (secondo premio alle Dionisie), dove si ricostruisce l’immagine di un fantastico regno degli uccelli fondato da due ateniesi che riescono a sostituirsi agli dei nel governo del mondo.
Anche nel 411 sono rappresentate due sue commedie, entrambe con protagoniste le donne. La Lisistrata (forse scritta nel 412) è l’ultima grande commedia sulla pace e la maggiore testimonianza riguardante il problema del riscatto femminile: nella Grecia, distrutta e logorata dalla guerra, le donne ricattano gli uomini attuando lo sciopero delle prestazioni sessuali. Anche ne La festa delle donne (Tesmoforiazuse), rappresentata nelle grandi Dionisie del 411, Aristofane conferma il proprio interesse per i problemi riguardanti l’emancipazione femminile. Qui è preso di mira, come in altre occasioni, il poeta tragico Euripide, accusato di misoginia e che tante volte aveva messo in scena l’aspetto peggiore delle donne.
Prendendo spunto dalla morte di Euripide avvenuta nel 406, Aristofane affronta ancora il problema della politicità della cultura con le Rane, rappresentate sotto il nome di Filonide, ottenendo ancora una volta il primo premio alle Lenee del 405. Dioniso, sceso nell’Ade per riportare in vita Euripide, cambia idea e gli preferisce Eschilo per la sua tempra di poeta civile. Grazie al successo ottenuto con questa commedia, Aristofane è insignito dell’olivo sacro quale cittadino benemerito e riceve l’onore, caso unico nella storia della commedia attica, di una seconda rappresentazione nelle successive Dionisie.
Partendo dalle tematiche della Lisistrata, nell’Ecclesiazuse (Le donne al Parlamento), rappresentata nelle Lenee del 392, sotto l’arcontato di Demostrato, si sviluppa l’ipotesi di un potere nelle mani delle donne, che si realizzerebbe nell’abolizione della proprietà privata, anche e soprattutto, sessuale. Il poeta avverte il tramonto del suo mondo politico e sociale e stenta ad arrendersi alla nuova realtà; forse nelle donne vede l’ultima garanzia di conservatorismo. Il tono del poeta ora è cambiato forse proprio a causa della nuova situazione politica ateniese, dell’alternanza di vittorie e sconfitte, della stanchezza per i tanti disastri ancora vivi e sentiti nel 392. Aristofane sembra aver perso il mordente che lo caratterizza e non riesce a sfruttare al meglio situazioni e personaggi che pure erano degni di migliore fortuna: anche il riso che suscita non è quello scrosciante di sempre.
Nell’ultima commedia pervenutaci, il Pluto del 388, il poeta sogna un’utopica ridistribuzione della ricchezza secondo canoni etici. Nella commedia, infatti, a Pluto, dio della ricchezza e che da cieco arricchiva spesso e volentieri i malvagi, è restituita la vista.
L’Eolosicone del 385 è l’ultima commedia di cui abbiamo notizia e fu rappresentata sotto il nome del figlio Araros.








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