TRASFERIMENTI: CON I TAGLI SARANNO POCHI, SOPRATTUTTO AL SUD
Data: Luned́, 26 gennaio 2009 ore 11:08:41 CET
Argomento: Comunicati


Il tormentone
dei trasferimenti.
Per gli anni passati, di questi tempi, con le domande di trasferimento eravamo già quasi agli ultimi giorni. Quest’anno siamo ancora ai preliminari. Il contratto sulla mobilità non è ancora stato firmato e il confronto si preannuncia lungo e tormentato.
Questo perché per la prima volta ci saranno da gestire un numero impressionante di esuberi che non possono, in nessun caso, essere riassorbiti dal turnover dei pensionamenti.
Il nodo in effetti sta tutto in questo punto: come trovare una soluzione a questo problema, perché per tutto il resto il contratto, nella sostanza, sarà confermato.
 I tempi si preannunciano lunghi e, allo stato, non prevedibili. La firma, o forse anche la non firma del contratto da parte di qualche sigla sindacale,  è prevista per la metà di febbraio con probabile scadenza dei termini per la metà di marzo.
Questo comporterà una gestione  di tutta la partita dei trasferimenti, che saranno in numero molto maggiore rispetto agli anni passati,  con tempi molto ristretti ed inevitabili errori che genereranno contenzioso e un clima di provvisorietà e precarietà degli organici non solo, ma avranno effetti anche su   tutta la giostra delle assegnazioni  delle utilizzazioni , poi sugli spiccioli di immissioni in ruolo e sulle supplenze.
Insomma non è difficile prevedere che  le scuole saranno lasciate nel caos più totale almeno fino al prossimo Natale.
Il numero dei perdenti posto allo stato è difficile da determinare. Tutto dipende dalla flessibilità con la quale sarà gestita la norma e i sottostanti regolamenti attuativi.
Solo per fare un esempio: oltre mezzo milione di bambini frequenta le classi a tempo pieno nelle scuole elementari, su un totale di due milioni e mezzo di alunni. Sono 31.267 le classi a tempo pieno, con 62534 insegnanti. Se si abolisce  il tempo di compresenza l’organico si riduce  di ¼ con un taglio di 15633 docenti . Così il tempo pieno viene mantenuto nell'orario complessivo, ma snaturato nella sostanza.
Se si tiene conto anche   delle compresenze sui moduli, del maestro unico (solo) sulle prime classi , arriviamo, per la scuola primaria,  a cifre da capogiro dell’ordine delle 40/50  mila unità.
E poi ci sono le medie, anche qui altri tagli tutti da quantificare sul tempo prolungato, continuando  con il personale ATA e con le superiori, nonostante il rinvio formale al 2010.
Numeri ingestibili dell’ordine del 6/7 % dell’organico complessivo a fronte di un 2/3 % di pensionamenti. E questo solo per iniziare visto che la riforma entra in vigore in maniera graduale, iniziando dalle prime classi, quindi avremo dai tre ai cinque anni nei quali saremo chiamati a “smistare” gli esuberi.
Una prospettiva non entusiasmante che alla fine pagheranno i colleghi di ruolo con trasferimenti selvaggi, e subito dopo l’esercito dei precari che sarà emarginato e sostanzialmente utilizzato solo come tappa buchi per le supplenze temporanee.
Ma a  pagare il prezzo più alto sarà la scuola pubblica che dovrà gestire un periodo tormentato di passaggio in un clima di impoverimento dei percorsi formativi e di riduzione del tempo scuola. In buona sostanza sarà  tutto il sistema Paese a mettere in discussione il proprio futuro in un contesto mondiale che decide di investire in formazione per uscire dalla crisi.
Noi , rispetto all’America di Obama, alla Francia di Sarkozy e al Regno Unito di Gordon Brown, abbiamo deciso di andare nella direzione opposta, di guardare all’oggi, di svendere ad amici e parenti l’Alitalia e di far pagare ai contribuenti dai 3 a 4 miliardi di Euro
Abbiamo introdotto  ammortizzatori sociali privilegiati per “lavoratori” privilegiati e tutto questo con la firma di  sindacati di comodo che guardano prima alla “casta”,  poi,  se resta tempo , agli interessi  dei lavoratori che pretendono di rappresentare, e di  ridurre  a flebile testimonianza il sistema pubblico di formazione.
Di questo passo davvero prevediamo tempi duri. Intanto tutti o quasi i trasferimenti interesseranno solo i perdenti posto, quindi, per le province del Sud quasi zero mobilità a domanda, interprovinciale e professionale.
Così le assegnazioni provvisorie e le immissioni in ruolo: a sud di Roma zero o poco più.
“Non ci resta che piangere”, per dirla con il grande “sor Benigni”? In attesa che a Viale Trastevere arrivi il Presidente Formigoni, noi crediamo che possiamo riprendere il grande movimento di lotta e di protesta che ha portato in piazza oltre un milione di persone il 30 ottobre,  per riaffermare la centralità della formazione e  per  dare un futuro  alla scuola e all’Italia.

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