I PARTIGIANI? UOMINI NON EROI...
Data: Giovedì, 23 ottobre 2003 ore 14:41:15 CEST
Argomento: Rassegna stampa


 

I PARTIGIANI? UOMINI, NON EROI…

 

Una nuova, rivoluzionaria interpretazione della Resistenza nell’ultimo libro di Giampaolo Pansa.

 

La Resistenza? Una guerra eroica.I partigiani? Hanno liberato l’Italia dai nazifascisti, sono stati indefessi combattenti, non li ha toccati alcuna follia omicida. Questo è il ritornello che nelle nostre menti per decenni è risuonato insistente, quasi ossessivo, atto a suddividere il mondo in una parte bianca e una nera.Ma, come ci insegna il buon Manzoni, il torto e la ragione non stanno mai tutti da una parte o dall’altra, così da poterli separare esattamente a metà.

Ecco perché ci intriga l’ultimo bel libro di Giampaolo Pansa, in uscita il 14 ottobre, con quel suo emblematico titolo “Il sangue dei vinti”.I vinti, si sa, hanno sempre la peggio.Pregate di trovarvi sempre dove si vince, lo diceva Francesco Guicciardini. Il celebre giornalista, di sinistra ma non troppo, racconta proprio con lucidità le giornate seguenti al 25 aprile, in un’Italia sconvolta, divenuta un mattatoio a cielo aperto, dove i partigiani militari trucidarono, fucilarono, impiccarono, annegarono 19800 uomini, fascisti e non.

Accanto ai partigiani che morirono per la loro idea scopriamo così coloro che mitragliarono una povera madre colpevole di avere un figlio arruolato con le camicie nere; altri che, imbevuti di odio contro il nazismo e il collaborazionismo, sfogarono la loro rabbia contro chiunque pensavano nemico; altri ancora convinti che più fascisti eliminavano, meno sarebbe stato possibile il loro ritorno.

Al fondo poi i partigiani politici avevano un grande sogno: creare le premesse per l’arrivo delle truppe dell’Armata Rossa, una vera e propria guerra sotterranea, un piano ben architettato mentre Togliatti, che sapeva, lasciava fare.Di fronte a tali eccessi e a tanto settarismo politico, non pochi arrivarono a tirarsi fuori dalla guerra civile, nauseati da siffatte atrocità.

Un capitolo della storia italiana spesso misconosciuto viene quindi svelato, sviscerato nei suoi meandri più riposti e drammaticamente rivelato al grande pubblico.E quel titolo così graffiante, letta l’ultima pagina del libro, probabilmente ci ricorderà per antitesi un altro famoso romanzo sulla guerra, “Il sangue degli altri” di Simone de Beauvoir.

Peccato che alla fine della seconda guerra mondiale i vincitori non abbiano pensato, come la grande scrittrice francese, che il sangue di qualunque altro uomo ci è innegabilmente fratello.

 

                                                             Silvana La Porta

 

 

 

 

 







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