MINISTRO GELMINI, MA PERCHE' PRIMA I TAGLI ALLE CATTEDRE E DOPO...
Data: Martedì, 20 gennaio 2009 ore 00:05:00 CET
Argomento: Opinioni


MINISTRO GELMINI, PERCHE' PRIMA I TAGLI ALLE CATTEDRE E DOPO...
Al Ministero della pubblica istruzione, non ne abbiamo dubbi, conoscono molto bene le figure retoriche. Ne siamo certi perché ne hanno in questi mesi utilizzata una con un nome difficile, ma che c’azzecca col discorso che ora andiamo a fare. Si chiama, la figura retorica, hysteron proteron. Mamma mia, e che conosce il MIUR? Conosce il modo di fare le cose al contrario: ciò che dovrebbe venire prima, lo mette dopo, ciò che viene dopo…lo sbatte prima, in modo caotico e confuso.
Ora è da anni e anni che aspettiamo la riforma della scuola secondaria superiore. Tutti ci rendiamo conto che la scuola superiore italiana è anacronistica, superata, obsoleta, mastodontica e inattuale nei suoi sterminati programmi. Ogni mattina, entrati in classe, ci rendiamo conto che qualcosa non va, anzi più di qualcosa. Ma, e qui c’entra il prima e il dopo, come procede il ministero? Invece di partire dal prima, cioè istituire una serie di commissioni ad hoc, formate da esperti pedagogisti, presidi e insegnanti, che mettano mano a un serio riassetto del sapere, dello scibile importante, imprescindibile per i ragazzi del Duemila, in modo da ridisegnare completamente i programmi delle varie discipline…come procede il Ministero? Parte dal poi. Ridisegna sì l’istruzione italiana, ma non in base a criteri epistemologici fondati, bensì in base a un criterio puramente economicistico, taglia insegnamenti e orari in ossequio a principi illogici e bislacchi, ha fretta, corre, vuole fare tutto e subito. E oltre che tutto e subito e male, fa il dopo (revisione degli istituti e degli orari) prima e il prima (revisione radicale di discipline e programmi), se lo farà, dopo. Hysteron proteron, cari miei. Il risultato sono una serie di discipline scoordinate, senza giusta collocazione, un caos primordiale, nel quale chi dovrà poi orientarsi? Indovinate un po’…I docenti! Costretti a cambiare scuola, a vedere la loro materia orrendamente mutilata o mal collocata, a sentirsi, come sempre, folli in una follia perenne, quella che ha il nome di scuola italiana.

SILVANA LA PORTA








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