ROVINE E RINASCITA DELL'ARTE IN ITALIA
Data: Lunedì, 26 gennaio 2009 ore 00:05:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Rovine e rinascita dell'arte in Italia

Roma, Anfiteatro Flavio

fino al 15 febbraio 2009

Un organismo dalla lunga gestazione, adesso giunto nell’età della maturità anche se non è detto che non sarà soggetto ad altri cambiamenti. Ha una struttura che tende a ramificarsi in diversi settori e richiede una costante attenzione affinché si mantenga bene. Si tratta dell’ordinamento legislativo nel settore del patrimonio culturale pubblico e privato che il governo italiano tutela, conserva e promuove nella sua fruizione. Un argomento che getta il suo occhio di bue su un’insieme di leggi sarebbe potuto risultare un monotono monologo, invece sì è rivelato un interessante spettacolo all’interno di un contenitore, che è stato palcoscenico di atroci duelli in passato e oggi è divenuto involucro di interessanti mostre, il Colosseo di Roma.

Un insieme di sessanta opere, prevalentemente di epoca classica, passa in rassegna gli enormi pericoli a cui sono scampate, come furti, acquisti illegali, distruzioni, smembramenti, spoliazioni, razzie, perdite, terremoti e alluvioni. Statue di una fattura qualitativamente molto alta, come l’Apollo Citarista in bronzo del I secolo a.C. (Napoli, museo archeologico) proveniente da Pompei, che ha subito un travagliato viaggio, prima fino all’Abbazia di Montecassino per essere messa in salvo dalla follia predatoria e poi paracadutata a Berlino come omaggio al maresciallo della Divisione Hermann Goering, durante la seconda guerra mondiale. Dipinti che hanno avuto la stessa sorte come è accaduto alla timida Antea del Parmigianino, oggi nel museo napoletano di Capodimonte, ma recuperata nella miniera di sale di Alt-Ausée dagli Alleati. Quali cause di danno per le opere artistiche non si annoverano però solo scempi e trafugamenti effettuati dai nazisti; così nell’esposizione allestita al secondo ordine dell’Anfiteatro Flavio, trovano spazio fortunatamente storie di recuperi di manufatti rimasti in Italia grazie all’intervento delle leggi di tutela e ai nuovi dialoghi istituiti tra lo Stato e i musei stranieri.

La storia della presa di coscienza del valore delle opere d’arte come elemento unitario dell’identità nazionale e come patrimonio culturale, è antica ed a questo scopo è stato costituito il Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario del primo regolamento di tutela che oltre ai frammenti di rilievi e pannelli con titoli di giornali e foto d’epoca (provenienti dalla fototeca dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte), ha tracciato il percorso dalle origini della tutela dei beni culturali fino ai provvedimenti attuali.

La prima legge organica del Regno d’Italia datata 1909, arriva in realtà dopo che con la formulazione del Catalogo dei beni mobili, si avverte l’esigenza di proteggere anche quelli privati perché in caso di vendita da parte del proprietario, lo Stato ha di diritto la precedenza sull’intervento di acquisto. Fosse esistita durante i famosi prelievi di Napoleone, la Venere de’ Medici forse non avrebbe fatto una puntatina al Louvre prima che l’intervento di Antonio Canova, mandato dallo Stato Pontificio come ambasciatore nel 1815, la riportasse nel suo luogo attuale, gli Uffizi di Firenze. Molte opere infatti sono state trafugate come bottino di guerra durante le campagne militari francesi e stessa sorte di fuga all’estero hanno subito quei dipinti che l’aristocrazia decaduta nostrana, dovette vendere per colmare i debiti.

A Roma, dove questo genere di esportazioni era all’ordine del giorno fin dal Quattrocento, si formulano due editti – il Doria Pamphili nel 1802 e quello del camerlengo Pacca nel ’20 – per preservare anche i reperti archeologici che in quegli anni sistematicamente si recuperavano dalle viscere del terreno. La legislazione formulata nello Stato Pontificio risulta di grande importanza tanto da essere presa a modello nel resto d’Italia.

L’esportazione illecita avviene poi tra una parte e l’altra dello stivale, come accade a Johann Wolfgang Goethe quando probabilmente si morse le dita vedendo la capricciosa Ninfa dalla veste svolazzante in marmo (II secolo d.C.), passata dal cortile di palazzo Carafa di Napoli al museo Pio Clementino romano, dopo aver rifiutato di acquistarla sottobanco.

Alcune metope dei templi siciliani di Selinunte vennero invece bloccate prima di entrare nelle raccolte del British museum dopo essere state rinvenute negli scavi illegali di due architetti inglesi nel 1823. Situazioni oggi non più possibili grazie all’articolo 9 della Costituzione, che sancisce la tutela del paesaggio e del patrimonio artistico della Nazione, oltre che la promozione della cultura (quindi anche dell’arte contemporanea) e grazie alle due leggi del 1939 che tutelano i beni artistici e il paesaggio e che sono confluite -con aggiornamenti e modiche- nel Codice dei beni Culturali e del Paesaggio del 2004. Così infatti se l’Italia fascista ha preso obelischi e statue, adesso restituisce la Venere di Cirene alla Libia, ottiene il Cratere di Euphronios dal Metropolitan di New York in un complesso dialogo perché in questo “periodo storico governato dall’utilitarismo e mercificazione occorre ribadire che ci sia educazione al riconoscimento del suo alto interesse pubblico”.

Info:

Roma: Colosseo

Piazza del Colosseo

Orari: tutti i giorni dalle 8.30 alle 16.30

Ingressi: intero 11 euro, ridotto 6,50 euro; il biglietto consente l’accesso anche alle aree del Palatino e del Foro romano







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