A proposito del "10 politico"
Data: Luned́, 16 febbraio 2009 ore 15:29:29 CET
Argomento: Opinioni


Lo hanno battezzato “il 10 politico” quello che alcune insegnanti di una scuola elementare di Bologna hanno attribuito a tutti i ragazzi della loro scuola e in tutte le materie nelle pagelle di fine primo quadrimestre. Un modo, dicono le maestre, per contestare il decreto della ministra Gelmini che ha preteso non più i giudizi analitici e globali ma il voto numerico per giudicare gli alunni perfino quelli delle elementari. Loro infatti sostengono che è riduttivo e fuori da qualunque logica didattica valutare un fanciullo con un numero da uno a dieci, non solo relativamente al profitto nelle singole discipline, ma anche nel comportamento. E se la ministra ha stravolto la modalità del giudizio, aggiungono le docenti, noi stravolgiamo la qualità dei nostri giudizi, attribuendo 10 a tutti perché sono tutti bravi secondo il parametro numerico che invece non corrisponde all’analisi consentita alle parole che avrebbero espresso meglio e con più coerente pertinenza le caratteristiche degli alunni. Ma è stato pure un modo, si capisce a naso, per dichiarare la loro protesta contro la soppressione del modulo e il rientro del maestro che al di là di qualunque capziosità è unico, visto pure le indicazioni affinché i maestri titolari insegnino anche religione e inglese dopo un corso di qualche centinaio di ore. Se è coerente l’indignazione della ministra Gelmini, a cui si è pure unito il sindaco di Bologna, Cofferati, per i quali la legge è legge (dura lex sed lex) e va in ogni caso applicata, bisogna pure dire che da un punto di vista formale la scelta delle maestre non fa una piega. Infatti loro hanno applicato la legge e in conformità ad essa è stato espresso il voto decimale nella collegialità del consiglio di classe dove viene tenuto in conto la libertà di insegnamento, una presumibile strategia didattica condivisa e concordata e che magari già in fase di programmazione ha preteso premiare i ragazzi col massimo dei voti. Il ministro però ha mandato ispettori e da parte di esponenti del Pdl viene addirittura ipotizzato il reato di interruzione di pubblico servizio benché viene difficile pensarlo, visto che il servizio è stato assicurato come anche l’applicazione alla lettera della legge sul voto numerico. Semmai appare strana una levata di scudi così rumorosa con la conseguente pubblicità alle maestre che con ogni probabilità se l’aspettavano proprio perche era intenzione loro di contestare la ministra, obiettivo che hanno centrato pienamente. Se invece errore hanno commesso è stato quello di non considerare la delusione dei genitori che di fronte a tutti questi 10 non sono riusciti a capire l’andamento didattico dei figli, che è poi la mission della scuola la quale, oltre a educare e istruire, ha anche il compito di valutare e dare giudizi. Tuttavia questo accadimento bolognese, se può dare un insegnamento, fa capire un fatto importante e cioè che queste maestre invece di accettare di buon grado di mettere un voto numerico, che è assolutamente più semplice e meno impegnativo, preferiscono ancora formulare il giudizio analitico e globale che porta tempo, impegno e certamente molto più lavoro che talvolta viene pure portato a casa proprio per non deludere i genitori e applicare fino in fondo le pretese della scuola. Il problema è dunque un altro, quello di fare della scuola un luogo di scontro fra partiti e schieramenti, adottando scelte unilaterali ma propagandate con chiari propositi populistici. E’ vero infatti che il voto in decimi è subito visibile e comprensibile, ma è altrettanto vero che il giudizio globale e analitico va in fondo alla personalità dell’allievo, ne descrive le abilità, le competenze, l’interesse, la partecipazione, l’impegno, le conoscenze e così via, compreso pure dei consigli per migliorare l’alunno.  PASQUALE ALMIRANTE

 







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