GILDA: SI' ALLA SECONDA LINGUA COMUNITARIA
Data: Mercoledì, 28 gennaio 2009 ore 00:05:00 CET
Argomento: Comunicati


No alla Monolingua...
No alla monolingua, sì al plurilinguismo,  come conferma e ribadisce  anche  il Commissario europeo al multilinguismo, Leonard Orban
Misteriosamente penalizzati, dal punto di vista culturale ed occupazionale, gli studenti italiani rispetto ai coetanei europei, in relazione allo studio delle Lingue straniere dalla Circolare n. 4 sulle iscrizioni.  Chiediamo al Ministro Gelmini perché si dovrebbe accettare che il futuro dei nostri studenti  debba essere penalizzato rispetto ai coetanei europei e di  riconsiderare la scelta, in controtendenza  rispetto ad altre decisioni  del governo,  sempre aderenti al dettato dell’ Unione europea.

 
 Misteriosamente penalizzati, dal punto di vista culturale ed occupazionale, gli studenti italiani rispetto ai coetanei europei, in relazione allo studio delle Lingue straniere dalla Circolare n. 4 sulle iscrizioni, la quale recita così : “Le ore riservate all’insegnamento della seconda lingua comunitaria, nel rispetto dell’autonomia delle scuole, possono essere utilizzate anche per potenziare l’insegnamento della lingua italiana nei confronti degli alunni stranieri non in possesso delle necessarie conoscenze e competenze in lingua italiana, nei limiti delle disponibilità di organico e in assenza di esubero, a livello provinciale, di docenti della seconda lingua comunitaria.”
Tutti gli indicatori economici ed occupazionali indicano nella  conoscenza di almeno due lingue straniere, oltre a quella nativa, l’ elemento fondamentale per muoversi agevolmente nel mercato del lavoro.
La scelta di optare per l’ apprendimento del solo  Inglese come lingua straniera  è sbagliata sia dal punto di vista culturale che da quello occupazionale. La conoscenza di almeno due lingue, oltre quella nativa, è considerata fondamentale per le opportunità di lavoro dei giovani. Lo dice a chiare lettere un documento della Commissione europea a favore del multilinguismo ( settembre 2009), di cui i nostri politici non hanno tenuto alcun conto.
Il commissario europeo ha ribadito ora,  in risposta alle moltissime e-mail giuntegli, l’ importanza sociale, culturale e professionale dell’ apprendimento di più lingue straniere a scuola. Ma il ministro Gemini ha risposto picche (?): ci permettiamo di chiederLe perché si dovrebbe accettare che il futuro degli studenti italiani debba essere penalizzato rispetto ai coetanei europei e di  riconsiderare la scelta, in controtendenza  rispetto ad altre decisioni  del governo  sempre aderenti al dettato dell’ Unione europea. 
 
 …Sì al multilinguismo   
 Queste le considerazioni dell’ Unione Europea, sinteticamente riassunte  dalla:  COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI
 
Il multilinguismo: una risorsa per l'Europa e un impegno comune.
Bruxelles, 18.9.2008
 
 Molte lingue : simbolo forte dell’ Unione europea.    
 La coesistenza armoniosa di molte lingue in Europa è un simbolo forte dell'aspirazione dell'Unione europea a essere unita nella diversità, uno dei fondamenti del progetto europeo. Le lingue definiscono le identità personali, ma fanno anche parte di un patrimonio comune. Possono servire da ponte verso altre persone e dare accesso ad altri paesi e culture promuovendo la comprensione reciproca. Una politica di multilinguismo positiva può migliorare le opportunità nella vita dei cittadini: può aumentarne l'occupabilità, facilitare l'accesso a servizi e diritti e accrescere la solidarietà, grazie a un maggior dialogo interculturale e una migliore coesione sociale.   
 La comunicazione della Commissione del 2005 Una nuova strategia quadro per il multilinguismo ha ribadito il valore della diversità linguistica e ha espresso l'esigenza di una politica più ampia per promuovere il multilinguismo, come raccomandato dal Gruppo indipendente ad alto livello sul multilinguismo. Quest'analisi è stata confermata da un'ampia consultazione svoltasi nel 2007-2008, comprendente una consultazione online con più di 2 400 risposte, e da due gruppi di consulenti che hanno esaminato il contributo del multilinguismo al dialogo interculturale e il ruolo delle lingue nel mondo del lavoro.
 L'obiettivo principale è quindi quello di sensibilizzare al valore e alle opportunità della diversità linguistica dell'UE e incoraggiare l'eliminazione delle barriere al dialogo interculturale.
 A tale riguardo uno strumento chiave è rappresentato dall'obiettivo di Barcellona della comunicazione nella lingua materna più altre due lingue. Occorrono maggiori sforzi affinché tutti i cittadini possano raggiungere quest'obiettivo.
 
 Sono necessarie anche misure concrete per una parte cospicua della società europea che non fruisce ancora dei vantaggi del multilinguismo, ad esempio le persone che sono monolingui o sono alle prese con la loro prima lingua straniera, i ragazzi che abbandonano la scuola, gli anziani e gli adulti che non continuano gli studi.
 
 Le lingue e la competitività
 Uno studio della Commissione sulle conseguenze economiche della scarsa conoscenza linguistica nelle imprese comunitarie20 ha rilevato che probabilmente l'11% delle imprese esportatrici dell'UE subisce perdite a causa di ostacoli linguistici. Nonostante il ruolo dominante dell'inglese come lingua commerciale a livello mondiale, saranno le altre lingue a dare un vantaggio concorrenziale alle imprese comunitarie e a consentire loro di conquistare nuovi mercati.   
 
 Le lingue e l'occupabilità
 Le competenze linguistiche e interculturali aumentano la probabilità di trovare un'occupazione migliore.  In particolare, la padronanza di alcune lingue straniere rappresenta un vantaggio concorrenziale: le imprese richiedono sempre più la conoscenza di varie lingue per lavorare all'interno e all'esterno dell'UE. Chi parla più lingue ha la possibilità di scegliere fra più offerte di lavoro, anche all'estero, mentre la mancanza di conoscenze linguistiche costituisce il maggiore ostacolo per lavorare all'estero21.  Prove empiriche dimostrano che la conoscenza di varie lingue stimola la creatività e l'innovazione: le persone poliglotte sono consapevoli del fatto che i problemi possono essere risolti in modo diverso in diversi contesti linguistici e culturali e possono utilizzare questa capacità per giungere a nuove soluzioni.
 
 Più opportunità di imparare più lingue
 Due precedenti comunicazioni della Commissione23 hanno fissato obiettivi strategici e priorità per l'insegnamento efficace di un'ampia gamma di lingue sin dai primi anni di vita, che rimangono validi e dovrebbero essere perseguiti. Nonostante la maggior parte degli Stati membri abbia aumentato l'offerta di formazioni linguistiche nell'istruzione primaria e secondaria tra il 1999 e il 2005, queste sono soprattutto in inglese. In quasi la metà degli Stati membri gli studenti non hanno la possibilità di studiare due lingue nel corso dell'istruzione obbligatoria.
 Sono ancora necessari sforzi per aumentare il numero di lingue insegnate, in particolare in relazione alla scelta di una seconda lingua straniera.   
 
 CONCLUSIONI
 La Commissione invita gli Stati membri e le altre istituzioni dell'UE a sostenere il quadro politico trasversale per il multilinguismo descritto nella presente comunicazione e ad attuarlo al livello più appropriato.

 
 … come conferma e ribadisce  anche
 il Commissario europeo al multilinguismo, Leonard Orban.
 
 “Conosco la linea  italiana. E penso che non sia l’ approccio migliore. L’ approccio della UE è un altro: più lingue si insegnano  e si parlano in ogni Paese è meglio . Lo dico con il massimo di rispetto per lo stato italiano, so bene che sono sue le competenze sul multilinguismo. E mi piacerebbe anche parlarne con il ministro Gelmini.
 Per l’ Europa, niente è  cambiato rispetto alla volontà politica espressa da tutti gli Stati nel 2002 a Barcellona, al vertice dei capi di stato e di Governo. Allora, si disse : si insegneranno almeno due lingue oltre alla lingua madre.
 Studi fatti parlano di seri problemi per quei giovani, sul mercato interno del lavoro : le aziende cercano chi parla più lingue perché comunica meglio e perché è più aperto, adattabile, ha più capacità interculturali. Sono sempre di più i paesi UE  che applicano questo principio. […] Immagini che ogni Paese  decida di promuovere una sola lingua. Che cosa accadrebbe?  Che una lingua e una cultura importanti come quella italiana non avrebbero alcuna possibilità di essere conosciute fuori dall’ Italia. Ma l’ Europa, che è un attore globale, e vuole competere nel mondo, certo  non vuole questo, per nessuno.”  (“Il Corriere della Sera”,  17/01/’ 09)  
 
 Gilda degli Insegnanti

 






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