In occasione delle votazioni finali sul decreto legge è stato anche accettato dal governo un ordine del giorno (che, come è noto, non ha valore vincolante) favorevole alla soppressione del valore legale della laurea.

L'ordine del giorno, presentato dall'on. Paolo Grimoldi della Lega Nord, impegna il governo "a valutare l'opportunità di un graduale superamento del valore legale del titolo di studio anche per raggiungere l'obiettivo di eliminare quel meccanismo perverso che non premia i meritevoli, bensì coloro che sono stati favoriti in virtù di votazioni più alte, ottenute in università meno scrupolose".

Il governo, rappresentato dal sottosegretario Pizza, ha accettato l'ordine del giorno a condizione che le parole (valutare l'opportunità di) "abolire il requisito", contenute nel testo originario, fossero sostituite con "un graduale superamento".

E' probabile che la modifica del testo sia stata suggerita dallo stesso ministro Gelmini, che già in occasione del Meeting di Rimini (agosto 2008) aveva detto di essere favorevole in linea di principio all'abolizione del valore legale della laurea, ma di considerare questo come "il punto di arrivo di un progetto riformista nell'ambito del quale ci sono altre cose da far prima: l'applicazione dell'autonomia, del principio di sussidiarietà, di nuove regole di valutazione".

Ci vorrà tempo, insomma. Ma se ci sarà continuità e coerenza strategica, un ragionamento in parte simile potrebbe essere fatto in prospettiva anche per gli esami di Stato (peraltro previsti dalla Costituzione) che concludono la scuola secondaria di primo e di secondo grado. La previsione, in parte già attuata o avviata, di affiancare le prove tradizionali con altre prove standardizzate nazionali potrebbe tradursi, se non nell'abolizione formale del titolo, nella valorizzazione, accanto ad esso, della certificazione delle competenze legata all'esito delle prove standardizzate.