In acqua per imparare a nuotare e comunicare
Data: Venerdì, 23 gennaio 2009 ore 00:35:38 CET Argomento: Istituzioni Scolastiche
In quello spazio e in quel tempo, in
piscina, durante la lezione di nuoto, succede quello che tutti i
genitori di bambini autistici sognano: vedere il proprio figlio
comportarsi come gli altri. Difficile da spiegare. Ma accade. L' autismo
è un disturbo generalizzato dello sviluppo; sulle cause ancora molti
punti oscuri (si pensa a una componente genetica, che può venire
rafforzata dall' ambiente). L' autismo, che ha diversi gradi di gravità,
e può essere accompagnato da ritardo mentale, rende difficile o
addirittura impossibile la comunicazione. Eppure... «Eppure, questi
ragazzi ti guardano negli occhi, ti ascoltano, si aggrappano e si
affidano a te» raccontano i maestri-terapisti al lavoro in piscina. E i
genitori confermano e raccontano di «miglioramenti significativi dal
punto di vista comportamentale, della diminuzione delle ipercinesie,
della regolarizzazione del ritmo sonno-veglia, della maggiore frequenza
di sguardi diretti, dell' esecuzione di piccoli compiti». Sono i
risultati ottenuti da un gruppo di giovani psicologi e di insegnanti di
nuoto che si sono scoperti «terapisti per caso»: i loro corsi per
bambini autistici si sono rivelati assai efficaci; non soltanto questi
bambini sono riusciti a frequentarli ma sono riusciti, in un secondo
tempo, ad essere inseriti nei corsi di nuoto collettivi tradizionali. Il
metodo di questi giovani, (che - precisano - non deve essere l' unico
intervento, ma va inserito in un contesto terapeutico e educativo
globale) oggi ha un nome: terapia multisistemica in acqua (o Tma). La
sua storia è raccontata in un libro pubblicato da Franco Angeli che
porta lo stesso titolo, ma c' è anche un sito internet
(www.terapiamultisistemica.it) e una ricerca condotta con l' università
Federico II di Napoli porterà presto alla pubblicazione di un lavoro
scientifico. Nel libro le testimonianze degli psicologi: Giovanni
Caputo, Giovanni Ippolito e Paolo Maietta, con le storie di un centinaio
di bambini che, dal ' 99 in avanti, hanno seguito. I corsi si svolgono
nelle piscine pubbliche e negli stessi orari in cui si svolgono i corsi
di nuoto tradizionali perché è prevista l' integrazione; appena i
bambini sono pronti passano dal corso "speciale" a quello "normale",
prima con l' insegnante di sostegno e poi senza. Spiega Giovanni
Ippolito: «Il rapporto è di uno ad uno, per ogni bambino c' è un
operatore in acqua; poiché è difficile trovare psicologi disponibili ad
immergersi noi utilizziamo tecnici-maestri di nuoto formati da
psicologi, comunque c' è sempre la supervisione di uno psicologo e di un
neuropsichiatra infantile». «I nostri corsi hanno scopi espliciti e
impliciti, - chiariscono gli operatori - fra i primi c' è quello di
imparare a nuotare e ad adeguarsi alle regole della piscina; fra i
secondi, ben più importanti, quello di migliorare la capacità di questi
bambini di muoversi nel mondo e quindi la loro la qualità di vita e la
loro autostima». Il metodo si svolge in più fasi: una volta stabilita
una relazione, gli educatori iniziano a lavorare sull' attenzione e
sull' imitazione. Qual è l' età ideale? «Non ci sono limiti, ma prima si
comincia meglio è» dicono gli esperti. I corsi, per ora, sono soltanto a
Napoli, Caserta e Foggia ma sono in partenza anche ad Avellino e a Roma.
La richiesta è altissima e c' è grande interesse anche da parte di
educatori e specialisti. «Ci stanno scrivendo da tutta Italia, ecco
perché oltre ad organizzare corsi di formazione abbiamo realizzato
questo libro che è una guida per gli operatori» spiegano gli
organizzatori. Le lezioni si svolgono nelle piscine comunali, ma sono a
pagamento, circa cento euro al mese. Come l' ippoterapia o la
musicoterapia, la Tma viene considerata una terapia complementare,
quindi può essere finanziata soltanto come «progetto». Francesca
Cavadini Pochi sostegni I soggetti autistici hanno diritto, come tutte
le persone considerate «invalidi civili» al 100 per 100, all' assegno di
accompagnamento, che per il 2009 è fissato in 470 euro. Il contributo
viene erogato sulla base di una diagnosi certificata e su parere di una
Commissione. Non essendoci cure specifiche, ogni Regione fa da se e non
esiste una reale presa in carico del malato, ad eccezione di poche
realtà. I familiari spesso sono costretti a pagare sedute di
psicoterapia cognitivo-comportamentale che ancora non sono garantite
efficacemente da tutte le Asl.
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