Silvio Barbaglia:
Il termine «cretino» è di derivazione etimologica da «cristiano» secondo la quale, in origine, il riferimento era rivolto ad alcuni individui del Vallese nel XVIII sec. considerati persone semplici e innocenti malati di «cretinismo»; poiché Ottorino Pianigiani e i più raffinati dizionari etimologici francesi conoscono anche un’altra origine del termine, dal tedesco kreidling, aggettivo di Kreide, creta, a cagione del colore biancastro della pelle di quegli abitanti del Vallese. Non tutti i «cristiani» però sono «cretini» sebbene tutti i malati di «cretinismo» furono soprannominati «poveri cristiani», ovvero «cretini» - «il cretinismo è una deficienza irreversibile nello sviluppo del cervello umano, che si accompagna a sordomutismo, nanismo e a malformazione delle ossa e delle articolazioni», dal Dizionario storico della Svizzera. Quindi l’aggettivo «cristiano», nell’ottica dell’analogo uso di «povero Cristo», si è ampliato fino a gemmare vocaboli capaci di denotare persone povere, sfortunate e sovente derise, i «cretini» appunto. A ben vedere, il movente iniziale era tutt’altro che di disprezzo (basti osservare le ipotesi storiche della genesi del termine poi degenerato in «stupido, insensato…»). Infatti, all’origine dell’uso nobile del termine vi erano alcuni «cristiani» che con questo stesso epiteto denominarono quella povera gente; tutto tranne che una critica al «cristianesimo» come ignorante, goffo, stupido o altro… In sintesi: chiunque fosse stato affetto da «cretinismo» tra gli abitanti del Vallese nel XVIII sec. veniva ritenuto un «povero cristiano»: oggi diremmo «diversamente abile» invece di «cretino»/«cristiano».