L’intervento di Pasquale Almirante sul quotidiano "La Sicilia" riguarda la convergenza di vedute tra la
Fondazione Agnelli, che ha reso noto
il rapporto sulla scuola, e la presidente della Commissione
cultura alla Camera, Valentina Aprea, che ha presentato un ddl
sullo stato giuridico dei professori e il reclutamento. (da www.lasicilia.it)
Pare ci sia una intesa fra la Fondazione Agnelli, che ha reso noto
il rapporto sulla scuola, e la presidente della Commissione
cultura alla Camera, Valentina Aprea, che ha presentato un ddl
sullo stato giuridico dei professori e il reclutamento. Merito,
carriera, più soldi, cancellazione di graduatorie, concorsi: queste
sembrano le risultanze comuni che però rischiano contestazioni
e scioperi se non si apre un confronto fra governo, sindacati
e ciò che resta delle associazioni di categoria per avviare
una riforma efficace e che consenta di competere in Europa.
Sembra facile infatti sostenere l’abolizione delle graduatorie
dei precari (240 mila di cui il 15% dei già incaricati rischia il posto
per i tagli) e l’emanazione di un albo unico da dove le scuole
possono attingere il personale, ma si lascerebbe sul campo
il diritto acquisito, compresi i sacrifici e i soldi spesi da migliaia
di precari per corsi e concorsi pretesi dallo Stato. Interessante
invece il punto sulle retribuzioni (se si esclude la discriminate
a livello regionale) che dovrebbero premiare i docenti in base
alla materia e al ruolo rivestito, incrementandole proporzionalmente
alla efficacia educativa per ciascuna scuola.
Quello della valutazione è in effetti un punto determinate
che potrebbe invogliare ciascuna istituzione autonoma a migliorare
l’offerta formativa insieme alla ricerca di strategie didattiche
mirate al profitto dei ragazzi. La qualità degli insegnanti
è però il nodo che fino ad oggi è stato sottaciuto dal momento
che non è stata mai fatta, per esempio, una distinzione
fra materie scritte e orali, né si è mai intervenuto, se non con
fiacchezza, a potenziare le scuole a rischio dove non si possono
che trovare solo supplenti, mentre avrebbero bisogno di incentivi,
di personale qualificato e soprattutto di controlli, quelli
che venivano chiamate ispezioni.
Ma lo studio della Fiat mette in luce un altro dato: l’81% dei
docenti italiani è di sesso femminile che segnala sia l’impoverimento
del modello sociale e culturale offerto dalla scuola e sia
la fuga degli uomini verso un lavoro non solo meglio retribuito
ma forse pure più gratificante. Altro dato singolare: delle
8.000 graduatorie provinciali 1.500 nelle aree scientifiche e tecnologiche
sono esaurite e soprattutto al Nord: capirne il motivo
non è difficile.
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)