Inizia il nuovo anno scolastico, ma la scuola italiana è ancora, irrimediabilmente  e tristemente obsoleta…

“Bambole, non c’è una lira!”.Vi ricordate questa famosa battuta del teatro d’avanspettacolo? Bene: possiamo farne uno slogan, peraltro simpatico, della scuola in Italia.

Ecco perché la tanto decantata riforma Moratti (non doveva essere la prima legge dell’Italia repubblicana a dettare le norme generali sull’intero sistema d’istruzione?!) stenta a decollare, incatenata all’atavica miseria dello Stato tricolore.Certo, secondo i telegiornali, tutto è roseo e realizzabile; si vocifera dell’immediata attuazione dell’insegnamento dell’inglese e dell’informatica in prima elementare. Ma ascoltiamo il ministro che, evitando affermazioni prescrittive, invita solamente e dolcemente le scuole che sono in grado di iniziare con due ore settimanali, una d’informatica e la seconda d’inglese.Un invito cui le scuole rispondono:dove sono i soldi? Dove sono gli insegnanti?

E poi perché i tempi sono chilometrici, lunghi all’inverosimile? Ci vorranno cinque mesi perché il decreto di spesa ottenga il via libera dal parlamento e addirittura due anni per la definitiva approvazione dei decreti attuativi della legge delega.

Trionfo assoluto dell’impasse. Eppure nella riforma c’è un intento lodevole (si badi bene un intento, non sappiamo che risultati darà la sua attuazione!) l’annullamento della separazione tra istruzione professionale e istruzione superiore, che suona quasi come l’augurio di un’ integrazione tra i due sistemi,che di questo passo rimarrà purtroppo soltanto un sogno.

Ebbene, come sempre tutto viene lasciato alla buona volontà e al coraggio degli impavidi istituti che vorranno provarci. Buona fortuna, ma ricordatevi che…non c’è una lira!!!

                                           Silvana La Porta