RINUNCIARE AL TEMPO PIENO? NO, NON CE L'HA ORDINATO MICA IL MEDICO
Data: Venerd́, 23 gennaio 2009 ore 00:05:00 CET
Argomento: Opinioni


Rinunciare al tempo pieno? No, non ce l’ha ordinato mica il medico.

di Vincenzo Pascuzzi




Venerdì scorso, 16 gennaio, La Stampa riportava un articolo dal titolo: “Indagine, il 70% dei pediatri è contrario al tempo pieno” [*].
L’articolo esordiva così: “Tempo pieno? No, grazie. Quasi il 70% dei pediatri si dichiara contrario alla possibilità di lasciare i bambini a scuola anche il pomeriggio. «Meglio farli stare in casa con la famiglia, anche con i nonni oppure con la baby sitter, ….”

Leggendo attentamente il seguito si scopriva che il 70% proveniva da un “sondaggio” effettuato dal dr. Italo Farnetani (pediatra illustre, stimato e premiato, articolista del Corriere, autore di diversi libri,…) fra 119 suoi “colleghi”, 83 (pari al 69,7%) dei quali si erano espressi contro il “tempo prolungato (e) a favore (invece) di momenti di relax …” e gli altri rimanenti 36 erano dell’opinione contraria.

Immediate e spontanee alcune osservazioni:

• L’indagine del noto pediatra ha certo una qualche validità ma non è certo stata fatta – l’articolo almeno non lo dice - scegliendo un campione significativo con metodi statistici e oggettivi e con un questionario adeguato. I “colleghi” di Farnetani probabilmente la pensano all’incirca come lui. Nemmeno si conoscono le domande sottoposte né le altre condizioni della rilevazione. Insomma la rilevazione andava fatta da una seria società di sondaggi, non da una sola persona.

• I pediatri in Italia sono circa 7.500 (dati Istat 2006) e il campione di 119 (pari ad appena l’1,5% della categoria) poteva forse avere anche consistenza sufficiente sempre se individuato da una società di sondaggi.

• Tutto il resto dell’articolo del quotidiano torinese prosegue con considerazioni e conclusioni, dello stesso “esperto” dr. Farnetani, contrarie al tempo prolungato. Considerazioni e conclusioni ovviamente rispettabili ma soggettive o, al più, ricavate dal sondaggio o indagine fra gli 83 suoi “colleghi” in sintonia con lui .

• Nessuno spazio, nessun cenno viene dato alle motivazioni a favore del tempo prolungato degli altri 36 “colleghi” in disaccordo.

• Non si capisce perché la minoranza dei pediatri interpellati nel modo detto e pari a circa un terzo si dovrebbe uniformare alla maggioranza come lascia intendere fra le righe l’articolo. Non si considera nemmeno che in alcuni casi potrebbe andar bene una scelta e in altri casi l’altra.

• Nemmeno si capisce perché le famiglie si dovrebbero uniformare all’opinione di un campione di pediatri – come ancora lascia intendere l’articolo – prescindendo dalle proprie situazioni, scelte, orientamenti, possibilità anche economiche.

• Infatti non tutte le famiglie possono ricorrere a nonni in buona salute, disponibili e in grado di occuparsi dei nipoti per tutti i pomeriggi.

• Ugualmente non tutte le famiglie possono ricorrere massicciamente a baby sitter, tate o governanti. E queste raramente sono qualificate, al più si limitano ad accudire e custodire i bimbi.

• Infine, maestri e altro personale scolastico non sono stati sentiti né presi in considerazione.

Insomma forse La Stampa intendeva soccorrere il ministro Gelmini e le sue scelte contestate. Non credo però che ci sia riuscita.

Eccovi l'articolo da La Stampa







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