OMAGGIO A FABRIZIO DE ANDRE' di Chiara Catalano
Data: Marted́, 17 febbraio 2009 ore 00:05:00 CET
Argomento: Opinioni


“Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia dall’ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi.”
Non tutti conoscono l’intero repertorio di Fabrizio De Andrè ma certamente frasi  come questa riecheggiano dentro ognuno di noi.Le sue canzoni, o meglio poesie, forse non hanno cambiato la storia, ma hanno smosso le coscienze di molti.
Come disse Benedetto Croce, fino all’età di 18 anni scrivono tutti poesie, dai 18 anni in poi rimangono a scriverle solo due categorie di persone: i poeti e i cretini, quindi De Andrè precauzionalmente preferì definirsi cantautore.
Le sue canzoni non parlano di favole a lieto fine, di amori corrisposti o di uomini valorosi le cui storie valgono la pena di essere raccontate, ma ha cantato di fannulloni,blasfemi, zingari, prostitute, sognatori, matti. ”Salvare tutto ciò che gli altri condannano incondizionatamente per questioni di conformismo o false morali”. E’ questo che ha voluto cantarci.
Temi come l’amore, l’anarchia, la libertà, la morte e l'amore per gli ultimi possiamo trovarli anche adesso, solo alzando lo sguardo.
Non c’è uomo che non possa rispecchiarsi o fare proprie le canzoni di Faber.
Chi è che non ha mai amato o desiderato di amare ed essere amato come “Bocca di rosa”?
Chi non ha mai invidiato il “Suonatore Jones”con tanti ricordi e nemmeno un rimpianto?
Chi è che non ha mai provato malinconia nell’ascoltare “la canzone di Marinella”, alla quale De Andrè ha voluto addolcire la morte, portandola in cielo su una stella?
Ah, i poeti, che strane creature! Quante storie avrebbe potuto ancora cantarci, di quante lezioni avremmo potuto usufruire e con quali amori cantati avremmo potuto sognare???
Se lui fosse ancora qui con noi, avrebbe cantato l’amore, in un mondo che ha necessità di amore e di poesia capace di trasmettercene l’intera bellezza.
Ma forse c’è ancora una speranza. Perchè è proprio così: ”Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.
 
Chiara Catalano
5 I Liceo "Leonardo" Giarre






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