QUANDO IL TEATRO NARRA LA REALTA'
Data: Venerdì, 20 febbraio 2009 ore 00:05:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Quando il teatro narra la realtà.

di Carmelo Pizza*

Il più delle volte gli studenti vengono portati a teatro per assistere a spettacoli che sono la messinscena di testi di autori italiani o stranieri che fanno parte dei programmi di studio. La visione dello spettacolo è quasi sempre motivata dall’acquisizione di contenuti disciplinari più o meno specifici. Vedere la rappresentazione in carne e ossa di personaggi conosciuti solo sui libri, ascoltare battute e parole magari soltanto lette, può effettivamente equivalere a un apprendimento vivo e significativo che aggiunge sicuramente maggior valore a quello che pure si costruisce tra i banchi di scuola. Questo perché si riconosce al teatro, oltre al suo grande valore culturale, una specifica capacità educativa e formativa che incontra e valorizza quella della scuola e che andrebbe più sostenuta e praticata.

Frequentare il Teatro

Attraverso la scuola la frequentazione del teatro andrebbe costruita e diffusa tra i giovani come importante obiettivo formativo e non solo praticato come strumento efficace all’apprendimento disciplinare. La capacità di aggregare persone, di tenerle fisicamente assieme per un certo tempo in uno stesso spazio, la possibilità di interagire direttamente tra loro, con l’attore e con quanto in scena accade, la consapevolezza che si sta condividendo un evento in gran parte irripetibile di cui si è contemporaneamente spettatori e protagonisti, sono solo alcune delle ragioni che fanno della presenza a teatro un’occasione di rara partecipazione civica e che motivano la sua necessità in ambiente educativo. Basterebbe ricordare, per esempio, l’esclusivo significato ed effetto che l’applauso ha a teatro, che sia quello della fine dello spettacolo o quello a scena aperta, oppure quello che in alcuni casi viene tributato come saluto all’ingresso in scena del proprio attore preferito o comunque famoso.

Il teatro, anche attraverso la proposta dello spettacolo, dà spazio all’incontro di sensibilità, conoscenze, saperi che si esprimono combinandosi e trasformandosi a vicenda in un processo continuo di produzione, sviluppo e diffusione di cultura. Nello spazio dello spettacolo, nel tempo della sua durata si vive l’esperienza diretta della conoscenza sperimentando gli strumenti, le forme, i linguaggi della sua produzione. È qui che si consuma l’opportunità di osservare come possano i suoni suscitare e veicolare immagini, i gesti articolare significati, le parole acquistare forza comunicativa nelle sonorità che compongono, lo spazio assumere la sua tipologia dalla qualità del movimento come il solo volgere di uno sguardo che può disegnare piani e profondità possibili. È un gioco di relazioni, corrispondenze, combinazioni cui ciascuno è chiamato consapevolmente a dare il proprio contributo e che coniuga saperi, apprendimento e produzione di cultura. Si sta come sulla frontiera di un nuovo territorio dove il confronto tra quanto si conosceva prima e quanto dopo si conoscerà patteggia il nuovo senso.

La narrazione a teatro

La visione dello spettacolo teatrale può sicuramente essere uno di quei luoghi e momenti in cui la scuola gioca l’efficacia e l’attualità della sua attività educativa. Tra i diversi generi di teatro quello di narrazione più di altri apre a queste possibilità dello spettacolo.

Peculiarità di questo genere, che tra i suoi più eccezionali interpreti annovera Dario Fo, è la recitazione che, nell’assenza totale di personaggi, vive del racconto che sulla scena svolge il narratore. È questa attività che fa dello spettacolo un vero e proprio laboratorio di produzione culturale.

La narrazione non è in questo caso da confondersi esclusivamente con l’atto del parlare. Anche se questo è evidentemente essenziale, è altrettanto vero che essa non può che essere sostenuta da tutto il corpo. Dai più semplici gesti della mano ai movimenti più ampi, dai possibili toni e respiri della voce alle pause e i silenzi più lunghi, tutto concorre a mirabili costruzioni di senso che la sola parola non potrebbe raggiungere. Attraverso questa dimensionela narrazione quindi non rappresenta personaggi ma mostra la vicenda nel processo di costituzione del corpo stesso del narratore il quale, nella verità e inequivocabilità del suo gesto narrante, la assimila a quanto di più suo gli è dato di conoscere. Si può così partecipare alla costruzione collettiva di un comune spazio culturale, vivere il confronto critico e creativo su tematiche di cultura contemporanea, sperimentare e riflettere sui processi di costruzione e sviluppo del pensiero, facendo dello spettacolo teatrale un laboratorio sulla realtà, sulle possibilità di lettura di eventi che oggi sono il nostro quotidiano e che domani saranno la nostra storia, sulla prospettiva di futuro e la costruzione di memoria collettiva.

Lo spettacolo di Marco Paolini

Esempio di questo genere teatrale, lo spettacolo Miserabili Io e Margret Thatcher, scritto diretto e interpretato da Marco Paolini, va tutto in questa direzione rafforzando l’idea di un teatro che sia evento di vita collettiva, rito civile, sempre meno celebrativo e al contrario occasione di nuova conoscenza e sapere condiviso.

Già all’ingresso nello spazio del teatro, infatti, troviamo l’attore in sala impegnato a ricevere e intrattenere il pubblico mentre prende posto. Si assiste e partecipa così a una sorta di benvenuto durante il quale lo spazio che ci ospita perde la sua anonima neutralità proponendosi gradualmente in maniera sempre più familiare come luogo di incontro. Immediatamente si è coinvolti in uno scambio di idee su abitudini, usi, comportamenti di vita quotidiana che da un lato costruisce vicinanza tra le persone presenti e dall’altro introduce alla visione dello spettacolo facendo del pubblico un possibile protagonista. Infatti, saranno diversi i momenti di coinvolgimento in cui l’intervento degli spettatori sarà centrale.

Gradualmente, senza un vero inizio, si è trasportati nel corpo dello spettacolo che si compone di monologhi, canzoni, brevi narrazioni che raccontano la metamorfosi della società italiana a partire dagli anni Ottanta.

Paolini narra questo periodo di tempo attingendo abbondantemente alla sua esperienza diretta, ai suoi ricordi e proponendo personaggi che come egli stesso ammette, hanno una certa cifra autobiografica. Questi sono evocati in scena tra le note del gruppo I Mercanti di Liquore che hanno composto le musiche e le eseguono dal vivo contribuendo alla tensione emotiva della narrazione e allo sviluppo drammaturgico dello spettacolo.

In un’equilibrata combinazione di suoni, parole, canti, Paolini riporta vicende di uomini e donne facendosi loro testimone ma senza mai confondersi nel loro personaggio anche quando la narrazione si fa discorso diretto. Così frammenti discontinui di vite vissute attraversano gli ultimi trenta anni circa della nostra storia parlando di speranze deluse e aspettative tradite. Dalle facili carriere del mondo della finanza alla difficoltà di far quadrare i bilanci familiari, dalla finanza creativa e l’euforia del mercato alla crisi finanziaria e dello stato sociale, si delinea un quadro di disgregazione della società di cui, secondo Paolini, prima responsabile è la politica neoliberista avviata in Europa da Margaret Thatcher. Dal fallimento di questo progetto politico-economico sembra emergere un’umanità sfiduciata, esclusa, che si sente nell’impossibilità di poter decidere del proprio futuro, in una condizione che l’autore assimila a quella dei miserabili del romanzo di V. Hugo.

Ma a questo punto la narrazione di queste diverse identità ha già lavorato le loro esperienze e le nostre confondendole in un possibile vissuto comune dove ritrovare le energie e le ragioni per tornare a essere protagonisti delle nostre vite e intrecciare i fili di un nuovo tessuto sociale.

Lo spettacolo, così come non ha avuto un vero e proprio inizio, si avvia alla sua conclusione senza proporre nessuna esplicita soluzione se non quella affidata alle note di una vecchia e famosa canzone che ricorda che “libertà è partecipazione”.

Tournée dello spettacolo

dal 17 Febbraio al 19 Febbraio 2009 Varese – Teatro di Varese

20 Febbraio 2009 Venaria (To) – Teatro della Concordia

dal 12 Marzo al 15 Marzo 2009 Napoli – Auditorium di Scampia

22 Marzo 2009 Casalmaggiore (Cr) – Teatro Comunale

24 Marzo 2009 Taranto

Dal 25 Marzo al 26 Marzo 2009 Bari – Teatro Kursaal

19 Aprile Grosseto – Teatro Moderno

20 Aprile Livorno Teatro Goldoni

*Insegna Scienze naturali, Chimica e Geografia al liceo classico ‘Virgilio’ di Roma. Collabora col Centro Teatro Educazione dell’Ente Teatrale Italiano per il quale conduce laboratori di formazione per insegnanti.







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