Con 65 annui di età e con 40 anni di anzianità
contributiva il personale della scuola dovrà andare
in pensione con l’eccezione dei dirigenti
scolastici che potrebbero rimanere in servizio
fino a 67 anni, ma a determinate condizioni.
Dopo più di un mese dal decreto e dalla circolare
sui pensionamenti del personale della
scuola, finalmente il Miur, l’11 febbraio scorso,
ha comunicato di avere inviato alla Corte dei
Conti - per la registrazione - la direttiva sull’applicazione
dei commi 7 ed 11 dell’art.72 della legge 133 del 2008. E’ l’articolo di legge
che appunto prevede il pensionamento coatto per il personale della scuola, ivi
compresi i dirigenti scolastici. Fermo restando il diritto di permanere in
servizio per chi ancora debba maturare l’anzianità, l’applicazione del comma 7
dell’art. 72 riguarda il pensionamento del personale che abbia compiuto 65 anni
di età e abbia nel contempo maturato 40 anni di contribuzione.
I
dirigenti scolastici che si trovano in questa situazione anagrafica e
contributiva, e che entro il 31 dicembre scorso hanno presentato istanza di
rimanere in servizio fino a 67 anni, potranno restarvi, ma se si verificano
alcune condizioni. Il contratto per i dirigenti è triennale e, qualora questi
abbiano avuto l’incarico e non abbiano ancora ultimato il triennio, potranno
chiedere di restare in servizio oltre i 65 anni. Ancora. La deroga per prorogare
l’occupazione fino ai 67 anni può essere concessa solo nel caso in cui non ci
siano altri presidi vincitori di concorso, ma senza posto. Infine, i presidi
delle scuole soppresse che non hanno raggiunto i 40 anni di contributi hanno la
precedenza su quelli che vogliono posticipare l’uscita dalla scuola a 67 anni.
In tutti i casi la decisione viene presa a discrezione
del direttore generale regionale.
Questo significa che, mentre per docenti e
personale ata il limite d’età è categorico - 65 anni
e 40 di contribuzione - per i capi di istituto si
fa eccezione. E questo è motivo di contestazione
da parte di qualche docente che lamenta il
diverso trattamento tenuto conto che i professori,
come i capi di istituto, hanno svolto analogo
un servizio per la scuola. Comunque, si tratta
di una normativa che ha il meritevole obiettivo
di fare spazio ai giovani e di evitare che, a
causa dei tagli che si avranno nella scuola, aumenti
il personale in sovrannumero per cui i
posti che lasceranno i pensionati saranno occupati
dal personale in soprannumero e, soprattutto,
dai precari.
MARIO CASTRO (da www.lasicilia.it)