La valutazione del voto in condotta: utile, ma non è l’unico strumento. «Ridurrà il bullismo». «Rischi: l’abbandono e la criminalità»
Data: Martedì, 10 febbraio 2009 ore 01:15:36 CET
Argomento: Rassegna stampa


Pro e contro della nuova valutazione del voto di condotta, nell'analisi dei dirigenti di alcune scuole catanesi. (da www.lasicilia.it)

 

Tutte le scuole di ogni ordine e grado della provincia sono impegnate nella valutazione quadrimestrale degli alunni. Vero è che i collegi dei docenti avrebbero potuto optare per il trimestre, ma la maggior parte delle istituzioni scolastiche hanno deciso per il quadrimestre, per cui tutti i consigli di classe hanno iniziato, come si è detto, le operazioni di valutazione (il quadrimestre si è concluso il 31 gennaio). Tensioni quindi da parte degli alunni e dei loro genitori dal momento che fra qualche giorno conosceranno il primo «verdetto» relativo all’anno scolastico 2008-2009.

In virtù delle nuove disposizioni della Gelmini, le maggiori novità si hanno nella scuola di base, dove viene introdotta la valutazione numerica. Un sistema valutativo che ha i lati positivi e negativi. Da una parte, infatti, i genitori potranno conoscere la posizione del figlio attraverso una «scala di valori», dall’altra, però, il «numero» non dice nulla sui vari processi di apprendimento e su eventuali recuperi futuri. Elementi, quest’ultimi, che in linea di massima erano elencati nel giudizio globale che, appunto, conteneva l’iter di apprendimento raggiunto dagli alunni in tutte le discipline ed ogni altro elemento utile in vista di un possibile recupero nel quadrimestre successivo.

C’è da dire, altresì, che gli alunni, i loro genitori e molti docenti non si sono ancora perfettamente resisi conto della valutazione numerica. Sempre restando nella scuola di base, il capo di istituto della Pestalozzi di Catania, Santo Molino, che dirige un istituto comprensivo ubicato in uno dei quartieri a rischio di Catania, ha rilevato che la «la valutazione numerica non è la panacea», cioè non risolve alcun problema, fermo restando che il rispetto delle regole e la disciplina costituiscono il fondamento di un sistema democratico.

C’è da dire, però, che un alunno che proviene da un difficile contesto culturale e sociale, dovrà essere educato dalla scuola, per cui in questi casi dare semplicemente un voto negativo in condotta nel primo quadrimestre di per sé non risolve i problemi di comportamento, significherebbe dare un’insufficienza alla famiglia e al contesto socio ambientale, ma anche all’istituzione scolastica, considerato il carattere di «valutazione formativa» (vuol dire il team non ha raggiunto gli obiettivi programmati).

In altri termini, quando si allontana dalla scuola un alunno difficile, che magari avrà un’insufficienza in condotta, significa consegnarlo al disadattamento sociale o peggio ancora alla criminalità minorile, soprattutto quando non vi è un contesto familiare valido ed efficace dietro l’alunno. La scuola ha il compito di recuperare quegli alunni che vivono in un contesto familiare particolarmente complesso. In questo caso diventa un falso problema l’idea che attraverso il voto in condotta si possa governare meglio il percorso educativo degli alunni.

Sarebbe forse più opportuna, piuttosto che discutere sul come cacciare via dalla scuola le persone con problemi comportamentali, riflettere sulle opportunità e sulle risorse da dare alle scuole per garantire il successo formativo al maggiore numero di alunni anche se provenienti da «situazioni a rischio».

Nella scuola di base vi sono diverse insufficienze in condotta, che scaturiscono in linea di massima dalle molte assenze e in qualche caso di gravi atti di indisciplina, bullismo, che hanno causato la sospensione dalle lezioni. Più numerose le insufficienze in condotta nella Media superiore, dove i casi di indisciplina, assenteismo, bullismo sono molto più numerosi rispetto agli alunni della scuola di base.

Per il preside del liceo scientifico Boggio Lera, prof. Giovanni Torrisi il voto in condotta, inferiore a 6, significa bocciatura, «però è giusto dire - rileva il capo di istituto - che il voto in condotta ridurrà sicuramente il bullismo, gli atti vandalici. Nel contempo è doveroso sottolineare che per noi educatori non dovrà essere l’unico rimedio per indurre i ragazzi al rispetto delle regole, dei docenti e dei compagni. In altri termini, come si è detto, potrà essere utile, ma è fondamentale che gli alunni capiscano che la scuola è un centro di formazione e, quindi, comportarsi bene significa convivenza civile. Nell’istituto che dirigo, con 1800 alunni frequentanti, non vi sono casi di insufficienze in condotta».

Il dirigente scolastico dell’istituto psicopedagogico «Regina Elena», prof. Alfio Mazzaglia, ha rilevato che nell’istituto che dirige vi sono stati dei cinque in condotta, che fanno media al pari degli altri voti, per cui una «condotta ordinaria, senza infamia e senza lode, può meritare la sufficienza. Al contrario, gli alunni, che si impegnano nello studio, rispettano i regolamenti scolastici, mantengono comportamenti adeguati sia nei confronti dei compagni e degli alunni potranno avere in condotta voti alti. Va da sé che quegli alunni che si rendono responsabili di atti vandalici, comportamenti scorretti, scarso impegno nello studio, assenteismo, bullismo, avranno voti in condotta insufficienti e rischiano la bocciatura».

Certo la scuola non deve usare il voto in condotta e quindi la bocciatura o l’allontanamento della scuola come l’unico rimedio per ottenere la disciplina, soprattutto dai ragazzi difficili, ma un buon comportamento da parte degli alunni si dovrà ottenere attraverso proficui insegnamenti, per cui, indipendentemente dallo spauracchio del voto in condotta, gli alunni dovranno capacitarsi che è un loro dovere comportarsi bene, rispettare le regole, i docenti, i compagni, non danneggiare le strutture scolastiche. Certo, il voto in condotta, come si è detto, potrà essere utile per ridurre soprattutto i casi di bullismo, ma, come rilevano dirigenti scolastici e docenti, non dovrà essere l’unica «arma» per portare nella giusta strada gli alunni provenienti da contesti sociali piuttosto difficili, anche se, purtroppo, nei casi estremi i docenti saranno costretti alla valutazione negativa in condotta.

MARIO CASTRO (da www.lasicilia.it)







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